La mia non classifica musicale del 2023

La mia non classifica musicale del 2023

Sarà che il tempo libero è sempre poco e vari eventi personali hanno richiesto priorità e precedenza. Poche parole quest’anno, ma buoni ascolti.

  • Arabia Saudade – Estudando a América do Sul
  • Gina Birch – I play my bass very loud
  • Blonde Redhead – Sit down for dinner
  • Vinicio Capossela – Tredici canzoni urgenti
  • PJ Harvey – I inside the old year dying
  • Lalli e Stefano Risso – Qui
  • Lol x Budgie x Jacknife Lee – Los Angeles
  • Public Image Ltd – End of world

La mia non classifica musicale annuale degli anni scorsi è qui.

Tutto andrà bene 1

La vignetta di Altan su Repubblica del 14 marzo 2020

Fra sabato notte e domenica scorsa ho creato una “task force” informatica per l’azienda. Poi da lunedì a giovedì in sede per attivazioni e supporto, affinché i colleghi potessero comunicare e lavorare agilmente da casa. Venerdì pure io in smart working. Questa mattina mi piace molto la vignetta di Altan.

A casa ieri ho riascoltato i DNA di Arto Lindsay: no wave da New York, la cui musica è tuttora sperimentale e disturbante, ma è interessante e curiosa. L’omonima band di Kazu Makino e fratelli Pace, che abbiano preso il nome dalla canzone dei DNA? Poi la voce rilassante di Enya con l’album ambientale The Memory of trees.

Tutto andrà bene.

Blonde Redhead Padova 11/07/2015

Lo Sherwood Festival ha presentato nella stessa serata due sfaccettature dell’indie rock.
I primi a suonare sono stati i God Is An Astronaut e dopo il trio formato da Kazu Makino, Amedeo e Simone Pace, i Blonde Redhead.
E’ da molti anni che non li rivedo e ho davvero curiosità.
Si, perché la loro musica si è evoluta, è cresciuta, è più raffinata ed elegante ma con uno stile preciso.
Entrano i tre musicisti e comincia il concerto.
Suoni e voci che mi portano e mi guidano in un labirinto colorato.
Una serata meravigliosa.