La mia non classifica musicale del 2021

La mia non classifica musicale 2021

Ecco la fine dell’anno e sono qui a scrivere la mia personale Non classifica musicale del 2021. Devo riconoscere che non ho un gran ché voglia di scrivere queste parole, non per gli album che ho scelto di inserire ma perché sono stanco del periodo in cui stiamo vivendo e penso che questo influisca sulle parole, che perdono di significato e che confondono la mente. Vengo alla musica che è sicuramente meglio. Mi sono tuffato da poco nella musica liquida, perché i figli mi hanno chiesto come regalo natalizio l’abbonamento ad una piattaforma musicale digitale: “… dai papà che così ascoltiamo bene, senza interruzioni pubblicitarie e ci facciamo le playlist liberamente”. Alla richiesta ho risposto con un abbonamento familiare ed infondo all’articolo c’è la mia playlist del 2021. Per i gruppi che ho scelto e che mi sono piaciuti, siamo sempre sui binari del rock sperimentale e del mescolamento degli stili musicali, ma la matrice di fondo resta il rock. Fatta eccezione per un gruppo inglese di nuovo jazz e per il compositore francese Jarre, che dedica un album di ricerca ambientale al polmone del mondo, l’Amazzonia. I gruppi scelti sono scozzesi, canadesi, australiani, inglesi, tedeschi, statunitensi ed italiani. Insomma quasi il giro del mondo. Ognuno di loro racconta musicalmente il loro e nostro 2021.

Arab Strap – As day get dark

Traccia d’ascolto

Black Country, New Road –

Traccia d’ascolto

Vasco Brondi – Paesaggio dopo la battaglia

Traccia d’ascolto

Can – Live in Stuccart 1975

Traccia d’ascolto

Fly Pan Am – Frontera

Traccia d’ascolto

Godspeed You Black Emperor! – G_d’s Pee At State’s End!

Traccia d’ascolto

Jean-Michelle Jarre – Amazonia

Traccia d’ascolto

Low – Hey What

Traccia d’ascolto

Nick Cave & The Bad Seeds – B-sides & Rarities Part II

Traccia d’ascolto

Nick Cave & Warren ellis – Carnage

Traccia d’ascolto

Mogwai – As The Loves Continues

Traccia d’ascolto

Rudimentary Peni – Great War

Traccia d’ascolto

the Sisters of Mercy – Sessions 1982 – 1984

Traccia d’ascolto

Sofa – Source Crossfire (1995-1997)

Traccia d’ascolto

Sons of Kemet – Black to the Future

Traccia d’ascolto

Tausend Augen – Westend

Traccia d’ascolto

Various – Vennero in sella due gendarmi Vennero in sella con le armi

Presentazione ed intervista ai curatori della raccolta.

Se poi volete ascoltare la mia non classifica musicale di quest’anno, ho preparato una playlist:

La mia non classifica musicale annuale degli anni scorsi è qui.

La foto con il telefonino è presa da Pixabay.

Low Padova 05/04/2019

Dopo un’attesa che sembra infinita, si diffonde nei frattali della sala dell’ Hall di Padova (attrezzata per l’occasione di sedie blu) la musica oscura e avvolgente dei Low, accompagnata dalle loro ombre sullo sfondo, lunghe e mobili.
Alle spalle dei musicisti statunitensi (del Minnesota), durante il concerto, tre schermi verticali accompagneranno i suoni, con immagini sfuocate, colorate, sgranate o ingrandite, come se fossero telefoni cellulare che mantengono un contatto visivo con un pubblico entusiasta, tenendolo ancorato alla realtà.
Esili e sfuggenti, melodici e dissonanti allo stesso tempo, i Low procedono nel concerto come un gigante dai passi lenti e pesanti, coinvolgendo inesorabilmente gli spettatori, anche ferendoli con raffiche di musica e luci che improvvisamente li illuminano.
Così, la rappresentazione artistica e sonora che il gruppo propone, racconta, anche politicamente, i nostri tempi oscuri e incerti.
Restano bellissimi e evocativi gli intrecci delle armonie vocali tra la batterista e cantante del gruppo, Mimì Parker, e il chitarrista, front man e voce (oltre che marito) Alan Sparhawk. Il trio si completa con il bassista Steve Garrington, che sigla l’incalzare ritmico della band.
Un’ora e mezza di musica indimenticabile, che spazia fino all’ultimo album, “Double negative“, con “Always trying to work it out” e “Fly” che lasciano senza fiato.

Marco + Enrico

Riferimenti

Il sito ufficiale dei Low

La mia non classifica musicale del 2018

La non classifica musicale del 2018

Non è una classifica vera e propria, ma soltanto i dischi che ho maggiormente ascoltato del 2018. Mi sono goduto perché alcuni sono album di musicisti che ho scoperto, grazie agli amici o leggendo alcuni blogger. Le autrici hanno avuto una presenza importante, che sia il “girl power“, come dice Anna? Direi proprio di sì. Scrivendo questo post ho notato che più di qualcuno dei musicisti, ha voluto scrivere la propria situazione nell’America di Donald Trump. Quest’anno ho avuto il piacere di essere presente a dei concerti straordinari: Roger Waters, LCD Soundsystem, Beach House e Le Luci della Centrale Elettrica ecc. Un grazie speciale a Giulio, il mio giovane adolescente, che si è fidato nel venire con la banda dei musicofili ai concerti.

Amen Dunes – Freedom

Avere qualcosa da raccontare di personale, vuol dire essere un cantautore. Questo americano ci è riuscito.
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Beach House – 7

Un album fra musica elettronica e rock per ottenere dei suoni interessanti, cantati da una voce femminile sognante.
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Dead Can Dance – Dionysus

Album straordinario, con delle ritmiche pazzesche, ispirato alla mitologia greca ed agreste. Il duo australiano mi ha portato in giro per il mondo con strumenti etnici e non. In attesa per il concerto a Milano.
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David Eugene Edwards & Alexander Hacke – Risha

Un americano e un tedesco che hanno inciso un disco pieno di rock indipendente, libero e di grandi canzoni.
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Federico Fiumani & Alex Spalck – Il primato dell’immaginazione

Album interessante, forse più nel progetto che nella realizzazione. Sono stati i protagonisti (a loro non piacerà) della new wave Fiorentina degli anni’80.
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Julia Holter – Aviary

Se devo pensare alla fantasia e all’originalità in un album, non ho alcun dubbio: è questo.
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Interpol – Marauder

Rock indipendente che parte dal post punk anni’ 80. Non male.
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Mark Lanegan & Duke Garrwood – With Animals

Un blues viscerale con venature acustiche ed elettroniche, cantato con una voce profonda e vissuta. Un connubio dei due musicisti molto riuscito.
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Low – Double Negative

L’album che più mi ha appassionato, che più mi ha sorpreso e lasciato senza parole. Un analisi dei tempi “Trump” sottoforma di musica. Magnetico e profondo. Duro e lieve. A volte sembra di ascoltare una sorta di scultura sonora, con svariate sfaccettature. Alcuni brani non rispettano la struttura – canzone, per avere qualche riferimento siamo al confine di un rock indipendente ed elettronico. Questo è davvero il mio Album del 2018.
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J Mascis – Elastic Days

Bello, acustico ed intimo. Il leader dei Dinosaur Jr rifinisce un album esplorando acusticamente la sua sfera personale. Fra gli ospiti anche Pall Jenkins dei The Black Heart Procession.
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Moby – Everything was Beautiful, and Nottingham Hurt

Vi sono molti ospiti alle voci nell’ultimo disco di Moby. Mi è piaciuto abbastanza ma non come gli altri suoi dischi precedenti, gli riconosco una sorta di rabbia e di disillusione, sarà che pure lui è ‘merigano?!?

Mouse on Mars – Dimensional People

Elettronica sperimentale, mah?!? Mi sa che non l’ho capito. Riproverò ad ascoltarlo.

John Parish – Bird Dog Dante

Parish è sia produttore che musicista, una sorta di cantautore che ha sempre deciso di seguire una sua strada personale e in questo album ho trovato canzoni rock nuove rispetto a quello che offre il panorama musicale attuale. Fra i gioielli sonori spicca la canzone dedicata a Mark Linkous degli Sparklehorse, cantata da P. J. Harvey.
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Preoccupations – New Material

Sono un quartetto canadese e il loro stile musicale nasce dal post punk anni’80, ma non c’è alcuna operazione nostalgica. Mi sono piaciuti molto per la loro modernità, per le ritmiche ripetitive e per gli intrecci melodici fra gli strumenti. I quattro canadesi definiscono la loro musica come una sorta di labirinto sonoro e credo che sia proprio così. Un gruppo che “spacca“.
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Marc Ribot – Songs of Resistance

Un album di “resistenza” ai tempi dell’era Trump, registrato che sembra di avere in salotto il chitarrista e i suoi musicisti. Marc Ribot è conosciuto per essere il chitarrista di Tom Waits, ma ha una ha inciso molti album solisti, che spaziano in svariati stili musicali, di fatto è un chitarrista classico e sperimentale allo stesso tempo. Ribot ha sentito l’esigenza di raccontare la sua resistenza ad una America “trumpiana“, utilizzando stili musicali diversi fra loro (blues, folk, jazz, rap e persino punk). Il brano che ha fatto da apripista è la nostra Bella Ciao, cantata da Tom Waits! Album imperdibile come quello dei Low.
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Sparkle in Grey – Milano

Un collettivo musicale italiano davvero davvero molto interessante. Hanno creato un loro universo musicale originale. Musicalmente il gruppo, tanto per dare dei riferimenti, mescola i generi e gli stili musicali della scena indie.
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Tracy Thorne – Record

La cantante inglese ha composto un album particolarmente leggero su musiche disco dance, ma è solo un pretesto per cantare la condizione femminile e per dire che le Donne sono vive. Se si vuol ballare e divertirsi con intelligenza.
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Jonathan Wilson – Rare Birds

Un disco caldo e molto estivo, registrato molto bene alla vecchia maniera: come essere all’inizio degli anni’70 della West Coast. Wilson sicuramente si ispira a quel periodo ma il disco suona attuale. Il cantante e chitarrista ha suonato sia nell’ultimo album di Roger Waters, che nel tour di quest’anno dell’ex bassista dei Pink Floyd.
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Wooden Shjips – V.

Un rock psichedelico che si sviluppa in melodie atmosferiche, per accompagnare viaggi immaginari verso chissà quali nebulose. Piacevolmente estivo.
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Neil Young – Roxy

Direttamente dagli archivi live del musicista canadese. Suonato come se fossimo al Roxy. Non occorre aggiungere altro se amate Tonight’s The night.
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La mia non classifica musicale annuale degli anni scorsi è qui.