NERO una fanzine o una rivista?

Libro NERO ristampa 2015 Marco FormaioniEcco un evento importante che riguarda l’editoria underground italiana!
Finalmente è uscita l’edizione integrale e ragionata della fanzine NERO di Marco Formaioni. Un momento mi correggo, non una fanzine ma una vera e propria rivista, sebbene avesse la periodicità di una fanzine.
NERO proviene direttamente dagli anni 1983 – 1988, ma la si legge con piacere tutt’oggi e nessun tema trattato risulta essere datato.
Un libro in “nero” imperdibile per riscoprire di un certo cinema, di musica altra, letteratura, moda, cucina, temi libertari e modi d’essere in negativo.
Una linea editoriale particolare, coraggiosa e “in direzione ostinata e contraria” rispetto alla media degli anni ’80 e oso dirlo, anche di oggi.
Un occasione per ricercare i pensieri di persone che hanno scritto e fatto qualcosa di importante per la scena underground italiana anni’80: Vittore Baroni, Paolo Cesaretti, Daniele Ciullini, Alessandro Limonta.
E quindi cosa trovare in LibroNERO?
Lascio la parola a Marco:

Mi guardavo in  giro e vedevo che tante cose che mi sarebbero piaciute trovare stampate non c’erano. … Ho scoperto che intorno alla morte e al sesso ci sono grandi tabù, grandi rimossi. … Ma soprattutto la cosiddetta cultura del negativo (che in seguito sarebbe diventato il sottotitolo di NERO) mi affascinava. Volevo vedere cosa c’era dietro le cose “cattive” che succedevano, ero affascinato dai delitti (singoli o di massa), dalla sofferenza che naturalmente sta dentro ognuno di noi.
… Ecco da tutto questo originava la linea editoriale di NERO, una sorta di pazzia culturale, omogenea ed eterogenea contemporaneamente, una sorta di schizofrenia giornalistica, ma con un punto ben fisso in testa: ribadire con forza la libertà di esprimere qualunque cosa, anche le più disturbanti. Marco Formaioni

La presentazione ufficiale de LibroNERO sarà il 27 marzo a Piombino, scarica la locandina per maggiori informazioni.
Il volume di 216 pagine contiene tutti i numeri di NERO, compreso l’ultimo numero rimasto inedito. L’editore è La Bancarella editrice.

Da Mutazione a Musica per architetture abbandonate di Daniele Ciullini

Daniele Ciullini Musica per architetture abbandonateDaniele Ciullini durante gli anni ’80 gestiva fanzine e componeva musica elettronica e ora grazie alla nuova riscoperta della vecchia scena underground italiana degli anni ’80 è stato selezionato da Alessio Natalizia nella compilation Mutazione, edita per l’etichetta inglese Strut Records. Interessante riprendere gli esperimenti del passato ma ora Daniele sta vivendo una nuova creatività musicale proprio nella sua città, Firenze. Daniele ha sempre cercato delle suggestioni da luoghi isolati o abbandonati per trarne ispirazione.
Il progetto sonoro Musica per architetture abbandonate è ormai rilasciato già da qualche mese ma ci sono altre novità …

Domanda: Daniele, introduci la scena underground degli anni ‘8o a Firerenze.
Risposta: Gli anni ’80 hanno attraversato Firenze con tutto il loro potenziale di creatività un po’ come dovunque. E’ stata un’onda che ha toccato tutte le aree, anche se arti applicate, teatro e musica hanno fatto la parte del leone. Secondo le leggi che governano lo sviluppo della società in genere ad una moltiplicazione quantitativa di prodotti culturali ha corrisposto poi la nascita di una rete di spazi e occasioni nei quali portare in superficie le produzioni; sono così sbocciati discoteche, trasmissioni radio, club, negozi e fanzines nei quali quel variopinto mondo mutante e trasgressivo ha trovato sede. Un circuito che qualitativamente e quantitativamente ha oscurato quello più ufficiale, chiuso nel mantenimento della tradizione e incapace di aprirsi al cambiamento. Queste in sintesi le luci. Le ombre invece, a mio avviso, sono localizzate sul fiato corto che tanti nomi e situazioni hanno avuto. Quasi una fiamma che rapidamente si è spenta, così che soltanto ben pochi progetti sono stati capaci di reggere l’urto del tempo sviluppando quei geni di bellezza e novità mostrati in origine.

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RE_COME RIELABORAZIONE

RE: TRAX COMPLETE COMMUNION: TRAxART Incursioni sonore nei circuiti di Piermario Ciani locandinaRe:Trax_complete communion: TRAxTRA

Bertiolo (Ud), 6 settembre 2013

A Bertiolo nasce Piermario Ciani che negli anni ’80, insieme a Vittore Baroni e Massimo Giacon, dà vita al progetto TRAX. Da questa piattaforma aperta nascono decine di realizzazioni che spaziano dalla musica alla xerox-art muovendosi sempre sulla rotta delle collaborazioni incrociate a distanza. Una rete prima della rete. Piermario ci ha lasciato ma l’idea centrale del suo progetto resta ben viva accanto a noi. La sua compagna Emanuela Biancuzzi, il Comune di Bertiolo col sostegno della Provincia di Udine, la Pro Loco, l’associazione Hybrida, la Fondazione Cup e la Banca Manzano gli hanno reso omaggio in una giornata a lui dedicata.

Avvicinarsi alla figura di Piermario è avvicinarsi ad un prisma assai sfaccettato. Curioso, mobile, relazionale, fotografo, mail artista, graphic designer; le definizioni e le categorie per lui non bastano. Agitatore culturale, forse, può tentarne una sintesi. Ecco allora RE:TRAX_COMPLETE COMMUNION TRAxTRA; un percorso che muovendosi fra le vie della sua città restituisce la multidisciplinarietà del suo lavoro distillandolo in una mostra, un incontro, una serie di concerti.

La mostra ONE MORE TRAX, allestita all’Enoteca, presenta una piccola parte del suo archivio riportando in superficie un universo cartaceo fatto di fotografie, fotocopie, finti francobolli, collages, adesivi, cartoline e disegni. Decine e decine di lavori selezionati per suggerire un’idea sul variegato mondo di produzioni grafiche che, provenienti da tutto il mondo, hanno costituito la trama di racconti dove la narrazione, partita da un nucleo tematico, si è sviluppata sempre attraverso voci molto diverse fra loro.

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Daniele Ciullini e la compilation New Wave Mutazione

VVAA Mutazione Italian Electronic & New Wave Underground 1980 - 1988Daniele mi ha scritto pochi giorni fa per informarmi che il suo brano Ancora Icone è stato inserito nella compilation Mutazione, edita dall’etichetta inglese Strut Records. La raccolta include molti gruppi underground degli anni ’80 italiani. La maggior parte dei pezzi uscirono per compilation edite da fanzine e quindi non di facile reperibilità ora. La compilation è un ottima occasione per ascoltare o scoprire queste band dell’underground nostrano, dove la sperimentazione e la creatività correva sicuramente liberamente.
Mi sono fatto raccontare da Daniele un po’ di cose. La compilation è stata curata da Alessio Natalizia membro dei gruppi Disco Drive e Walls.

Domanda: Il brano con cui partecipi alla compilation Mutazione a quando risale?
Risposta: Ancora icone
è stato registrato nel 1982 alla fine di una interazione col gruppo genovese De Rezke: ognuno era, al momento, sconosciuto all’altro.

D: Da cosa nasce?
R: Prende avvio dall’idea di attivare una “struttura modulare illimitata” che consentisse, prima del diffondersi della rete, a musicisti lontani geograficamente di lavorare insieme sullo stesso brano. Sviluppa il modus operandi della mail art che realizza mostre e pubblicazioni frutto della partecipazione di molti artisti. Qui il concetto viene però allargato e si è lavorato a produrre un “unico”, formato dal contributo di molteplici.

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Domestic Exile di Daniele Ciullini

Domestic Exile - 1983 di Daniele Ciullini copertina tapeDaniele Ciullini a Firenze negli anni ’80 produsse materiali sonori ed editoriali e fra questi occorre ricordare il progetto Domestic Exile. Si trattava di un cofanetto con un nastro audio di otto brani rappresentanti stati d’animo e paesaggi sonori, allegate al cofanetto vi erano delle cartoline in bianco nero di dettagli di case liberty a Firenze.
Daniele gestiva il tutto da sé nel 1983, in pieno stile e modus operandi DIY (do it yourself), libero da schemi o stili provenienti da piccole etichette discografiche, seguendo la propria ispirazione.
Ecco un altro esempio di autoproduzione e controllo completo sulla realizzazione dell’opera musicale, tipica degli anni ’80 e che vale la pena di ricordare.

Domanda: Ci puoi raccontare come nacque Domestic Exile?
Risposta: Dopo molte partecipazioni ad audiozines e compilations, in Italia e all’estero, ho avuto voglia di misurarmi con un lavoro interamente mio. Sempre nello stesso 1983 avevo realizzato anche una puntata della trasmissione Fonosfera di Armando Adolgiso a Radio Rai nella quale avevo presentato il mio lavoro Immagini dal disastro – 8 polaroid sonore. Inoltre avevo iniziato la collaborazione con la trasmissione radio Welcome to the Indies di Maurizio Masi su l’allora emittente radiofonica Radio 100 fiori di Firenze. Domestic Exile porta più in alto la mia voglia crescere.

D: Domestic Exile sta per Esilio Domestico, in titolo forte.
R: Si, purtroppo si. Dico purtroppo perché il lavoro è nato in un periodo della mia vita duro e difficile. Un momento segnato da una frattura col mondo. Da qui il titolo del lavoro.

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1 Perché dovevi registrare un vinile negli anni ’80?

Teac Tascam 4 piste portatileRileggendo le interviste ai musicisti e ai fanzinari dell’underground musicale italiano, mi chiedevo che avventura era la registrazione di qualche traccia sonora negli anni ’80.
Produrre un supporto fonografico (vinile o cassetta audio) e poi che farne?
Chissà che impressione riuscire ad entrare per la prima volta in uno studio di registrazione, mentre il più delle volte si ricorreva ad un amico con gli apparati di recording come i Teac, registrando nel garage dove si provava con il gruppo.
E come facevano a racimolare i denari per pagare le sessioni di registrazione per il vinile? Come fare per promuoverlo?
Scegliere di fare tutto da soli (do it yourself) e venderlo nei luoghi dopo aver suonato per un concerto?
Oppure trovare dei distributori indipendenti o appoggiarsi alla rete dei circuiti delle fanzine e dei centri sociali? Aiutava essere recensiti da qualche rivista musicale?
Perché tutta questa urgenza ed agitazione per registrare un vinile?

Sicuramente è più facile registrare con le tecnologie odierne, la rete internet facilita la conoscenza e la condivisione della musica prodotta, però facciamoci raccontare le storie di chi negli anni ’80 ha prodotto musica indipendente in Italia.

Ecco le parole di Tony Face dei Not Moving, di Vittore Baroni (Trax, mailart ecc.), di Paolo Cesaretti della fanzine FREE e delle Industrie Discografiche Lacerba, di Fox dei Plasticost e di Alessandro Limonta della fanzine VM.

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Eighty Blues 1 ovvero non si esce vivi dagli anni’ 80

Non si esce vivi dagli anni' 80 Eighty BluesGli anni ’80 erano gli anni della mia adolescenza, quelli che mi hanno portato alla maggiore età. I primi amori, le corse in bicicletta perché mio padre: “… no, il motorino no!” e dunque “via!” verso una certa autonomia di vita. C’erano i racconti di mio nonno Primo sui partigiani, sulla guerra e sui fascisti. C’erano due sistemi politici uno contro l’altro, fino alla caduta del muro di Berlino. E poi la corsa agli armamenti nucleari.
Negli anni ’80 tutto cambiava attorno a me.
Nuove passioni nascevano o si sviluppavano: il cinema, i fumetti di Hugo Pratt, di Enki Bilal e di Andrea Pazienza e poi la musica. Si, tanta musica.
Mettere da parte le “mancette” o lavorare in estate per poi andare in treno a Padova nei negozi di dischi, come la Crash Records e poi scambiarsi i vinili con qualche amico per farsi i “nastrini”. Il primo viaggio a Londra con mio fratello.
No, niente nostalgia perché un po’ si cambia ma sono sicuro dagli anni ’80 ho imparato a crescere e in un certo andare modo avanti.

E per Voi, amici musicisti, fanzinari e/o blogger?

 

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NERO di Marco Formaioni, una fanzine atipica

Fanzine Nero prima serie n. 1 copertinaNERO … una fanzine atipica, dall’aspetto severo, minimale, si direbbe oggi e con una linea editoriale ben precisa“, così Paolo Cesaretti mi descriveva NERO black magazine.
Allora scartabellando da un cassetto ne è uscita fuori una copia, credo acquistata leggendo un annuncio forse su Rockerilla.
Quando mi arrivò la fanzine, dopo aver aperto la busta e sfogliandola, restai un po’ perplesso, mi aspettavo una pubblicazione diversa da quella che avevo fra le mani. Pensavo che NERO fosse almeno una rivista musicale, con interviste, recensioni, copertine di dischi e discografie, invece no. Nulla di tutto questo.
NERO si discostava parecchio dalle altre fanzine underground italiane degli anni’80, perché ogni articolo era un mini saggio su temi non proprio musicali come la letteratura, il cinema, il design o manie “in genere”.

Ho rintracciato Marco Formaioni l’ideatore di NERO e ne abbiamo parlato un po’ insieme.

Enri: Il nome innanzitutto in italiano, NERO black magazine.
Marco Formaioni: Fine estate, pomeriggio in casa sul divano aspettando la fidanzata (attuale moglie), lo stereo passa un brano dei Sex Pistols. Ad un tratto sento cantare due parole: “black magazine” o almeno così mi parve. Rivista nera… nero… era nato “NERO black magazine”. Ho sempre avuto interesse per le riviste, in quel periodo leggevo tanti fumetti e giornali politici e avevo già fatto qualche esperienza nel campo editoriale (collaboravo a “Il Male” e avevamo fondato due piccole rivistine locali). Mi dilettavo di fotografia e mi stavo avvicinando alla grafica, alla grafica editoriale in particolare, cosa che poi è diventato il mio lavoro con uno studio di progettazione grafica. Insomma un insieme fortuito di cose si sono unite e sono scaturite in quel pomeriggio caldo di quella lontana estate del 1983, un secolo fa. L’italiano… sì, tutto intorno a me si connotava di inglesismi, esterofilia forzata, e io recuperai una bella parola e un bel colore: nero, come il colore della più bella idea mai nata, l’anarchia.

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FREE: da fanzine a rivista contenitore. Paolo Cesaretti e la Firenze all’inizio degli anni ottanta

FREE1985SECT2 fanzine copertina

FREE era una fanzine musicale nata a Firenze durante gli anni ’80.
FREE era una fanzine che sia per la qualità dei contenuti che per la “forma“, la si poteva considerare una rivista propriamente “contenitore“.
A FREE era allegato un vinile originale.
Di FREE, parlando con un amico, lui mi disse: “… la mia fanzine dopo averla letta potevi anche buttarla. FREE no. La conservavi, la rileggevi.” Uno degli ideatori di FREE è stato Paolo Cesaretti, ora architetto e designer e con lui ho avuto la fortuna e il piacere di scambiare qualche domanda sulla rivista, su quello che ci stava dietro e attorno. Ovviamente stiamo trattando della scena musicale indipendente italiana e non degli anni ’80.
Le risposte possono sembrare un po’ lunghe , quasi dei racconti – del resto come in altre interviste di questo blog – ma a noi non importa, a noi piace così.

Domanda: FREE, un nome semplice, diretto e facile da pronunciare, perché?
Risposta: Free!, libero di dire ciò che pensi ma anche gratuito. Si, certo, inizialmente è una fanzine fotocopiata, distribuita gratuitamente. Da qui il nome. Capisco che oggi la free press sia un fenomeno generalmente accreditato, ma nell’81 è ancora una cosa piuttosto bizzarra, dal sapore vagamente militante. Siamo un gruppetto di compagni di scuola che ha desiderio di condivisione. Con grande ingenuità e aspettativa autoproduciamo una fanzine, la distribuiamo in qualche negozio di dischi, la inviamo alle due-tre radio di cui ci piacciono i programmi. Ne escono cinque numeri, non credo che la tiratura abbia mai superato il centinaio di copie a numero.

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Rockgarage, la Fanzine e l’autoproduzione, ne parla Marco Pandin

Rockgarage, è stata la prima Fanzine che lessi un bel po’ di anni fa. L’acquistai alla Crash Records di Padova e fu veramente una scoperta. Ero un ragazzino (un teenager) e non mi era mai capitata fra le mani una fanzine o meglio “il primo giornale rock di mestre-venezia 1982-1984“. Il numero Zero/Quattro conteneva due vinili a 7” ma era tutto l’insieme che mi incuriosì e mi appassionò, trovavo interessante leggere di gruppi musicali che non conoscevo ma che erano  italiani e che avevano davvero qualcosa di reale da esprimere. Mi piaceva il formato e lo stile di Rockgarage. Per farla breve, scrivo a Marco e mi faccio raccontare qualcosa. Ne è venuta fuori questa specie d’intervista che è anche un racconto di quegli anni, di un gruppo di ragazzi e ragazze che si sono inventati davvero qualcosa di speciale.

D: Come ebbe inizio la fanzine Rockgarage? Cos’era che ti spinse a farla?
R: Mi trovo un po’ perso a raccontare la mia vita nella Mestre di trent’anni fa, e non tanto perché ho traslocato altrove nel 1987 quanto perché nel frattempo sono successe tante cose anche gravi che mi hanno sradicato da tutti i giri. Ho interrotto i rapporti con grande parte dei miei amici e compagni di quartiere, coi compagni di scuola, di radio e col gruppo in cui suonavo; sono riuscito a riprendere in mano qualche vecchio filo rosso solo da poco. Te la faccio breve, ma le radici di questa storia affondano molto più indietro nel tempo: nell’estate del 1981 ho trascorso quattro settimane a Londra (le prime ferie della mia vita, da quando avevo 16 anni durante le vacanze estive lavoricchiavo) e al ritorno ho dato vita con un gruppo di compagni a Rockgarage. Avevo lo zaino pieno di dischi, cassette, volantini e fanzine, roba praticamente mai vista da queste parti: è stata forse solo un’imitazione di quello che succedeva altrove, non credo di essere stato particolarmente bravo o brillante.

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