NERO di Marco Formaioni, una fanzine atipica

Fanzine Nero prima serie n. 1 copertinaNERO … una fanzine atipica, dall’aspetto severo, minimale, si direbbe oggi e con una linea editoriale ben precisa“, così Paolo Cesaretti mi descriveva NERO black magazine.
Allora scartabellando da un cassetto ne è uscita fuori una copia, credo acquistata leggendo un annuncio forse su Rockerilla.
Quando mi arrivò la fanzine, dopo aver aperto la busta e sfogliandola, restai un po’ perplesso, mi aspettavo una pubblicazione diversa da quella che avevo fra le mani. Pensavo che NERO fosse almeno una rivista musicale, con interviste, recensioni, copertine di dischi e discografie, invece no. Nulla di tutto questo.
NERO si discostava parecchio dalle altre fanzine underground italiane degli anni’80, perché ogni articolo era un mini saggio su temi non proprio musicali come la letteratura, il cinema, il design o manie “in genere”.

Ho rintracciato Marco Formaioni l’ideatore di NERO e ne abbiamo parlato un po’ insieme.

Enri: Il nome innanzitutto in italiano, NERO black magazine.
Marco Formaioni: Fine estate, pomeriggio in casa sul divano aspettando la fidanzata (attuale moglie), lo stereo passa un brano dei Sex Pistols. Ad un tratto sento cantare due parole: “black magazine” o almeno così mi parve. Rivista nera… nero… era nato “NERO black magazine”. Ho sempre avuto interesse per le riviste, in quel periodo leggevo tanti fumetti e giornali politici e avevo già fatto qualche esperienza nel campo editoriale (collaboravo a “Il Male” e avevamo fondato due piccole rivistine locali). Mi dilettavo di fotografia e mi stavo avvicinando alla grafica, alla grafica editoriale in particolare, cosa che poi è diventato il mio lavoro con uno studio di progettazione grafica. Insomma un insieme fortuito di cose si sono unite e sono scaturite in quel pomeriggio caldo di quella lontana estate del 1983, un secolo fa. L’italiano… sì, tutto intorno a me si connotava di inglesismi, esterofilia forzata, e io recuperai una bella parola e un bel colore: nero, come il colore della più bella idea mai nata, l’anarchia.

Nero prima serie n. 2 fanzine copertinaEnri: In quale zona d’Italia pubblicavi NERO?
Marco: La provincia toscana sulla costa livornese davanti all’isola d’Elba: Piombino, qui è nato NERO. La provincia è un ottimo punto d’osservazione del mondo. Mi piace mettermi di lato e vedere come vanno le cose, osservarle senza essere visto, avere un punto di vista trasversale e, soprattutto, curioso. Le cose da qui sembravano più grandi, enormi e complesse, così mi piaceva decontestualizzarle, aprirle e vedere cosa c’era davvero dentro. Più volte erano davvero piccole cose vuote, piene solo di altisonanti parole e colme di propaganda. E spesso erano cose che succedevano anche qui, più piccole e meno complicate, ma erano vere anche qui. Allora mi sono messo a scriverle per raccontarle, per minimizzarle, per ricercarle dentro ognuno di noi. Volevo scavare nell’animo oscuro della gente, prima mi guardavo dentro e poi guardavo dentro gli altri e ci trovavo le stesse paure, gli stessi desideri, le stesse voglie nascoste. Raccontarle, descriverle su un foglio di carta stampata mi piaceva e mi permetteva di esternare la mia voglia di provocazione, la stessa voglia di provocare che è al mio fianco anche adesso, a quasi 53 anni. Mi hanno sempre detto che forse non sono mai stato giovane, bene, in questo modo non sono ancora invecchiato e, soprattutto, non ho visto passare gli anni rimpiangendo il tempo andato. C’è chi vive guardando sempre indietro, chi vive nella speranza di un futuro migliore: io ho sempre vissuto nel presente con gli occhi ben aperti, cosciente del prima e del dopo, ma visti come fonti di esperienza e conoscenza.
Tutto questo si vedeva dentro NERO? Forse. Io ce l’ho messo.

Nero prima serie n. 3 fanzine copertinaEnri: Puoi dirmi qualcosa sulla linea editoriale di NERO?
Marco: Mi guardavo in  giro e vedevo che tante cose che mi sarebbero piaciute trovare stampate non c’erano. In quel periodo stavo leggendo De Sade, Masoch e tutta la saggistica legata a questi autori, nonché molti libri che trattavano della morte e del morire. Ho scoperto che intorno alla morte e al sesso ci sono grandi tabù, grandi rimossi. Il sesso è esposto, ma non trattato culturalmente, ancora meno si parla di morte. Ma soprattutto la cosiddetta cultura del negativo (che in seguito sarebbe diventato il sottotitolo di NERO) mi affascinava. Volevo vedere cosa c’era dietro le cose “cattive” che succedevano, ero affascinato dai delitti (singoli o di massa), dalla sofferenza che naturalmente sta dentro ognuno di noi. È scontato che io e mia moglie apparissimo dei darkettoni sempre vestiti di nero (mia moglie si è anche sposata con un vestito nero!), ma dentro avevo uno spirito scanzonato ed eclettico, tanto che avevo collaborato al “Male” fin dai primi numeri e partecipato al movimento degli “indiani metropolitani”!
Ecco da tutto questo originava la linea editoriale di NERO, una sorta di pazzia culturale, omogenea ed eterogenea contemporaneamente, una sorta di schizofrenia giornalistica, ma con un punto ben fisso in testa: ribadire con forza la libertà di esprimere qualunque cosa, anche le più disturbanti.
A proposito: mai un problema di censura, mai qualcuno che si sia sentito offeso, mai rimproveri giunti in redazione, probabilmente avevo annusato cosa c’era (e c’è) in giro e riuscivo a presentarlo senza livore e cattiveria, ma affermandolo con un vestito culturale lo faceva piaceva e lo rendeva condivisibile.

Enri Rileggendo NERO mi pare di intuire di area aperta a molti collaboratori, fra cui Vittore Baroni di “Trax”, Paolo Cesaretti di “Free” e “IDL” o Alessandro Limonta di “VM” [N.d.i.  quest’ultimi già intervistati qui). Come sceglievi gli autori?
Marco: Li sceglievo perché mi piacevano, perché facevano e scrivevano cose che mi stavano bene. Li sceglievo perché rispondevano alle mie richieste di collaborazione, avevano qualcosa da dire sui temi che proponevo, i temi classici di NERO: la morte, la fine, la violenza, la sofferenza, la ricerca del non detto, del non visto e del non sentito. La cultura nera era il discrimine, applicata alle arti e alla vita. Con alcuni sono diventato amico, altri solo amici-di-penna, ma tant’è, mi piaceva fare parte del giro, essere uno che, nel suo piccolo, muoveva qualche filo. Vittore Baroni ha partecipato come artista a due edizioni del Festival di Soundart che ho organizzato qui a Piombino dal 2005 al 2008: “PX_Piombino_eXperimenta”, con Cesaretti ci siamo ritrovati grazie a Facebook e di questo ringrazio i nuovi media

Nero prima serie n. 4 fanzine copertinaEnri: I pezzi scritti come ti arrivavano e come ti organizzavi per preparare la pubblicazione?
Marco: Bei tempi quelli attuali con internet ed e-mail! All’epoca tutto viaggiava per posta e qualcuno doveva ribattere con la macchina da scrivere e cercare di dargli una parvenza di impaginazione. Avevo una macchina Olympia (mod. Monica), poi arrivò la macchina elettrica con la possibilità di cambiare i caratteri: una rivoluzione! Devo ringraziare quel periodo, perché ho messo a punto la mia passione per la grafica e l’editoria. Adesso sono un grafico editoriale, evviva! Comunque, ci fu di lì a poco il passaggio alla fotocomposizione e dalle fotocopie alla stampa tipografica

Enri: Come fu accolta NERO?
Marco: Incredibilmente bene. Mi ricordo ancora di come fioccavano le richieste di copie, e successivamente gli abbonamenti, a casa mia. NERO era realizzata in fotocopie (formato B4 piegato) e ogni tanto ne facevo delle ristampe. Le copie erano numerate e so di persone che tutt’oggi conservano ancora le loro copie. Da Milano (!) mi telefonarono per avere informazioni su come fare una rivista tipo NERO e mi dissero che non credevano che stampassi solo 50 (cinquanta) copie, perché nel giro della musica, dei locali milanesi tantissimi ne conoscevano l’esistenza. Insomma, mi divertivo con buoni risultati.

Enri: La grafica minimale, poche immagini…
Marco: Un fondo bianco, una serie di lettere, una semplice immagine: questo il mio ideale di grafica o di non-grafica. Non ho mai sopportato gli affastellamenti di immagini e scritte che si attorcigliano agli occhi. Le fanzine punk mi incuriosivano, ma penso di non essere mai stato capace di leggerne una. La pulizia formale e la grande “confusione” creativa ed interiore, questo muoveva la linea editoriale di NERO.  Tra l’altro anche adesso che è diventato il mio lavoro lo spirito creativo è sempre quello, la sottrazione nella composizione, il minimo indispensabile, l’azione concettuale. Il mio mondo va dal bianco al nero attraversando di sfuggita i colori e tutto ciò si riversa nei miei ideali politici, senza mediazione e senza ideologie fintamente democratiche (ammesso che la democrazia possa funzionare).

Nero seconda serie n. 1 fanzine copertinaEnri: I contenuti…
Marco: Non mi voglio ripetere, ma mi cito da tre risposte fa: “la morte, la fine, la violenza, la sofferenza, la ricerca del non detto, del non visto e del non sentito. La cultura nera era il discrimine, applicata alle arti e alla vita”. Cultura del negativo, perché non è tutto rose-e-fiori, anzi nella nostra vita incontriamo più aspetti negativi che giornate di sole, imparare a conoscerli, a conviverci, a farci i conti è indispensabile. Portiamoli a galla e, da ragazzo non cresciuto, sbattiamoli in faccia ai borghesi e ai benpensanti. Ecco!.

Enri: Anche contenuti spinosi.
Marco: Più spine che carezze. Ruvidezza e angoscia ricercavo nella proposta dei temi. Non era vezzo provocatorio, ma un ribaltamento della finta allegria e della spensieratezza che dominava e domina. Tutto impostato allo svago, alla superficialità e, soprattutto, alla rimozione di aspetti che, pur duri e sgradevoli, fanno parte della nostra vita e ci dobbiamo fare i conti. Prima o poi.

Enri: La distribuzione e la promozione di NERO come avvenivano?
Marco: Partiva tutto da casa mia. Senza la rete le cose erano più lente, ma funzionavano bene ugualmente. Tante spedizioni postali, tante telefonate. La nuova serie, poi, ha visto la nascita della casa editrice Neroedizioni di cui era titolare mia moglie. Avevamo grandi idee, poi tutto si è fermato, tanto che non è mai stato stampato il numero 4 pur essendo bell’e pronto.

Enri: Le fanzine di solito allegavano un supporto sonoro (vinile o musicassetta), un libretto di poesie o racconti, invece NERO…
Marco: Appunto, di solito. Noi volevamo essere un’altra cosa. Una fanzine culturale, di una cultura diversa, meno accomodante e disturbante. A modo nostro volevamo provocare… come se fossimo stati un po’ punk!.

Enri: Raccontami qualche retroscena o aneddoto “disturbante”.
Marco: Non è mai successo niente, nessun retroscena o aneddoto “disturbante”, credo di essere una persona normale che ha sempre vissuto in modo normale. Non ho mai cercato lo scandalo e non mi sono mai messo in situazioni imbarazzanti. L’ideatore di NERO è uno piatto e forse noioso, questo è abbastanza disturbante?

Enri: Perché smettesti?
Marco: Non ho mai smesso. Ho continuato con altri strumenti e altri mezzi, nonché con altri progetti, ma sempre mantenendo le stesse idee alla base di tutto. Inoltre è in costruzione la realizzazione di un “LibroNero”, la pubblicazione in volume di tutto il materiale di NERO, compreso il numero 4 mai uscito.

Cronologia prima serie

Nero n.1 settembre 1983
Nero n.2  novembre 1983
Nero n. 3 luglio 1984
Nero n. 4 marz0 1985
Nero n. 5 dicembre 1985

Cronologia seconda serie

Nero n. 1 gennaio 1987
Nero n. 2 e 3 settembre 1987

9 commenti per NERO di Marco Formaioni, una fanzine atipica

  • gabri

    ciao, intanto i dovuti complimenti per il blog, supermitico!
    poi volevo chiedere se era possibile, Marco Formaioni oltre a Nero, nello stesso periodo cos’altro curò? (per esempio collaborazioni con Amen o grafiche per i Limbo…confermate?) ..inoltre è interessante come tra Nero, Idola Tribus, Trance ci fosse una parte di Toscana molto oscura…c’era un esigenza comune o una sorta di ”moda” dilagante ?! (o influenza reciproca…)

    • Gabri, benvenuto Sull’amaca, intanto! Domanda interessante vediamo se Marco ripassa di qui e ti risponde… aggiungo che oltre alle fanzine da te citate c’era FREE e le produzioni IDL di Paolo Cesaretti a cui ho già dedicato dello spazio https://www.sullamaca.it/tag/paolo-cesaretti/ .

    • Marco

      Da subito ho curato la grafica dei Limbo e poi degli altri progetti di Gianluca Becuzzi.
      Sull’influenza niente di virale. Progetti che erano nati autonomi, ma che probabilmente risentivano del clima di allora e dei “danni cerebrali” che da lì in poi non si sono più fermati, almeno per me. Ci conoscevamo e probabilmente frequentavamo ambienti simili. Sul concetto di moda, almeno per me, ho sempre cercato di rifuggirla, ma… nessuno è perfetto e, diciamocela tutta, mi sarebbe piaciuto lanciarle certe mode!
      Grazie e seguimi ancora (dove non lo so, ma vado).
      Ciao, Marco

  • Dario D.

    Ho avuto la fortuna di scrivere su Nero. Sono amico di Marco, che ho ritrovato dopo molti anni con molto piacere. Devo ringraziarlo di avere ideato Nero, posso dire che è stata un’esperienza che mi sono portato dietro per tutta la vita.

  • la Zattera n. 29 – Traforo, o venti milioni - La Zattera

    […] NERO di Marco Formaioni, una fanzine atipica […]

  • “la morte, la fine, la violenza, la sofferenza, la ricerca del non detto, del non visto e del non sentito. La cultura nera era il discrimine, applicata alle arti e alla vita”. Cultura del negativo, perché non è tutto rose-e-fiori, anzi nella nostra vita incontriamo più aspetti negativi che giornate di sole, imparare a conoscerli, a conviverci, a farci i conti è indispensabile. Portiamoli a galla e, da ragazzo non cresciuto, sbattiamoli in faccia ai borghesi e ai benpensanti…. FANTASTICO!!

  • A giudicare dalle copertine che hai postato l’impostazione grafica era davvero interessante… Bel post. Non sapevo niente di questa fanzine.

  • Come al solito, bellissimo post.
    E un applauso a Marco per questa frase:
    “C’è chi vive guardando sempre indietro, chi vive nella speranza di un futuro migliore: io ho sempre vissuto nel presente con gli occhi ben aperti, cosciente del prima e del dopo, ma visti come fonti di esperienza e conoscenza.”

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