Einstürzende Neubauten il libro di Stampa Alternativa

Einstürzende Neubauten Stampa Alternativa collana SconcertoNel libro di Stampa Alternativa, curato da Andrea Cangioli, è percorsa tutta la carriera degli Einstürzende Neubauten fino all’ora ultimo album “Tabula rasa” del 1993. Il libro fa parte della collana Sconcerto di Stampa Alternativa. Ci sono la biografia, alcune interviste, i testi con a fianco la traduzione, la discografia e le collaborazioni dei membri del gruppo. Il libretto è arricchito di molte foto in bianco e nero.

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Einstürzende Neubauten: testi tradotti in italiano da…

Einstürzende Neubauten Stampa AlternativaUn pò di anni fa googlando nel web mi capitò di trovare una homepage insolita e curiosa: il sito di Daniela Ceglie. La parte più interessante è dedicata al gruppo di Blixa Bargeld gli Einstürzende Neubauten dove troviamo tutti i testi originali e a fianco la traduzione in italiano. Un lavoro enorme dato che la che la discografia del gruppo comincia dagli anni ottanta. L’autore dei testi è il leader carismatico, Blixa Bargeld, che è pure compositore di musiche per colonne sonore di film, di opere teatrali e balletti; oltre ad essere stato il chitarrista dei Bad Seeds, il gruppo di Nick Cave.

L’indirizzo del sito di Daniela Ceglie è: http://www.danielaceglie.com/neubauten/

Allora ho pensato di rivolgere qualche domanda a Daniela e di inserire quella vecchia intervista qui nel blog.

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Nick Cave The boatman’s call

Nick Cave Boatman's call copertina di Anton CorbijnOgni volta che ascolto “The boatman’s call” mi sembra di avere Nick Cave e i Bad Seeds accanto alla mia stanza, tanto è forte la situazione d’ intimità e d’ emozione che fa nascere questo album nella testa. Non mi aspettavo da Nick Cave un disco del genere: introspettivo, calmo, commovente, melodico. Non ci sono canzoni ossessive o elettriche, musicalmente tutte hanno una certa leggerezza, nonostante i temi lirici trattati. La voce bassa e confidenziale di Nick Cave ti affascina, mentre la musica ti avvolge creando un’ atmosfera particolare. L’impressione è di ritrovarsi con un caro e vecchio amico, che non si vedeva da qualche tempo, che racconta le sue storie e lo ascolti rapito. Dopo album in cui la forma canzone era il rock, in tutte le sue origini e sfaccettature, l’artista in “The Boatman’s call” propone uno stile musicale più cantautoriale, nuovo per lui e per il suo gruppo.

Naturalmente i Bad Seeds si adattano egregiamente a quest’evoluzione di Nick Cave, anzi accolgono un nuovo compagno di strada, il violinista Warren Ellis dei Dirty Three, che accentua la vena romantica delle sonorità del gruppo. E’ un bel cambiamento se pensiamo che l’anno prima era uscito l’album inquietante ed assassino delle “Murder ballads”.
Il disco è introdotto da “Into my arms“, una vera e propria preghiera d’amore e di bene per la sua compagna; solo la voce e il pianoforte di Nick Cave, con l’accompagnamento del basso di Martyn P. Casey. La voce è ferma, rispettosa ed invocante, un brano iniziale di forte impatto emotivo. “Lime tree arbour” è una dolce canzone con dei passaggi un pò inquietanti ma nel finale la voce del cantante dissipa ogni insicurezza e ci dona fiducia per il futuro. Musicalmente, come nel brano precedente, a farla da padrone è il pianoforte, suonato dall’autore stesso. Segue “People ain’t no good” triste e pacata, una canzone d’addio per quando finisce l’amore. Il tono di Cave è sommesso e rassegnato, mestamente accompagnato dalla musica.
Brompton Oratory” è il luogo dove l’artista deve sedersi sui gradini della chiesa, da quanto è ferito ed addolorato dalla mancanza della propria amata. E’ tutto un dialogo interiore di un uomo che si trova da solo ed è pesante questo dolore da non trovare pace persino in un luogo sereno come l’oratorio di Brompton. La musica è dolce come una “ninna nanna”, come a cercare di quietare il musicista e chissà che con il canticchiare finale non sia così… Di tutt’altro registro è la successiva “There is a kingdom“, una ballata dolce con un magnifico arrangiamento: la chitarra acustica di Mick Harvey che s’intreccia con il pianoforte di Conway Savage, le campane appena toccate da Jim Sclavunos e con gli accompagnamenti di sottofondo della chitarra elettrica di Blixa Bargeld, del basso di Casey e della batteria di Thomas Wydler. Il tema della canzone è il raggiungimento della fede in un’entità superiore. Nick Cave canta con voce ispirata, aggiungendo nelle parti liriche più alte un tono leggermente estasiato.
(Are you) the one that I’ve been waiting for?” è sicuramente la mia canzone preferita dell’ album. Il testo è determinante per comprendere il significato della canzone: l’ autore si chiede se la donna a cui sta andando incontro sarà la compagna da tanto aspettata e desiderata, per formare una coppia, per fronteggiare insieme il futuro. Il tono della voce di Nick Cave è deciso ed ammaliante, i Bad Seeds creano una musica che fluisce dolcemente, dando all’autore maggior forza nel momento d’ apice della sua riflessione, lasciando cadere ogni dubbio.
Where do we go now but nowhere?” è ballata lenta e secca, accompagnata dalle riflessioni amare dell’ autore sul rapporto di coppia. La fine della canzone è un invito sussurrato : “… Svegliati, mia amata, mia amante, svegliati.“. Musicalmente la canzone segue un incedere lento e dolente. Arriva poi la descrizione della “West country girl“, in cui l’autore descrive la ragazza del West Country, evidenziando alcune parti del suo corpo e le sofferenze che l’animo della ragazza. La musica è suonata in modo secco per accompagnare la parole di Cave nella descrizione della donna. Sembra che la canzone sia il personale ritratto di P. J. Harvey. “Black hair” è una canzone di commiato all’amata e per creare il clima d’addio è suonata solamente con la fisarmonica e un organo di sottofondo. Nick Cave lentamente recita i versi ricordando tutte le parole che le ha sussurrato e i suoi neri capelli, ma lei “… Oggi ha preso un treno per l’ Ovest.“.  “Idiot prayer” continua in modo malinconico e dolente la l’addio alla propria amata, evidenziata dal tono interpretativo di Cave. In “Far from me” l’ artista ci canta confidenzialmente del rapporto con la sua donna, dall’inizio della storia e di come lei si sia allontanata. Il violino di Warren Ellis sottolinea struggentemente le domande rivolte all’ amata, mentre gli altri musicisti suonano accompagnando lo stato d’ animo dell’ autore. La voce di Cave ci trasmette il sentimento di lontananza che lui stesso prova. Chiude l’ album “Green eyes” una dichiarazione d’amore che si chiude con l’invito a lasciare l’autore in silenzio così lui possa ricordare i suoi “occhi verdi”. Per la chiusa dell’album Cave sceglie di recitare i brani della canzone e sovra incidendo la sua stessa voce mentre canta gli stessi versi. Le parole e le musiche dell’album sono composte interamente da Nick Cave.
Un album sofferto, intimo e colmo di considerazioni sull’amore o meglio sulla fine dell’amore, da sembrare quasi una confessione. Il chitarrista Blixa Bargeld ha detto che quest’album è : “… come una tartaruga che abbandona il guscio“. Lo stesso Cave dichiarerà: “… il disco che ho sempre desiderato fare e per il qual’ è stata necessaria una considerevole dose di coraggio…“. Sicuramente un album di Nick Cave in cui la voce emerge su tutti i brani e il pianoforte suonato dall’artista stesso sottolinea maggiormente l’espressività delle canzoni. I Bad Seeds sono degli amici che si aggiungono ai racconti di Cave creando un suono: “… fragile, ruvido, introspettivo, solenne come una preghiera.“.

Nick Cave and the Bad Seeds “The boatman’s call”
1997, Mute Records

I Bad Seeds sono:
Mick Harvey, Blixa Bargeld, Thomas Wydler, Cinway Savage, Martyn P. Casey, Jim Sclavunos e Warren Ellis. Prodotto da Nick Cave and the Bad Seeds e Flood. Registrato negli studi Abbey Road  di Londra, nel Luglio 1996.
La copertina presenta una ritratto molto intenso di Nick Cave, la foto è di Anton Corbijn. Nell’ edizione italiana è presente un libretto aggiuntivo con i testi tradotti da Paola De Angelis.

La lista delle canzoni:
1. Into My Arms
2. Lime Tree Arbour
3. People Ain’t No Good
4. Brompton Oratory
5. There Is A Kingdom
6. (Are You) The One That I’ve Been Waiting For?
7. Where Do We Go Now But Nowhere?
8. West Country Girl
9. Black Hair
10. Idiot Prayer
11. Far From Me
12. Green Eyes

Era per Chiara

Nick Cave and the Bad Seeds In the ghetto

Nick Cave, in questo singolo, interpreta “In the ghetto“, il pezzo rock ‘n’ roll reso famoso da Elvis Presley. E’ davvero speciale questa versione: la voce di Nick Cave comincia a essere più calda e profonda rispetto ai dischi con i Birthday Party, facendo sentire quella vena malinconica che ti fa venire i brividi, mentre i Bad Seeds fanno la loro parte egregiamente, accompagnando il cantante. Nel lato B troviamo “The moon is in the gutter” un pezzo scritto da Nick Cave. L’inizio è al pianoforte inframmezzato dalla chitarra di Blixa Bargeld e dagli strumenti dei Bad Seeds, poi la canzone sale d’intensità, guidata dalla voce di Nick Cave. Blixa Bargeld ricorda: “… di aver suonato l’ assolo di chitarra in ‘The moon is in the gutter’ con un rasoio elettrico; ho fatto una cosa del genere in diverse canzoni… L’ unica cosa che si sente è il rasoio che passa sopra i pick-up e produce questo ronzio, in La bemolle, penso. Ritengo che si tratti di uno degli assolo di chitarra più massacranti della storia!” (dichiarazione tratta da “Nick Cave Il seme del male” di Ian Johnston).

Nick Cave and the Bad Seeds
“In the ghetto”, 7″, Mute Records, 1984

Lato A – In the ghetto
Lato B – The moon is in the gutter

Le due canzoni sono anche state aggiunte nell’ edizione in  CD di “From her to eternity“, Mute Records.

Nick Cave and the Bad Seeds The first born is dead

Questo è stato il mio primo disco di Nick Cave che acquistai. Lo comprai la lontana estate del 1985 e ricordo che lo ascoltai e riascoltai per mesi. Fu una sorpresa: suoni secchi, essenziali, forti e incalzanti che colpivano dritti al cuore; una voce carica di dolore, miseria, prostazione e rabbia ti scuote l’ anima.
La foto di copertina già prepara all’ascolto. Nick Cave ha uno sguardo duro, ma accattivante.Ci fissa immobile, le dita incrociate con l’immancabile sigaretta accesa, sembra averci appena intimato un aut-aut…………. “Prendere o lasciare”…
La foto è virata in blu o forse è meglio dire in blues…   i solchi di questo vinile sono incisi nella duttile materia del blues e del gospel, della più classica tradizione musicale americana. All’ origine di queste canzoni ci sono malessere, tristezza, rabbia, povertà, stanchezza e frustrazione, stati d’animo dovuti alla situazione in cui ci si trovava l’autore o che si immedesimasse nei vecchi blues men cantati?
Nick Cave scavando alla ricerca delle radici della musica nera americana, ha trovato il terreno fertile per raccontare il proprio mondo interiore: storie di ossessioni, di provincia, del senso di abbandono che si prova in un carcere o del senso di dolore quando si è lasciati dal proprio amore.
Allora avevo un preconcetto su questo genere musicale, legato a una certa idea di musica “noiosa”, troppo lenta e datata: solo ascoltando questo album ho compreso cosa vuole realmente dire la parola blues. Da questo punto di vista è sicuramente stato per me un disco didattico, di formazione musicale.
L’ album si apre con gli scrosci di un temporale che annuncia che ci troviamo sulla strada per “Tupelo”, la città natale di Elvis Presley. Nick Cave si appresta a raccontare la nascita del “King”. Improvvisamente tutto si ferma durante il parto. La musica fa da contr’ altare: crea una cupa atmosfera d’ attesa, fino al tragico finale: Elvis Presley era il secondo nascituro di un parto gemellare. L’ incalzante “Train – long suffering” è stata una sorpresa: non immaginavo che i Bad Seeds con chitarra, basso e batteria potessero “motorizzare” “il treno della sofferenza”,  rappresentazione del dolore di un amore finito, mentre Nick Cave canta e sbuffa nella folle corsa del treno – dolore. La canzone del “Wanted man” inizia con la speranza di riuscire a scappare, ma in qualunque posto “un ricercato” fugga, alla fine lo beccano sempre! Nick Cave in “Knockin’ on Joe” canta in prima persona la situazione tragica e i ricordi di un carcerato che ormai non soffre più, dopo tutte le angherie a cui è stato sottoposto, anzi la canzone diventa una preghiera per dimenticarlo. Molto commovente il ritratto del bluesman cieco”Blind Lemon Jefferson” che si avvia lento e deciso verso il giudizio finale. “Black crow king” è un autoritratto di Nick Cave, con la tecnica dell’ hand clapping (battimano) si mescola nel gospel più cupo e tenebroso. Tutte le canzoni sono ricche di ritornelli quasi ossessivi, è difficile esimersi dal cantarli e immedesimarsi nel clima delle canzoni. Difficile scordare questo album.

Nel 2009 l’album è stato rimasterizzato con allegato un dvd di filmati vari (documentari e i video promozionali dell’epoca). Purtroppo la solita manovra commerciale: rimasterizzo un vecchio album e faccio venire la voglia ai fan allegando qualcosa di nuovo o parzialmente inedito, il prezzo del cd non è nella seria economica.