Spesso ritorno ad ascoltare Franco Battiato. È un Artista che mi manca molto come presenza nel mondo reale, ma la sua espressione musicale sempre me lo fa ritrovare vivo.
Nulla da dichiarare, se non che si sta bene e già questo è una bella cosa.
Cosa scrivere qui, oggi?
Non lo so, ho cercato un immagine di un foglio bianco da riempiere.
Scrivo qualche pensiero in libertà per riempiere questo foglio bianco che ora mi sembra una bandiera. “Bandiera bianca“, la canzone di Franco Battiato. Come amo il disco “La voce del padrone“, lo comprò mia madre nel 1981. Il foglio bianco che è una bandiera bianca, ma che ora diventa una bandiera rosa, come la copertina dell’album “Pink flag” dei Wire, il gruppo art punk inglese del 1977. Mi sa che … mi fermo qui.
Ieri, come da calendario, è stato il primo giorno di Primavera. Al mattino il colore del cielo non era proprio di buon auspicio: grigio e con un aria atmosferica umida. Dopo pranzo è apparso il sole su un cielo azzurro pallido. Pensavo “sarebbe bello fare una passeggiata nel verde“, ma era solo pura immaginazione, al massimo potevo prendere un po’ di sole, stando nel mio piccolo terrazzo. In questi giorni, parlando al telefono con familiari ed amici, si discuteva di vaccini o medicine per la malattia Covid-19. Secondo me sarebbe importante che trovassero un farmaco per curare, ora, adesso. Ben venga un vaccino ma i tempi saranno lunghi, forse troppo.
Franco Battiato e il filosofo Manlio Sgalambro hanno scritto una canzone che è una delle più belle ed originali dichiarazioni d’amore: La Cura. Mi sembra una invocazione straordinaria per questi tempi che stiamo vivendo. Ascoltatela.
La musica dance ed elettronica di questa canzone ci porta verso il testo del filosofo greco Plutarco attualizzato ai giorni nostri: la sofferenza degli animali mangiati dall’uomo.
La musica insiste martellante con un tono apparentemente allegro, ma che progressivamente scopriamo essere in realtà un invito a riflettere sul cibarsi della carne degli animali. La canzone pone gli interrogativi: “l’uomo ha un po’ di sensibilità? Prova dei sentimenti di ribrezzo verso questo modo di alimentarsi?“.
Essa denuncia il dolore provato da questi poveri esseri viventi. Però se si riflette c’è anche l’impatto ambientale degli allevamenti moderni: per farli funzionare bene occorrono e vengono consumate enormi quantità d’acqua. Gli allevamenti producono liquami i cui scarichi inquinano le falde acquifere. Essi possono essere assimilati a catene di montaggio per allevare in modo innaturale con farmaci di vario tipo, bovini, maiali o pollame da uccidere per farne poi assaporare la carne. Ma “non ripugna il gusto, berne gli umori e il sangue?”.
Sarcofagia Fu nefasta e temibile l’età del tempo
Di profonda e irrimediabile povertà
Quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto
Quando l’aria della prima origine mischiata a torbida
E instabile umidità al fuoco ed alla furia dei venti
Celava il cielo e gli astri
Come può la vista sopportare l’uccisione di esseri
Che vengono sgozzati e fatti a pezzi
Non ripugna il gusto berne gli umori e il sangue
Le carni agli spiedi crude
E c’era come un suono di vacche
Non è mostruoso desiderare di cibarsi
Di un essere che ancora emette suoni
Sopravvivono i riti di sarcofagia e cannibalismo.
Riferimenti
Sarcofagia è un testo di Manlio Sgalambro da Plutarco (scrittore e filosofo, Cheronea, 46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127 d.C), musica di Franco Battiato
Ho conosciuto per la prima volta le imprese dell’esploratore britannico Sir Ernest Henry Shackleton ascoltando l’omonimo brano di Franco Battiato dall’album Gommalacca.
Il testo di Manlio Sgalambro racconta l’ultima avventura dell’esploratore al Polo Sud, all’inizio del ‘900.
Shackleton era un veterano della regione antartica, perché aveva partecipato e guidato alcune esplorazioni al Polo Sud. Questa sarebbe stata la sua ennesima impresa di tracciare una nuova strada nell’attraversamento del Polo Sud. Purtroppo la nave Endurance restò bloccata e stritolata fra i ghiacci e quindi lui e i suoi compagni dovettero raggiungere l’Isola Elefante, trascinando sulla banchisa tre scialuppe cariche di viveri.
Il vanto di Shackleton era di non aver mai perso un solo uomo al suo comando e da qui nacque la sua ultima coraggiosa impresa.
Partì assieme a pochi uomini per navigare fino alla Georgia del Sud per chiedere soccorso, “mentre i 22 superstiti dell’isola Elefante sopportavano un tremendo inverno”. [1]
La canzone di Franco Battiato è piuttosto straniante e con un tono lievemente epico, il finale termina in una specie di mantra, ripetendo il cognome dell’esploratore.
Il brano mi era sempre piaciuto ma non mi ero mai incuriosito sul protagonista, forse proprio perché il testo raccontava tutto su Shackleton.
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La frase
La cultura è come l’acqua. Un bene primario. I teatri, le biblioteche i musei e i cinema sono come gli acquedotti.
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