Verona Pride 03 luglio 2021

Sabato 3 luglio in Piazza Bra a Verona, c’è stata una bella manifestazione, per ricordare la libertà sul diritto di scelta sessuale e contro la discriminazione di genere: il Verona Pride.

C’era chi ha staccato un adesivo omofobo davanti al comune di Verona, c’era chi è venuto con una bella bicicletta floreale o chi ha voluto esserci.

Foto di Giulio B.

Verona Pride e Patti …

Ieri c’è stata una bella festa in centro città: il Verona Pride.

Uno della frasi che più mi è piaciuta è stata:

… ribadire che l’Italia è uno stato laico, e che i nostri corpi sono solo nostri così come le nostre scelte sessuali o asessuali.

Mi sembra ben rappresentata da uno degli slogan apparsi nei cartelli: – Patti Lateranesi + Patti Smith.

Patti Lateranesi + Patti Smith

Foto di Anna

Jerusalem In My Heart Verona 23/11/2018

Sono un colpo di pistola Jerusalem in My Heart, e colpiscono al cuore!
I loro proiettili sono il musicista libanese Radwan Ghazi Moumneh e il film maker canadese Charles-André Coderre.
Il libanese accompagna la voce con il buzuk e l’ ausilio di una loop station, campionamenti e registrazioni effettuate sul campo, mixando musica araba in un setting elettronico occidentale.
Il canadese proietta in sequenza pellicole da 60mm, da 4 proiettori posti di fronte al palco, colorando di esplosioni e immagini iconiche mediorientali più o meno a fuoco, i suoni (stratificati e ricomposti a loro volta) che invadono lo spazio.

Così, al Kroen di Verona, hanno presentato il loro ultimo lavoro Daqa’iq Tudaiq, e sembrava di essere ne l’Egitto prima delle sabbie del primo Battiato.

Gli artisti scrivono che il live è un site-specific performance happening, che unisce elementi multimediali e teatrali in un’unico spettacolo.
L’esito è un concerto che lascia incollati, infastiditi, affascinati, smarriti, incuriositi di vedere cosa ancora sta per accadere, con la possibilità di dare allo spettatore una possibilità diversa di ascolto e di visione.
L’accusa di antisemitismo non rende merito dell’ immagine fuori fuoco del retro copertina di “If he dies, if if if if if if”, in uno scatto realizzato nel luglio del 2014: quattro bambini corrono sulla spiaggia poco prima di un nuovo attacco israeliano nella striscia di Gaza, che li lascerà immobili sulla sabbia.

Marco + Enrico

Il sistema di proiettori a pellicola utilizzati durante il concerto.

Riferimenti

Il sito ufficiale dei Jerusalem in My Heart

Blu non c’è più ma proprio più a Verona

Blu non c'è più, street art, verona

In quel di Verona, precisamene nel quartiere di Borgo Venezia, pochi anni fa, uno dei più importanti street artist mondiali, l’italiano Blu, dipinse la facciata di un palazzo, con tanto dei permessi del proprietario dell’immobile.
Secondo me fu un avera fortuna poter ammirare il lavoro di Blu.
Purtroppo non la pensò così un comitato di quartiere, che chiese di ridipingere la facciata. La motivazione dell’ “ingrigimento” fu che: “spaventava i bambini“. Si possono vedere le facciate “del prima e del dopo” nelle due foto sopra.

La fine della storia è che il murale di Blu è stato definitivamente demolito. Non ci resta che andare in altre città del mondo per ammirare i lavori di Blu, il re dei bottom (i graffiti di grandi dimensioni ), leggendo le segnalazioni della guida Lonely Planet, accorgendoci, ahimè (troppo tardi) di quello che abbiamo perso (per sempre).

Riferimenti

Calexico Sommacampagna 10/07/2018

I Calexico sono una band fondata da Joey Burns e John Convertino, cantante e chitarrista il primo, batterista il secondo. La loro caratteristica è fondere stili musicali messicani ed americani, creando una immaginaria frontiera musicale. La musica dei Calexico non ha confini, ma rispetto e dignità, una colonna sonora da deserto western, un po’ alla Ennio Morricone.

Il concerto era per la maggior parte incentrato sugli ultimi album, dove le canzoni sono per lo più ballate che mantengono le influenze musicali messicane e rock americane. La loro musica trasmette calore ed umanità, perché intreccia le radici del folklore messicano con quello rock, con un suono contemporaneo.

Un tema sfiorato discretamente e in modo intelligente è stato quello dell’immigrazione: due volte Joey Burns ce l’ha ricordato.
La prima introducendo una canzone pensando ai “neighbors” (vicini di casa), intesi come persone e non separati solo da un confine geografico. La seconda volta nel finale durante il bis: i Calexico hanno citato nella canzone “Güero canelo” una strofa di “Desaparecido” di Manu Chao.

Sebbene la band provenga dall’Arizona è riuscita idealmente ad avvicinare la provincia veronese alle terre desertiche del confine messicano e statunitense.

I due Calexico si sono fatti, diciamo così, le ossa nei Giant Sand di Howe Gelb.

Il post è dedicato agli Amici (loro sanno chi sono).

Orwell 2.0 a Verona

Un incontro che si prospetta interessante sui social network e sulla loro influenza. Una domanda su tutto: chi ci sta dietro? Sembra lontano il tempo in cui la rete delle reti, internet, era libera. Ora è usata principalmente da quattro aziende: non si danno regole e non sono imposti a loro dei limiti.

Orwell 2.0 no smartphone

Internet e smartphone: quanto è profondo l’abisso in cui siamo caduti? Si può tornare indietro dopo aver visto la tana del Bianconiglio? Un incontro con i nostri esperti ci chiarirà una volta per tutte come guarire della tecnopatia.

Giovedì 17 maggio, presso presso la Sobilla, Salita S. Sepolcro, 6/b, vicino a Porta Vescovo, a Verona, alle ore 19:30 si terrà l’incontro “Orwell 2.0 – organizzarsi contro la schiavitù tecnologica“, a cura di Michele Bottari e Davide M.

Il caso facebook-Cabridge Analytica ha mostrato che non si tratta di informazioni commerciali: i nostri dati sono usati per fini politici e di controllo sociale. Il cappio non è mai stato così vicino alla nostra gola. A confronto della realtà del 2018, il 1984 letterario è acqua fresca: nemmeno Orwell aveva previsto la completa adesione, anzi, l’entusiasmo con cui le vittime si sarebbero sottoposte al giogo.

Il mondo sta cambiando rapidamente. In peggio. Gli alleati non ci sono più: Linux e gli hacker sono rimasti a presidiare il fortino dei PC e dei server web (vedi L’arma finale 2: come ci possiamo difendere). Vittoriosi, ma con medaglie di cartone, visto che la battaglia vera si svolge altrove.

Nell’era dei droni e delle bombe intelligenti, l’arma più potente la portiamo in tasca (vedi L’arma finale), ed è rivolta verso di noi. E guai a far sentire una voce dissonante: si rischia di essere tacciati di nemici del progresso o peggio criticati di attentato alla sicurezza sociale.

Davvero pensiamo sia possibile fare politica usando la tecnologia del nemico? Davvero non ci interessa che alcune aziende private straniere abbiano una dossier completo su di noi, anche solo per fini commerciali? Davvero pensiamo che il nostro telefonino sia solo un telefonino? Del resto, quante volte leggiamo gli ingredienti di ciò mangiamo? Quanto ci interessa?

Due eretici della tecnologia (con la ‘t’ minuscola), ci illumineranno con la torcia dello smartphone la tana buia del Bianconiglio, facendoci appena intuire l’abisso in cui siamo precipitati.

Ma niente paura: c’è ancora spazio per resistere, certo servirà forza di volontà e un fisico d’acciaio. Nonostante questo magari saremo sconfitti, ma almeno consapevoli. Una proposta che avrà un costo, magari basso, ma diverso da zero. Perché quando un prodotto è gratis, il prodotto siamo noi.

Sul campo sventola la bandiera rossa

Bandiera rossa sul campo da golf, Custoza, Verona

Sul campo sventola la bandiera rossa ma è il green di un campo  da golf.

Incontro durante una passeggiata nei sentieri storici di Custoza (VR).

Campo da golf Custoza Verona

L’anno venturo ovvero il 2018

Teatro Ristori, Verona

L’augurio per l’anno venturo è che ogni luogo sia un’area d’incontro, un posto dove ascoltare, confrontarsi pacificamente, senza violenza verbale o fisica:
che sia un teatro, una casa, un ufficio, una piazza, un bar, un’osteria o un prato.

L’altra sera al crepuscolo ho fotografato il piccolo Teatro Ristori a Verona, restaurato da pochi anni e mi è sembrato molto bello da vedere così illuminato.

BUON 2018!

Le Luci della Centrale Elettrica a Verona 06/03/2017

Vasco Brondi e Giulio Brusati, Le Luci della Centrale Elettrica alla libreria Feltrinelli Verona.

Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) presenta l’ultimo album “Terra” alla libreria Feltrinelli a Verona.

Parto un po’ prima dall’ufficio per arrivare in tempo. Riesco a parcheggiare e in dieci minuti sarò alla libreria.
Mi incammino. Davanti alla Feltrinelli ci sono già delle ragazze e dei ragazzi che aspettano qualcuno.
Mi preparo una paglia, tanto fra poco arriverà Ale, poi con un bus dalla stazione dei treni anche Valentine. Purtroppo MK non ce la farà, perché è lontano per lavoro, so già che più tardi mi chiamerà per sapere come è stata la presentazione.
Bene, ecco Ale: “Dai, entriamo.“.
Saliamo al primo piano, la sala è già affollata, percepisco che c’è attesa: Vasco Brondi racconterà di Terra, il suo ultimo album.
Ale ed io siamo in fondo, riusciamo a vedere bene il palchetto: due sgabelli, il microfono e il piccolo impianto d’amplificazione.
L’autore entra assieme al giornalista Giulio Brusati. Scopriamo che l’album è accompagnato da un libretto, che di fatto è un diario di lavorazione ovvero “La grandiosa autostrada dei ripensamenti“.

Vasco è tranquillo nel parlare, dice di sentirsi più libero ora, rispetto a dieci anni fa. Umilmente ricorda gli inizi, quando non conosceva nulla dell’essere musicista: come non sapeva che esistevano le chitarre per i mancini.
Dice che questo album è più guidato dall’istinto e non sente il bisogno di avere il “va bene” da parte di altre persone.

Scopriamo che Terra è composto da dieci canzoni o meglio storie sul tempo in cui viviamo. L’autore ha cercato di raccontare i mutamenti sociali e culturali che distinguono il nostro paese.

Terra è un disco etnico ma di un’etnia immaginaria o per meglio dire “nuova” che è quella italiana di adesso.
Dove stanno assieme la musica balcanica e i tamburi africani, le melodie arabe e quelle popolari
italiane, le distorsioni e i canti religiosi, storie di fughe e di ritorni.
Vasco Brondi su Terra.

I luoghi cantati nell’album sono situati fra “… l’Adriatica e un’isola vulcanica, tra studi di registrazione seminterrati
e paesi disabitati in alta montagna, tra la Pianura Padana, il Nord Africa e l’America.

Vasco prende la sua chitarra per suonare due brani dal nuovo album. Legge qualche brano dal libretto che accompagna il disco. Un ultima canzone del passato e così si chiude l’incontro di presentazione.

Va bene, io e gli altri due amici usciamo velocemente. L’album Terra ci incuriosisce sempre di più. Ancora qualche giorno e lo avrò sullo stereo.

Riferimenti
  • Il sito ufficiale de Le Luci della Centrale Elettrica
  • L’album Terra è prodotto artisticamente da Vasco Brondi e da Federico Dragogna (I Ministri)
  • Terra è il quarto disco di inediti dopo Canzoni da spiaggia deturpata (2008), Per ora noi la chiameremo felicità (2010) e Costellazioni (2013)

Un bianco pandoro a Verona ma di pietra

Capita spesso di passeggiare nelle città e di alzare lo sguardo verso l’alto e di scoprire degli ornamenti bizzarri.
Prendete ad esempio Verona, più precisamente Corso Porta Borsari. Giunti al civico 21, proprio sopra l’insegna Melegatti, un po’ sopra ecco un bianco pandoro, pronto per tutte le stagioni!
A dirla tutta, all’altro angolo del palazzo c’è il fratello gemello, così a simboleggiare dove nacque il più famoso dolce veronese.

Verona statua pandoro Melegatti da Apriti Verona

Riferimento

Foto tratta dal sito dedicato ad un altra Verona: Apriti Verona.