Vinile la fanzine rivista – musicale intervista a Gigi Marinoni

Vinile le copertine dei cinque numeriLa ricerca, che da tempo faccio qui nel blog, sulla scena musicale indipendente italiana, non poteva non imbattersi nella fanzine milanese Vinile.
La fanzine era curata Carlo Albertoli, Gigi Marinoni e Giacomo Spazio, tutto questo accadeva alla fine degli anni ’80 a Milano.

La rivista era pubblicata da Stampa Alternativa ed possedeva un aspetto grafico e di contenuti molto diverso dalla stampa musicale ufficiale. L’impianto grafico aveva le dimensioni di un 45 giri, copertina e pagine interamente stampate su carta riciclata. La grafica interna molto underground, con immagini e disegni a fotocopia sporca ingrandita, mentre i caratteri per i testi sembravano quelli di una vecchia macchina da scrivere, ciò nonostante la sfogliavi e la leggevi benissimo.

Ad ogni numero vi era un dischetto e una volta furono anche due. I brani erano tutti inediti di band italiane indipendenti e straniere. Le pagine erano fitte di recensioni musicali brevi e immediatamente comprendevi se spenderci delle lire. All’interno di Vinile vi erano articoli, interviste, discografie e concerti, insomma una fanzine o forse proprio una vera rivista musicale.
Dopo aver intervistato Carlo “Charlie” Albertoli mi sono chiesto perché non sentire anche il direttore pre – punk Gigi Marinoni sull’esperienza di Vinile? Ecco le stesse domande fatte a Carlo Albertoli rivolte a Gigi Marinoni.Domanda: Gigi, com’è iniziata l’avventura di Vinile?
Risposta: Mi occupavo per Stampa Alternativa della collana Sconcerto, che aveva ottenuto un certo successo per il grazioso formato con allegato 45giri e storia dei gruppi (Syd Barrett, Joy Division, Cure, Residents, Billy Bragg…), testi, discografia, ecc. in italiano e inglese, dunque con sbocchi interessanti oltreconfine. La casa editrice decise di investire qualche soldo anche in un periodico, nella speranza di incrementare l’area di interesse nel settore musicale, nacque così Vinile, grazie alle idee innovative e alla verve grafica e organizzativa di Giacomo Spazio, che già produceva le copertine Sconcerto.

Fanzine Vinile 0D: In quanti eravate a coordinare, scrivere e selezionare i gruppi per gli allegati sonori?
R: Giacomo Spazio, Charlie Albertoli e il sottoscritto, più collaboratori vari. Giacomo aveva fondato con Manuel Agnelli la Vox Pop e molti degli artisti di quell’etichetta passavano in ufficio, che era al numero 3 di via Zecca Vecchia, localaccio che avrebbe fatto la gioia del gruppo TNT (cit. dal fumetto Alan Ford), lasciato dal comune al Partito Radicale e da questi subaffittato a Stampa Alternativa (anche Baraghini faceva base lì nelle sue incursioni milanesi).

D: Mi piacerebbe che mi descrivessi la situazione in cui è nata Vinile.
R: A Stampa Alternativa ci eravamo un po’ montati la testa per il successo dei “libri musicali”, e così (ahinoi!) pensammo che fosse venuto il momento di autogestirci & liberare (!?!) anche l’informazione e la critica musicale, in un panorama che vedeva più che altro docili pennivendoli al soldo delle case discografiche. Non è che si vendessero per chissà cosa: bastava regalargli un disco e dargli da bere ai cocktail di presentazione per avere in cambio recensioni sempre favorevoli, e così noi volevamo divertirci a dire quel che pensavamo, puntando per contrappasso più sulle stroncature. Risultato: zero pubblicità da parte delle etichette che, come sempre, foraggiavano solo i loro zelanti servitori.

D: Vinile complessivamente si differenziava immediatamente, stile ironico o sarcastico ma non allineata a nessuna ortodossia musicale.
R: Grazie a Giacomo che aveva le idee chiare e sapeva come esprimerle anche a livello di comunicazione. Altro che Ciao 2001 e il clero pseudo-pop dell’epoca!

D: Puoi dirmi della linea editoriale?
R: Per noi di Stampa Alternativa “linea” era ed è parola grossa! Ci piaceva creare strumenti di comunicazione alternativi, si è visto poi come la fine sia arrivata dopo pochi numeri…

D: La grafica era un altro aspetto caratteristico di Vinile, curata da Giacomo Spazio.
R: Giacomo è sempre stato una spanna sopra gli altri ma la qualità che me l’ha fatto sempre sentire vicino è questa: lui, a differenza dei tanti milanesi puzzoni che si credevano chissà chi solo perché abitavano nel capoluogo (baùscia come i loro ricchi parenti) andava avanti con energia ma anche con umiltà, e rispetto per gli altri, per quanto non si risparmiasse nello sverniciare i vari sepolcri imbiancati che da sempre affollano il mondo dell’arte. Io sono di Legnano, lui di Quarto Oggiaro, a volte venire dalla periferia aiuta, perlomeno a ridurre la quantità di merda sparsa al proprio passaggio.

D: Vinile era pubblicata tramite la casa editrice di Marcello Baraghini, Stampa Alternativa.
R: Già, come dicevo prima. Solo che i soldi finirono subito ed era un vero calvario far quadrare i conti!

D: Trovavo sorprendenti le recensioni, moltissimi dischi (LP, EP, 7″ ecc.), brevi, senza peli sulla lingua e secche.
R: E certo, proprio per distinguersi dalle lunghe tirate che ammorbavano i fogli del tempo. Devo dire che a volte si esagerava…

D: Puoi svelarmi chi erano i vari autori?
R: Scusami ma non ricordo bene, fai prima tu a scorrere i (pochi) numeri della rivista. A me è sempre piaciuto coinvolgere più gente possibile, ma non era un’opinione condivisa…

D: I servizi poi erano curiosi, originali e anche scomodi.
R: È proprio per questo che abbiamo dovuto chiudere così presto: gli “appassionati di musica” non hanno le menti aperte che ci si aspetta, spesso sono solo fan accaniti del proprio gruppo preferito, come fosse la Juve o l’Inter. Abituati da secoli a una supposta “critica” che altro non fa che dire che tutto va bene, non si accorgono nemmeno di come il mercato si appropri di tutto facendo strame della creatività.

D: I vinili allegati a Vinile erano sempre interessanti, anche perché si potevano ascoltare gruppi italiani senza etichetta, come erano decisi?
R: Un grosso contributo veniva da Giacomo, che aveva appunto la Vox Pop, e Vinile era un buon trampolino di lancio, o vetrina che dir si voglia. Personalmente mi ha fatto piacere pubblicare gruppi che poi segneranno la migliore storia della musica indipendente italiana, così come metterci anche roba più datata, tipo Hawkwind e Pretty Things.

D: Vinile irruppe nell’editoria musicale con il numero zero e proseguì fino al 1989, come fu accolta dal pubblico?
R: Come tutte le imprese controcorrente, si vendeva veramente poco. E poi non ci limitavamo a scassarci le palle con la musica, volevamo allargarci ad altri settori (arte, fumetto, detournement vari…) ma, ripeto, il rockettaro italiano si accontenta di molto meno, salvo poi ricercare Vinile (un millennio dopo) e pagarlo a caro prezzo nelle fiere dei morti sonori o presso internettiche amazzoni. Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti!

D: E la tiratura?
R: Mi cogli impreparato, a me pare sulle mille copie…

D: Ogni numero costava 7000 lire o al massimo 8000 lire.
R: Non era tantissimo, se solo avessimo avuto un migliaio di lettori ci saremmo davvero divertiti a dare qualche botta all’establishment!

D: Il rapporto con gli altri fanzinari e con i canali indipendenti fu proficuo?
R: Per quanto mi riguarda sì. Del resto, come ti ho già detto, Stampa Alternativa (il cui direttore Baraghini offriva la firma a tantissime fanzine che nascevano allora) non è mai stata una setta chiusa, anzi …

D: La domanda di chiusa: “… non si esce vivi dagli anni’80 …“.
R: Bah, lo dici a me che sono uscito anche dagli anni ‘70?

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Riferimenti:

 

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