The bridge a tribute to Neil Young

Conobbi questo disco una sera d’estate a casa di un mio amico, grande appassionato di Neil Young. Ricordo che tra una chiacchera e l’altra Diego mi disse: “Tu che ascolti sempre Nick Cave lo sapevi che ha fatto ‘Helpless’?” Non ne sapevo nulla e quindi Diego tirò fuori dal suo leggendario armadio, pieno di dischi, cd e box set, l’album “The bridge a tribute to Neil Young“. Da quella sera d’estate mi misi subito alla ricerca del cd, che trovai dopo un anno circa.

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Nick Cave and the Bad Seeds In the ghetto

Nick Cave, in questo singolo, interpreta “In the ghetto“, il pezzo rock ‘n’ roll reso famoso da Elvis Presley. E’ davvero speciale questa versione: la voce di Nick Cave comincia a essere più calda e profonda rispetto ai dischi con i Birthday Party, facendo sentire quella vena malinconica che ti fa venire i brividi, mentre i Bad Seeds fanno la loro parte egregiamente, accompagnando il cantante. Nel lato B troviamo “The moon is in the gutter” un pezzo scritto da Nick Cave. L’inizio è al pianoforte inframmezzato dalla chitarra di Blixa Bargeld e dagli strumenti dei Bad Seeds, poi la canzone sale d’intensità, guidata dalla voce di Nick Cave. Blixa Bargeld ricorda: “… di aver suonato l’ assolo di chitarra in ‘The moon is in the gutter’ con un rasoio elettrico; ho fatto una cosa del genere in diverse canzoni… L’ unica cosa che si sente è il rasoio che passa sopra i pick-up e produce questo ronzio, in La bemolle, penso. Ritengo che si tratti di uno degli assolo di chitarra più massacranti della storia!” (dichiarazione tratta da “Nick Cave Il seme del male” di Ian Johnston).

Nick Cave and the Bad Seeds
“In the ghetto”, 7″, Mute Records, 1984

Lato A – In the ghetto
Lato B – The moon is in the gutter

Le due canzoni sono anche state aggiunte nell’ edizione in  CD di “From her to eternity“, Mute Records.

Steven Brown suona Luigi Tenco

Steven Brown (membro fondatore dei Tuxedomoon) chiese ad un amico fidato di suggerirgli alcuni cantanti bravi degli anni sessanta. Ascoltando una cassetta trovata in un negozio sulla riviera Adriatica, la prima canzone che emozionò Brown fu “Ciao amore ciao”. Dalle note interne del disco leggiamo: “Una strana musica melanconica sposata ad una luccicante produzione… accompagnata da un basso grave e da un tempo di rullante stile slow-rock, che irrompe in un maestoso ritornello, frenetico e corale: un hit maledetto.” Brown restò colpito anche dalla vicenda artistica e umana del cantautore genovese. Il frutto di questo “colpo di fulmine” è lo splendido vinile a 33 rpm, dove canta anche altri classici di Luigi Tenco.
Il musicista americano affronta le canzoni rispettandole e interpretandole con la sua sensibilità e personalità. Sembra aver capito a fondo le canzoni e fa commuovere sentirlo mentre le canta. Un disco di classe e profondo, con dei suoni moderni e attuali, che ci fa rimpiangere, ancora una volta, la prematura scomparsa di Luigi Tenco.

Una nota curiosa riguarda l’accento americano di Steven Brown: ogni volta che lo ascolto mi sembra che aggiunga quel qualcosa in più alle canzoni, quel qualcosa di ineffabile rendendo queste interpretazioni ancora più curiose e suggestive, … uniche?

L’etichetta discografica che pubbblico’ il vinile è la IDL (Industrie Discografiche Lacerba) che al tempo stampò  dischi e fanzine dedicate alla new wave italiana.

Secondo me questo disco è un piccolo cameo che dovrebbe essere ristampato in CD.

STEVEN BROWNBrown plays Tenco” , 1988, IDL.
All’interno della copertina è allegato un poster in bianco e nero.

  1. Mi sono innamorato di te
  2. Ciao amore ciao
  3. Vedrai Vedrai
  4. Un giorno dopo l’altro
  5. Lontano lontano (english version)
Riferimenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Tenco
http://it.wikipedia.org/wiki/Tuxedomoon
http://www.lacerba.eu/

http://www.luigitenco60s.it/

 

Grant Lee Buffalo Buffalondon live EP

 

Grant Lee  Buffalo Buffalondon

Assistere ad un concerto dei Grant Lee Buffalo era sicuramente un’ esperienza unica. I suoni prodotti dal trio di musicisti (Grant Lee Phillips, Peter Kimble e Joey Peters) ti trascinavano e ti sommergevano in un vortice di musica.
Questo EP rimane una delle rarissime testimonianze dell’intensità delle performances live dei Grant Lee Buffalo. Il gruppo, avendo una solida base di country, folk, rock ‘n’ roll, psichedelia e punk, propone una miscela esplosiva e dolce di musica americana. La voce calda di Grant Lee Phillips ci invita ad una cavalcata irrefrenabile, poi, giunta al culmine delle potenzialità espressive, esplode e rallenta facendoci lentamente riprendere fiato.
La foto della copertina rappresenta bene il suono dei Grant Lee Buffalo: energico, allucinato e sfuocato… ci lascia il dubbio di aver ascoltato qualcosa che viene da lontano, ma è presente e moderno.

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