Summer Camps for children 2013

English4Kids logo Summer Camps 2013Se quest’estate non sapete dove far lasciare i vostri figli in attesa delle ferie, nel veronese c’è una iniziativa alquanto originale rispetto ai tradizionali gruppi estivi (Grest).
Mi riferisco ai Summer Camps organizzati da Laura e Louisa dove i bimbi potranno passare il tempo divertendosi ma soprattutto continuando a parlare o a imparare in modo originale la lingua inglese.
Ovviamente sarà anche ripassato l’inglese scolastico, insomma una iniziativa che mi ha incuriosito e che ho voluto approfondire con Lousia.

Domanda: Perché avete pensato di creare questa iniziativa?
Risposta: Io e Laura ci siamo conosciute all’interno del SommaGas, il gruppo di acquisto solidale di Sommacampagna che ho contribuito a fondare insieme ad altri che come me avevano partecipato ad un corso sul consumo critico organizzato dal comune di Sommacampagna nel 2006-2007. Insieme a me organizza questi summer camps ha tre bimbi che ha cercato di crescere alla consapevolezza dell’inglese. Conscia dell’importanza di questa lingua ha provato con i suoi bimbi diversi metodi. Quello che l’ha più soddisfatta è un metodo creato dall’università La Sapienza di Roma: si tratta di cartoni animati i cui personaggi Hocus e Lotus vanno alla scoperta della vita. Usando diversi strumenti video, canzoni e fumetti si permette ai bambini di memorizzare non solo parole ma anche frasi che sono assolutamente contestualizzate nella storia. Naturalmente si parte da uno stadio beginner, per arrivare ad un livello intermedio.

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2 Perché dovevi registrare un vinile negli anni ’80?

Frigidaire Tango discografia elaborazione graficaEcco la seconda puntata con i ricordi e le riflessioni di due ragazzi provenienti dagli anni ’80 e da luoghi non vicini geograficamente della penisola italica.
Luoghi diversi che forse non aiutavano a sviluppare la voglia di creare qualcosa, dove il far da soli era l’unica azione possibile, per soddisfare l’urgenza di lasciare una traccia sonora, che fosse un tape (audiocassetta) o un vinile.

Quindi vi lascio con le parole di Carlo Casale, cantante della band veneta dei Frigidaire Tango e di Daniele Ciullini fanzinaro e agitatore musicale fiorentino.

Carlo Casale, Frigidaire Tango
Ricordi e polemiche

Alla fine degli anni ’70 la distanza siderale tra musicisti e case discografiche era tanta da non prendere nemmeno in considerazione la possibilità di essere ascoltati. Ciò che le majors reclutavano erano soltanto cantanti adatti alla farsa Sanremese o prodotti creati e plasmati solo per essere venduti.
Le proposte alternative erano dunque in antitesi con il mondo discografico italiano. Agli inizi degli ’80 (comunque sempre di rimando) la cosiddetta nuova onda portò con se, oltre a un rinnovamento musicale, anche la necessità di rendersi indipendenti e trovare comunque il modo di diffondere le proprie opere.

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1 Perché dovevi registrare un vinile negli anni ’80?

Teac Tascam 4 piste portatileRileggendo le interviste ai musicisti e ai fanzinari dell’underground musicale italiano, mi chiedevo che avventura era la registrazione di qualche traccia sonora negli anni ’80.
Produrre un supporto fonografico (vinile o cassetta audio) e poi che farne?
Chissà che impressione riuscire ad entrare per la prima volta in uno studio di registrazione, mentre il più delle volte si ricorreva ad un amico con gli apparati di recording come i Teac, registrando nel garage dove si provava con il gruppo.
E come facevano a racimolare i denari per pagare le sessioni di registrazione per il vinile? Come fare per promuoverlo?
Scegliere di fare tutto da soli (do it yourself) e venderlo nei luoghi dopo aver suonato per un concerto?
Oppure trovare dei distributori indipendenti o appoggiarsi alla rete dei circuiti delle fanzine e dei centri sociali? Aiutava essere recensiti da qualche rivista musicale?
Perché tutta questa urgenza ed agitazione per registrare un vinile?

Sicuramente è più facile registrare con le tecnologie odierne, la rete internet facilita la conoscenza e la condivisione della musica prodotta, però facciamoci raccontare le storie di chi negli anni ’80 ha prodotto musica indipendente in Italia.

Ecco le parole di Tony Face dei Not Moving, di Vittore Baroni (Trax, mailart ecc.), di Paolo Cesaretti della fanzine FREE e delle Industrie Discografiche Lacerba, di Fox dei Plasticost e di Alessandro Limonta della fanzine VM.

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Eighty Blues 5 ovvero non si esce vivi dagli anni ’80 parte 5

Massimo Giacon NEO-CIRCUITI tessuto Memphis - 1988Continua la serie di storie e pensieri che abbiamo intitolato Eighty Blues ovvero non si esce vivi dagli anni ’80, ecco la quinta puntata.

Leggeremo le parole di Daniele Ciullini e di Massimo Giacon.

Daniele con i suoi sperimentalismi agiva nella Firenze anni ’80 (ricordate i Diaframma, Litfiba, Neon e Rinf ma sopratutto FREE e le Industrie Discografiche Lacerba).
Massimo Giacon iniziò a Bologna applicando il suo stile eclettico nel fumetto, nella grafica e nelle reincarnazioni musicali (Trax, Spirocheta Pergoli, I Nipoti Del Faraone).

Entrambi controllavano totalmente le espressioni artistiche prodotte, in cui “si intrecciavano musica, grafica, pensiero e stili di vita“.

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Eighty Blues 4 ovvero non si esce vivi dagli anni ’80 parte 4

Altri tre protagonisti della scena underground italiana degli anni’80 aggiungono i loro racconti alle storie precedenti: i Confusional Quartet da Bologna, i Rinf da Firenze e Giulio Tedeschi della Toast Records da Torino. Chi suonava o ha fondato un etichetta discografica ma tutti si sono distinti per avere una creatività musicale personale e le loro storie non sono finite.

Confusional Quartet

Confusional Quartet FuturfunkVisto quello che ci sta succedendo, diciamo: si esce vivi dagli anni ’80, anzi vivissimi. La nostra storia di gruppo nato nel 1979 e fermato nel 1982 per poi riprendere nel 2011 un’attività artistica con nuovi album e nuovi live in giro per l’Italia sta lì a dimostrarlo.
Ieri sera eravamo a suonare in un club nelle Marche. Pubblico di giovani (20/30 anni) dopo il concerto (che come al solito viviamo stile marziani catapultati attraverso un varco spazio temporale suscitando stupore e emanando energia) i ragazzi hanno ballato e cosa suonavano? Le hit degli anni ’80 che noi ballavamo da piccoli (Ramones, Blondie, ecc ecc).
Questo ci ha fatto riflettere sulla poderosa importanza del momento vissuto allora, un vero e proprio cambiamento epocale!
E’ come se noi da ragazzini avessimo ascoltato le canzonette degli anni ’30! Quindi consapevolezza della portata storica e artistica che hanno portato gli anni ’80, ma anche consapevolezza dell’ora. Anzi, nostalgia del futuro, mai fermarsi.

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Italian Punk Hardcore 1980 1989 Docu film DVD

Pochi giorni fa, ho ricevuto da Giorgio Senesi di LoveHate80.it la notizia che stanno ultimando il docu-film dedicato alla scena Hardcore Punk italiana degli anni’80. L’ho sempre saputo che prima o poi avrei dovuto dedicare un post al Punk italiano e quindi sono partito dal trailer del DVD.

Gli ideatori del docu-film, grazie a un paziente lavoro duranto anni, sono riusciti a raccontare le origini dell’Harcore Punk in Italia. Le voci dei protagonisti raccontano cosa ha significato far parte della scena Punk italiana e cos’è stata questa esperienza. Sentiremo parlare d’autogestione, dell’organizzazione dei concerti  e delle manifestazioni, di autoproduzione di vinili, di cassette a nastro e fanzine. Ovviamente il tutto non passava inosservato e i rapporti fra i media e le riviste di settore non fu esattamente facile.

Ricordo che al tempo si creò una rete autonoma di persone e gruppi punk, di fanzine, di etichette indipendenti e centri occupati connessi fra loro, dove era possibile trovare tutto il materiale autoprodotto e distribuito, scambiarsi informazioni ed agire da antagonisti contro il sistema.

Ecco un assaggio sotto forma di trailer del docu-film Italian Punk Hardcore 1980 1989.

Dopo aver visto il trailer ho sentito Giorgio per farmi raccontare qualcosa in più.

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Eighty Blues 3 ovvero non si esce vivi dagli anni’ 80 parte 3

Detonazione Dentro MeIn questo terzo post si uniscono altre voci dell’underground musicale italiano agli articoli precedenti. Raccontano quegli anni ’80 per arrivare fino ad oggi. Nelle loro parole non c’è solo la musica ma la consapevolezza d’aver vissuto gli anni ’80 con passione, intensità e di essere vivi, oggi, in modo o nell’altro.
La musica per loro è stata ed è tutt’ora un segnale di vita, un espressione umana e artistica.

Ecco le loro parole sugli anni ’80 e magari anche per leggere il presente.

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Frigidaire Tango, il tango non è più nel congelatore

Frigidaire Tango logo Verso la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta c’è stato un continuo cambiamento in musica. Un vortice di idee che travolge il movimento giovanile: si assiste a un inedito fermento creativo. L’importante non è apparire, ma esprimere la propria arte con leggerezza e spensieratezza o semplicemente comunicare il proprio disagio. I Frigidaire Tango nascono in questo periodo e appartengono a questa nuova ondata musicale (new wave) nel panorama indipendente. Mi ricordavo molto bene le parole di Marco Pandin sui Frigidaire Tango: “… di tutti loro ho comunque ricordi molto belli, mi sono sempre trovato molto bene, musicalmente/tecnicamente erano tutti molto dotati, davvero molto bravi e brillanti, e persone care, non montate, molto generosi e disponibili … I Frigidaire Tango hanno aperto i concerti di Adrian Borland e dei The Sound e non c’era proprio storia: erano credibili, tecnicamente perfetti, molto potenti, impatto fortissimo …“. Ho contattato Carlo Cazale, membro fondatore del gruppo, per chiedergli un suo pensiero per il post Eighty Blues ovvero non si esce vivi dagli anni’ 80. Non era però sufficiente per conoscere a fondo la storia dei Frigidaire Tango, volevo di più e allora abbiamo cominciato parlarne perché la vita del gruppo è giunta fin quasi ad oggi.

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Eighty Blues 2 ovvero non si esce vivi dagli anni’ 80 parte 2

Il primo post sugli anni ’80 mi ha spinto a sentire altre persone per cui la scena underground musicale anni ’80 è stata di stimolo vitale, di crescita umana.

Ecco le loro parole.

Matteo B. Bianchi a Victor Victoria 09Matteo B. Bianchi, scrittore, autore tv, blogger

All’inizio degli anni ’80 avevo 14 anni. E’ stato il decennio della mia adolescenza e dell’ingresso nell’età adulta. Il mio momento formativo per eccellenza. E’ ovvio che per me sia stato un periodo entusiasmante e carico di stimoli. Se gli anni 70 (visti da bambino) mi sono parsi cupi, pesanti e acustici, gli ’80 sono stati l’esplosione dell’elettronica, dell’estetica come espressione artistica (suonare in una band significava anche avere un’immagine complessiva, che si rifletteva nell’abbigliamento, nelle copertine dei dischi, nei videoclip), della provocazione sessuale (Boy George, i Soft Cell, i Bronsky Beat, i Frankie Goes To Hollywood….). Per un ragazzino come me, una vera rivoluzione. Ma gli ’80 ai miei occhi sono stati anche la scoperta dell’autoproduzione: le fanzine, le rock band indipendenti, le piccole etichette. Ho capito che qualcosa stava cambiando e soprattutto che era possibile partecipare (in piccolo) al cambiamento: anch’io potevo fare la mia rivista fotocopiata, distribuire demotape, organizzare un festivalino di musica.

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Eighty Blues 1 ovvero non si esce vivi dagli anni’ 80

Non si esce vivi dagli anni' 80 Eighty BluesGli anni ’80 erano gli anni della mia adolescenza, quelli che mi hanno portato alla maggiore età. I primi amori, le corse in bicicletta perché mio padre: “… no, il motorino no!” e dunque “via!” verso una certa autonomia di vita. C’erano i racconti di mio nonno Primo sui partigiani, sulla guerra e sui fascisti. C’erano due sistemi politici uno contro l’altro, fino alla caduta del muro di Berlino. E poi la corsa agli armamenti nucleari.
Negli anni ’80 tutto cambiava attorno a me.
Nuove passioni nascevano o si sviluppavano: il cinema, i fumetti di Hugo Pratt, di Enki Bilal e di Andrea Pazienza e poi la musica. Si, tanta musica.
Mettere da parte le “mancette” o lavorare in estate per poi andare in treno a Padova nei negozi di dischi, come la Crash Records e poi scambiarsi i vinili con qualche amico per farsi i “nastrini”. Il primo viaggio a Londra con mio fratello.
No, niente nostalgia perché un po’ si cambia ma sono sicuro dagli anni ’80 ho imparato a crescere e in un certo andare modo avanti.

E per Voi, amici musicisti, fanzinari e/o blogger?

 

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