Bandirei la parola guerra

Se potessi bandire permanentemente una parola dall’uso generale, quale sarebbe? Perché?

Sarebbe la parola guerra, non avrei alcun dubbio, perché fa parte della storia dell’uomo e la stiamo sentendo ripetutamente in questi ultimi tempi. Però proprio perché fa parte di noi, non la bandirei, la terrei lontana perché è una parola malsana.

Canzone contro i Signori della Guerra

Bob Dylan scrisse Masters of War nel 1963, una canzone rabbiosa contro i costruttori e mercanti di armi. Un forte atto d’accusa anche verso i governanti degli stati, che spesso ne sono complici. L’autore si trova davanti alla domanda: “cosa posso fare?” e il suo stato d’animo trasborda nel finale in un collerico augurio di morte.
La canzone di Bob Dylan resta attuale.

Masters of WarSignori della Guerra
Come you masters of war
You that build all the guns
You that build the death planes
You that build the big bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your masks

You that never done nothin'
But build to destroy
You play with my world
Like it's your little toy
You put a gun in my hand
And you hide from my eyes
And you turn and run farther
When the fast bullets fly

Like Judas of old
You lie and deceive
A world war can be won
You want me to believe
But I see through your eyes
And I see through your brain
Like I see through the water
That runs down my drain

You fasten the triggers
For the others to fire
Then you set back and watch
When the death count gets higher
You hide in your mansion
As young people's blood
Flows out of their bodies
And is buried in the mud

You've thrown the worst fear
That can ever be hurled
Fear to bring children
Into the world
For threatening my baby
Unborn and unnamed
You ain't worth the blood
That runs in your veins

How much do I know
To talk out of turn
You might say that I'm young
You might say I'm unlearned
But there's one thing I know
Though I'm younger than you
Even Jesus would never
Forgive what you do

Let me ask you one question
Is your money that good
Will it buy you forgiveness
Do you think that it could
I think you will find
When your death takes its toll
All the money you made
Will never buy back your soul

And I hope that you die
And your death'll come soon
I will follow your casket
In the pale afternoon
And I'll watch while you're lowered
Down to your deathbed
And I'll stand o'er your grave
'Til I'm sure that you're dead
Venite signori della guerra
voi che costruite i cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere

Voi che non avete fatto altro
se non costruire per distruggere
giocate con il mio mondo
come fosse il vostro giocattolo
mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete al mio sguardo
vi voltate e scappate lontano
quando volano i proiettili

Come Giuda
mentite e ingannate
Una guerra mondiale può essere vinta
volete che io creda
Ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
così come vedo attraverso l'acqua
del mio scarico

Voi armate i grilletti
perchè altri sparino
poi vi sedete a guardare
il conto dei morti farsi più alto
Vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
fluisce dai loro corpi
ed è sepolto nel fango

Avete sparso la paura peggiore
che mai si possa avere
la paura di mettere figli
al mondo
Per minacciare il mio bambino
non nato e senza nome
non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene

Cosa ne so io
per parlare quando non è il mio turno?
Potreste dire che sono giovane
potreste dire che non sono istruito
ma c'è una cosa che so
sebbene sia più giovane di voi
che nemmeno Gesù perdonerebbe mai
quello che fate

Lasciate che vi faccia una domanda
il vostro denaro è così buono
che pensate che potrà
comprarvi il perdono?
Io penso che scoprirete
quando la Morte chiederà il suo pedaggio
che tutto il denaro che avete fatto
non riscatterà la vostra anima

E spero che moriate
e che la vostra morte arrivi presto
Seguirò la vostra bara
nel pomeriggio opaco
Veglierò mentre siete sepolti
nel vostro letto di morte
e resterò sulla vostra tomba
finchè sarò sicuro che siete morti

Traduzione a cura di Maggie’s Farm sito italiano dedicato a Bob Dylan.

La mia non classifica musicale del 2020

La mia non classifica musicale 2020

Il 2020 è giunto al termine ed è stato segnato dall’orribile presenza del virus Covid-19.
Non ho seguito le molteplici uscite discografiche di quest’anno, perché mi è piaciuto di più scavare nei sotterranei musicali del passato, scoprendo o riascoltando musicisti degli anni passati.
Le uscite musicali del 2020 hanno uno stacco fra i suoni di molti questi nuovi gruppi, che faccio fatica a fare mio. In alcuni casi, ad esempio, mi sembrano palesemente del passato, oppure sono io che ho una scarsa attenzione a certe novità. Il dubbio mi rimane, ma mi consolo con i dischi che ho scelto, perché ho trovato emozioni, curiosità, energia ed idee. Durante il 2020 ho visto solo due concerti, mentre altri tre, di cui avevo preso il biglietto, sono stati rimandati al prossimo anno, speriamo bene, in tutti i sensi.
I miei figli fruiscono la musica tramite le piattaforme digitali e quindi hanno perennemente le cuffie addosso, ma continuano anche ad ascoltare il supporto fisico: CD o vinile, vanno bene entrambi.
Quest’anno ho apprezzato le sfumature e le moltitudini di significati di Bob Dylan, nel suo ultimo album. Verso la fine dell’anno, ho scoperto due opere musicali di modern classical, ispirate dal periodo, in cui tutti noi, abbiamo vissuto col Covid-19. Entrambe sono ricche di emozioni a tutto campo, ma con un sentimento di speranza per tirar dritto. Ecco la lista e buon ascolto.

Matt Berninger – Serpentine Prison

Il cantante dei The National è uscito con un suo album solista bello e dal suono caldo, del resto con una voce baritonale come la sua è facile attirare l’attenzione. La musica è semi acustica ed intima.
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Campos – Latlong

I pisani Campos producono un album italiano personale, in cui ho trovato suoni acustici ed elettronici, una specie di folk alternativo. Particolari i testi, seguendo una scrittura di tipo cantautoriale.
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Nick Cave – Idiot prayer – Alone at Alexandra Palace

Avere le canzoni di una carriera ultra decennale e presentarle in una forma embrionale e senza il gruppo dei Bad Seeds. Un piccolo regalo (ben pagato fra l’altro) che il cantautore rock ha dato al pubblico. Questo concerto solista (voce e pianoforte) è stato registrato in piena solitudine, senza pubblico. Grande esecuzione, magari qualche brano è meglio nella sua versione con la band, ma resta davvero una grande interpretazione. Idiot Prayer è nato durante il lock down in Inghilterra.
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Nick Cave, Nicholas Lens – L.I.T.A.N.I.E.S.

Lens, compositore di classica moderna, ha chiesto, durante il lock down, a Cave di scrivere dei testi per delle litanie di lodi e di richieste verso un essere divino (?!?). Lens ha poi musicato le litanie in dodici composizioni di circa cinque minuti ciascuna. I brani vanno ascoltati tutti insieme, per non interrompere il flusso poetico e magico dell’opera. Straordinarie ed emozionanti le voci dei cantanti.
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Bob Dylan – Rough and rowdy ways

Dylan durante questo periodo è uscito con disco nuovo: folk rock blues. Musicalmente bello da ascoltare e suonato splendidamente. La sua voce è magnetica in molti brani, non puoi restare impassibile. I testi? Beh, sono la parte importante di questo album, perché l’immaginazione poetica di Dylan non ha confini per i temi: la storia, la letteratura, la musica, l’amore e il destino riguardante l’autore o l’uomo? Bella domanda, eh? Diciamo che c’è chi l’ha spiegato meglio di me, oltre che con le parole, ha fatto una bella ricerca iconografica, il suo bel articolo lo trovate nel blog: Intonazioni conseguenti. Se proprio non vi bastasse, come del resto ho fatto pure io, c’è un sito italiano vecchio stile, dedicato completamente a Bob Dylan, dove hanno tradotto i testi di Rough and rowdy ways.
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Einstürzende Neubauten – Alles im Allem

Il gruppo berlinese era da molti anni che non registrava un album. Alles im Allem è stato ideato nel loro solito modus operandi: tutto da soli, nel proprio studio, con il supporto dei fan, così facendo hanno il pieno controllo della propria opera musicale. Il centro nevralgico di tutta la loro quarantennale carriera è Berlino, a cui il disco è dedicato. Un disco che cresce, ascolto dopo ascolto, mostrando luci ed ombre della storia, delle situazioni del passato e del presente della metropoli tedesca. L’album, musicalmente e liricamente, è molto raffinato e carico di un espressionismo sonoro indimenticabile.
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Max Richter – Voices

Il compositore Max Richter si è ispirato alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, per scrivere l’album Voices. Ho recuperato queste parole del compositore: “In questi momenti è facile sentirsi senza speranza ma, proprio come i problemi del nostro mondo sono di nostra creazione, così lo possono essere le soluzioni. Mentre il passato è immutabile, il futuro è ancora da scrivere e la dichiarazione delinea una visione di un mondo migliore e più giusto che è alla nostra portata se lo scegliamo. ‘Voices’ è uno spazio musicale per riconnettersi con questi principi ispiratori“. L’album è composto di due dischi, nel primo ascoltiamo, assieme alla musica, una moltitudine di voci e di lingue, che leggono le frasi iniziali della Dichiarazione dei diritti, nel secondo disco solo le musiche senza le voci. Entrambi i dischi sono molto suggestivi ed emozionanti.
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The Last five minutes – The Last five minutes

Suoni e ripetizioni che prendono forme musicali per esplorare gli ambienti. Questo progetto musicale nasce da un’idea di Marco Pandin suggerita ad Alberto Carozzi e Matteo Uggeri degli Sparkle in Grey. Se volete approfondire trovate qui un’intervista ai due autori.
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La mia non classifica musicale annuale degli anni scorsi è qui.