Eighty Blues 7 ovvero non si esce vivi dagli anni ’80 parte 7

Leggendo alcuni commenti recenti sugli ultimi post della serie Eighty Blues ovvero non si esce vivi dagli anni ’80, ho pensato che c’era una sottile linea che univa, chi ascoltava musica e leggeva fumetti. Mi sembrava interessante avere un contributo di chi si dedicava a leggere ed ascoltare, magari esplorando nuovi generi di fumetti e di musica.

Leggeremo le parole di Tony Pastel blogger

Su gentile invito di Enri scrivo poche righe sugli anni 80, e sono l’impressione di un lettore/ascoltatore che all’epoca dei fatti era studente universitario. Ho l’impressione che il gioco dei decenni sia iniziato proprio con o a causa degli anni 80, e credo che comunque un gioco debba rimanere, perché ognuno può trovare gli aspetti positivi del suo decennio preferito e quelli negativi degli altri a seconda dei suoi gusti.
Ad esempio chi ci teneva tanto alle ideologie e ne ha pianto la fine preferirà i settanta, ma per me, a parte il fatto che alcune ideologie, come le religioni, sono ancora in buona salute, le ideologie sono come un cibo in scatola, apri un’ideologia e hai già tutto il pensiero bello pronto e non hai bisogno di nient’altro, soprattutto non hai bisogno di pensare. Chi invece era un appassionato di sport ricorderà con piacere il 1982 e la vittoria nel Mondiale, con la cosiddetta fucilata di Goodwood.
Eh? Ci fu pure un altro mondiale? Che curiosa faccenda.

Vignetta tratta da Battutta di caccia di Enki Bilal

Vignetta tratta da Battutta di caccia di Enki Bilal

Una volta ho letto non ricordo dove che gli anni ottanta sono iniziati nel 1977 e finiti nel 1992, che sarebbe come farli iniziare col punk, o con la crisi del cosiddetto movimento nel microcosmo italiano, e finire con cosa? Forse la vera cesura dalle nostre parti fu il ritorno della guerra vera e brutale nel 1991. Io direi che gli anni ’80 sono iniziati nei paesaggi invernali est-europei dei fumetti di Enki Bilal e finiti al caldo del Messico o degli Usa messicani dei fratelli Hernandez, atmosfere riprese pure in Italia da Igort con Fuego, si è passati dal freddo interiore di Pazienza al caldo gommoso dei pupazzetti di Francesca Ghermandi, e in mezzo la Corazzata Anselmo II che entra nella baia dell’Isola di Sant’Agata, momento centrale epocale perché bastava quella tavola iniziale di Fuochi per eleggere Lorenzo Mattotti fumettista massimo, poi a me è bastata, voi fate voi.

Fumetto di Jaime Hernandez: Maggie Chascarrillo

Fumetto di Jaime Hernandez: Maggie Chascarrillo

E poi c’era la musica, e se c’eravate anche voi sapete quanto era difficile informarsi, ascoltare un po’ di musica che non fosse quella, non sempre malvagia, di Deejay Television, difficile trovare un programma radiofonico, ci si aiutava con passaparola e cassettine, lo dicono tutti, e mi ricordo ancora di quando un amico me ne passò una consigliandomi un gruppo italiano che si chiamava CCCP e facevano un pezzo intitolato Spara Juri roba davvero forte e originale, e allora perché ora che internet ci permette di avere molte più informazioni, di ascoltare, di vedere concerti live dall’altro capo del mondo vi lamentate e demonizzate questo mezzo e il computer e l’elettronica eccetera?
Anche per la musica ognuno può trovare gli aspetti positivi o negativi dei decenni, non è che negli anni ’70 ci fosse il deserto, e se i punk inglesi ascoltavano The Who, glam, pub rock, c’era anche tanta altra buona musica e coraggiosa, potete chiedere a quel druido di Julian Cope, e non parliamo certo dei Genesis o dei Pink Floyd di Waters. Ma se nei ’70 c’era voglia di sperimentare, negli anni ’80 c’era innanzitutto voglia di suonare, comunque, ispirandosi anche ad altri genere che non il punk, come il soul e il country (la scena scozzese, soprattutto con Orange Juice e Prefab Sprout), il pop dei sessanta (The Smiths, XTC) con in aggiunta la psichedelia (R.E.M.), ma il gruppo che ebbe più influenza su quel decennio furono senz’altro i Velvet Underground (e non solo per Jesus & Mary Chain e ancora tanta parte del rock scozzese). Insomma si cominciò in bellezza, si continuò in bellezza e si finì col botto di Doolittle di quei Pixies dei cui meriti storici si appropriarono i Nirvana. E infine negli interstizi degli anni ’80 c’erano gli anticipatori della musica che sarebbe venuta, dell’acid jazz (EBTG, Style Council, Sade) e dell’exotica e altri revival annessi (Monochrome Set).
Insomma non si stava male, però le Warpaint ce l’abbiamo solo noi degli anni dieci.

Jesus & Mary Chain cd 3pollici allegato al libro di Stampa Alternativa

Jesus & Mary Chain cd 3pollici allegato al libro di Stampa Alternativa

Riferimenti

Tracey Thorne – Sister

Tracey Thorne è una Donna inglese, co-fondatrice del gruppo Every Thing but the Girl.
Il suo ultimo album Record del 2018 è dedicato alla condizione femminile contemporanea.
La musica è apparentemente disco dance ma l’autrice riesce ad interpretarla con un mix interessante: allegria ed intelligenza. In Record si balla in libertà, ma con il punto di vista della cantante sulle donne.

[su_youtube url=”https://youtu.be/5A-XyMzTSWc” title=”Tracey Thorne: Sister”]

… And I am my mother, I am my mother now
I am my sister and I live like a girl
And I love like a girl
And I think like a girl
And I fight like a girl
Like a girl …

Nell’album hanno suonano le base ritmica delle Warpaint: Jenny Lee Lindberg (basso) e Stella Mozgawa (batteria).

Gli articoli scritti di Tracey Thorne tradotti dall’ Internazionale.

Tracey Thorne è cofondatrice con il marito Ben Watt degli Every Thing but the Girl.

La mia non classifica musicale del 2016

La mia non classifica 2016 musicale

Ecco la mia non classifica musicale del 2016.
I dischi usciti quest’anno sono sempre tanti: non è facile scegliere e trovare il tempo per ascoltarli. Gli album di questo 2016 sono in parte di musicisti fra i miei preferiti da sempre, altri invece sono stati una piacevole sorpresa.
Mi sono piaciute molte le autrici femminili: P. J. Harvey su tutte, d’altronde le donne, come l’anno scorso, hanno inciso dei dischi interessanti. Gli autori italiani hanno scritto degli ottimi album che lasciano il segno. Alcune di queste canzoni sono riuscito ad ascoltarle in concerto. Non so se sono i migliori, ma sono quelli che davvero mi sono piaciuti e mi hanno dato tanto.

Il 2016 purtroppo si è portato via due meravigliosi artisti: David Bowie e Leonard Cohen.

Bon Iver “22, A Million”

Un disco strano e particolare, almeno per il mio gusto. Musica folk ed elettronica, curato e non scontato. Vi è un enigma che non ho ancora scoperto … Chissà …
Link traccia d’ascolto

Vinicio Capossela “Le Canzoni della Cupa”

Un album doppio che richiede il suo tempo per entrare nelle storie di Vinicio. Le canzoni provengono dalla sua personale ricerca nella musica popolare della Basilicata, altre sono ispirate dalla stessa regione. Si imboccano i sentieri musicali di Vinicio per arrivare alla cittadella del suo universo da cantastorie / poeta.
Link traccia d’ascolto

Nick Cave & The Bad Seeds “Skeleton Tree”

Uno dei miei miti e musicisti preferiti, i suoi album, come per P. J., li prendo sempre. Skeleton Tree non è facile da assorbire, perché è stato terminato dopo un fatto triste e drammatico per Cave. Le musiche e i suoni che lo compongono sono molto originali e nuovi per Cave, i testi poi … beh li trovate tradotti qui: nickcave.it.

Eleanor Friedberger “New View”

L’ex cantante dei Fiery Furnaces ha registrato un disco indie cantautoriale, piacevole e carino. Non male.

PJ Harvey “The Hope Six Demolition Project”

Una delle mie autrici preferite, cosa devo dire di più? I suoi dischi si prendono a scatola chiusa. Questo album ha una sua originalità nei suoni e nel modo in cui è stato pensato e registrato, poi su tutto la voce di P. J. è straordinaria. Amo P. J.Link traccia d’ascolto

Mau Mau “8000 Km”

Il gruppo torinese è tornato con un album dedicato al nostro paese. Ci sono storie del passato che mi hanno portato al presente. Un album dove la musica è allegra ma non rinuncia a denunciare e a farti tenere gli occhi e le orecchie aperte. Sempre emozionanti in concerto: visti al Festival di Radio Onda d’Urto, Brescia.

99 Posse “Il Tempo. Le Parole. Il Suono”

Luca O’Zulu e soci sono tornati con un disco più introspettivo, più rivolto “al capirsi” e al mondo che ci circonda. Apparentemente meno battagliero ma sempre attento alle situazioni sociali. Grandi i suoni, poi i testi di Luca lasciano il segno. Belle le collaborazioni con i rapper napoletani. Dal vivo i 99 Posse sono fenomenali: visti in concerto a Brescia.

Radiohead “A Moon Shaped Pool”

Riescono ad essere orginali e riconoscibili pochi, giocando fra musica rock, cantautorato e musica elettronica. Un disco che cresce, ascolto dopo ascolto.

Soundwalk Collective & Jesse Paris Smith con Patti Smith “Killer Road”

Gli autori creano un sottofondo notevole per ambientare l’omaggio a Nico. Su tutto domina la voce di Patti Smith, che legge, interpreta, prega, racconta e accompagna nella lunga passeggiata che porta a Nico.

Teho Teardo & Blixa Bargeld “Nerissimo”

Un disco densissimo di suoni, parole e storie. Un modo originale di raccontare musicalmente ed interpretare vocalmente le canzoni. Un album che ho atteso perché trovo intrigante la collaborazione fra un italiano e un berlinese.

Ben Watt “Fever Dream”

Ecco un disco attuale, fatto da un musicista eclettico e completo. Un album ricco di sfumature, da scoprire. Un rock intimo, amichevole, insomma un disco d’autore.

Warpaint “Heads Up”

Le quattro ragazze ci sanno fare e in questo album suonano più dolcemente, melodiose e leggere, un po’ meno post punk. Le canzoni sono seducenti e ballabili ma chisenefrega: sono brave e dal vivo a Berlino hanno “spaccato“.
Link traccia d’ascolto

Neil Young “Earth”

Mannàggia, quest’uomo non è capace di stare fermo a oltre settant’anni: continua a pubblicare album e fare concerti. Proprio a dicembre è arrivato un suo nuovo album solista di denuncia. Il disco live “Earth” è straniante, Young ha pensato di mixare le voci della Natura assieme ai brani registrati dal vivo. Mi è piaciuto ascoltare il ronzio delle api e lo starnazzare delle anatre, nelle canzoni suonate con i Promise of the Real. Visti dal vivo quest’estate a Piazzola sul Brenta.

Inoltre non voglio scordare due produzioni della non etichetta stella*nera: beat! Roma II festival internazionale dei poeti 28 luglio 1980 e “Non un uomo né un soldo …” di Stefano Dellifranti.

La mia non classifica musicale annuale degli anni scorsi è qui.

Warpaint Berlino 01/11/2016

Le Warpaint sono un gruppo formato da quattro musiciste di Los Angeles. Suonano un rock indie dove ho anche sentito delle influenze musicali provenienti dalla new wave e dal post punk.
Ero molto curioso di vedere la band femminile dal vivo. Presto fatto, con gli amici siamo partiti per una breve vacanza a Berlino, dove le Warpaint hanno fatto tappa. Il concerto si è svolto all’Astra Kulturhaus Berlin.
La musica fluiva eterea e sognante, accompagnata dal coro delle voci, creando una situazione musicale, per così dire, colorata.
Un concerto interessante e atmosferico, brave le quattro musiciste, soprattutto la sezione ritmica.
Mi piacerebbe rivederle dal vivo in estate, all’aperto … chissà …

Il luogo del concerto si è svolto a Berlino Est e dentro l’Astra Kulturhaus c’era un clima accogliente e organizzato, ottimo il suono del concerto.
Grazie a M. K. per aver acceso la miccia …