I Bauhaus sono un gruppo musicale inglese del post punk (dark) e sono state una delle mie band preferite del tempo. Pochi mesi fa scopro che faranno un tour europeo, con unica data italiana all’Alcatraz a Milano. Presto detto, chiedo all’amico Seba: “Ci andiamo?“. Risposta affermativa. Noi c’eravamo ed ecco le sue impressioni della serata concertistica.
La band è in gran spolvero, il suono è possente ed affilato ed il repertorio, manco a dirlo, può contare su canzoni entrate di diritto nella storia della musica oscura ed anche nell’immaginario popolare. Se gli anni non sembrano passati per Daniel Ash, David J e Kevin Haskins, il discorso è diverso per Peter Murphy che tutti si ricordavano agile e diafano. A fugare il timore di trovarsi di fronte ad una copia statica ed appesantita del performer che fu, ci pensa la voce che sembra non invecchiare mai e che si lancia con passione oltre l’ostacolo dell’età che avanza, regalando al pubblico i brividi che giustamente si aspettava. Peter è un divo della nobile casata di David Bowie, Iggy Pop e Marc Bolan, non dimentichiamo, e dagli anni 80 in avanti egli ha generato tutta una serie di epigoni e wannabe che ad elencarli si farebbe notte e sul palco egli pare quasi divertito a ricordarlo al suo pubblico: the real thing è lui, nella sua compiaciuta teatralità.
Unica pecca di una serata altrimenti memorabile è stata la durata: un’ora e dieci minuti circa di tiratissimo rock e andate tutti in pace. Forse c’era spazio per qualche brano più rarefatto (Mask, All we ever wanted etc) prima del gran finale a colpi di cover eccellenti (Ziggy Stardust, Telegram Sam e Sister Midnight) ma niente da fare e quando si accendono le luci resta l’amaro in bocca. Eppure si ha la netta sensazione di aver assistito ad una sfolgorante manifestazione di energia e non ad una semplice data dell’ennesimo reunion tour. Se anche non fosse stato così, ricordiamoci che la fede abbisogna di ingenuità e trasporto.
Il rito è finito, l’eredità è salva e Bela Lugosi gode ancora di ottima salute.
Grandi!
Ciao! Si, davvero molto energici, teatrali e senza effetto nostalgia degli anni ’80. Grazie.
Gruppo davvero importante.
Però un’ora e quindici… tristessa
Infatti unica pecca della serata, magari qualche brano nuovo e dell’ultimo album ci stavano, vabbè pazienza. Grazie.
Ti stai scatenenado, bravo, anzi, bravi, mi pare di vederti tu e Seba 🙂
Ohi, sto iniziando… vedremo i prox concerti, dopo questo periodo di emergenza voluta ed imposta, ora a piede libero!
Grandiosi!
Sereno pomeriggio
Si, lo sono stati e posso dire che lo sono tutt’ora. Grazie.
imprescindibili !!!
Infatti non ho resistito a prendere il biglietto per vederli, erano i miei eroi del post punk dark. E’ stato davvero coinvolgente e bello. Aggiungo che non c’è stato paragone con i Sisters of Mercy: il suono era più curato e si sentiva bene, sebbene fossimo all’Alcatraz, quindi spesso conta molto il tecnico del suono. Il tecnico ha fatto il suo sporco lavoro per rendere bene le sonorità, che come ci siamo già scritti l’Alcatraz non è l’ideale per sentire bene. Grazie.
Visto due volte Peter (una addirittura nell’86), una i bauhaus, e ogni volta problemi tecnici, stronzaggine, pochezza della scaletta, senso del Marchese (io so’ io…) e insomma, saranno pure bravi e iconici, ma di miei soldi non ne vedono più
Ciao Zoon, mi spiace per le tue esperienze concertistiche passate con loro. Per me era la prima volta, non posso dire nulla del concerto perché sono stati perfetti, l’unico neo è la durata: un’ora e poco più di 15 minuti. C’è da dire che la scaletta era una bella compilation e con tanti brani il cui minutaggio è breve. Grazie del tuo commento, mi fa sempre piacere.
quarant’anni fa erano uno dei miei riferimenti musicali, poi nell’83 ci lasciarono a piedi
Anche per me, ma non c’è storia, sono stati davvero bravi, grande prestazione no effetto nostalgia.
Sarebbe stato interessante sentire delle canzoni nuove.