Enrico mi chiede di partecipare scegliendo una canzone di pace. Ho
scelto una canzone di quando avevo vent’anni – sapete, è una di quelle
canzoni che mi sarebbe proprio piaciuto scrivere (e ce ne sono dozzine).
La traduzione è una di quelle che faccio io, senza istruzione né
pretese. Allora sembrava possibile che la musica, la letteratura, l’arte
potessero avere una qualche influenza positiva sul destino del mondo. Ma
così non è stato. Magari fosse che i messaggi che viaggiano con la
musica e la poesia potessero mettere radici ovunque. Dopo aver letto
“Addio alle armi” di Ernest Hemingway non ci sarebbe dovuta essere
un’altra guerra mondiale. Dopo aver letto “Urlo” di Allen Ginsberg si
sarebbe dovuti scendere nelle piazze a cantare a piangere ad
abbracciarsi e accarezzarsi e baciarsi e fare l’amore ovunque e in tutti
i modi che ci venivano in mente. Sarebbe stato meraviglioso. Dopo aver
letto un qualsiasi scritto di Mario Rigoni Stern o “La storia” di Elsa
Morante si sarebbe dovuta insegnare la cultura della pace e del sostegno
reciproco nelle scuole, ci si sarebbe dovuto prendere amorevolmente cura
dei bambini e dei più deboli, degli sfortunati, degli anziani. Ma, come
sappiamo, niente di tutto questo è successo. Dopo “All you need is love”
si sarebbero dovute distruggere tutte le armi e abbattere i confini, ci
si sarebbe dovuti occupare di ospedali, scuole, mense e case per tutti.
E invece no, abbiamo continuato ad armare i confini di stato e costruire
portaerei, mine, lanciafiamme e cannoni. D’altra parte sono duemila anni
che c’è gente disposta a mentire, a rubare, rapinare stuprare torturare
e massacrare convinta di mettere in pratica le nobili verità del
vangelo.
Peter Hammill ha scritto “The future now” nel 1977, quando non aveva
ancora trent’anni, e l’ha inclusa nell’album omonimo del 1978. La
versione che ha fatto il nido nel mio cuore è quella dell’album dal vivo
“The margin” (1985). Riascoltarla oggi mi trasmette uno spaesamento
forte: mi sembra di aver percorso tanta strada, ma se mi guardo intorno
il mondo è fermo. Fermo proprio sull’orlo del precipizio, a guardare
giù.
Marco Pandin – stella_nera@tin.it
The Future Now | Il futuro adesso |
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Here we are, static in the latter half Of the twentieth century But it might as well be the Middle Ages, There'll have to be some changes But how they'll come about foxes me. I want the future now, I want to hold it in my hands; All men equal and unbowed, I want the promised land. But that doesn't seem to get any closer, And Moses has had his day... The tablets of law are an advertising poster, Civilization here to stay And this is progress? You must be joking! Me, I'm looking for any kind of hope. I want the future now, I want to see it on the screen, I want to break the bounds That make our lives so mean. Oh, blind, blinded, blinding hatred Of race, sex, religion, colour, country and creed, These scream from the pages of everything I read. You just bring me oppression and torture, Apartheid, corruption and plague; You just bring me the rape of the planet And joke world rights at the Hague. Oh, someday the Millennium! But how far is someday away? I want the future now I'm young, and it's my right. I want a reason to be proud. I want to see the light. I want the future now, I want to see it on the screen, I want to break the bounds: Make life worth more than dreams. | Eccoci, fermi nella seconda metà del ventesimo secolo ma potrebbe anche essere il medioevo Serviranno dei cambiamenti, sì Ma pensare a come arriveranno mi confonde Voglio il futuro adesso Voglio stringerlo tra le mani Tutti uguali e liberi Voglio la terra promessa ma pare che non ci siamo avvicinati più di quanto Mosè aveva fatto allora Le tavole della legge come cartelloni pubblicitari La civiltà è qui per rimanerci E questo lo chiamiamo progresso? Stai scherzando, vero? Io, io cerco una speranza qualsiasi Voglio il futuro adesso Lo voglio vedere alla televisione Voglio spezzare le catene che rendono così infelice la nostra vita Odio cieco, accecato, accecante nei confronti di razza, sesso, religione, colore, paese e credo Ecco ciò che urlano le pagine di tutti i giornali che leggo Mi raccontano di oppressione e tortura, segregazione, corruzione e pestilenze Mi raccontano della distruzione del nostro pianeta e barzellette sui diritti umani Oh, domani arriverà il millennio nuovo Ma quanto è distante il domani? Voglio il futuro adesso Sono giovane, è un mio diritto Voglio un motivo per cui essere fiero Voglio vedere la luce Voglio il futuro adesso Voglio vederlo alla televisione Voglio spezzare le catene Voglio che vivere diventi meglio che sognare |
…Bastasse la Musica o la Letteratura a fermare l’idiozia umana !
Purtroppo sarà sempre un tristissimo delirio…
Condivido il tuo pensiero, anzi … è una situazione brutta che non fa che peggiorare.
Tremendamente attuale purtroppo.
Una storia che si ripete.
Resta immutato il desiderio di pace. Grazie
Post bellissimo da far leggere a tutti, dalle scuole agli ospizi: chiaramente sventolando e cantando ogni giorno queste parole ai politici di tutto il mondo, chiedendogli perché…….
Caro Barman, grazie, hai proprio ragione! La musica è la miglior risorsa!
È da tempo che rimugino gli stessi identici pensieri. E i fatti e la realtà smentiscono a cominciare dal più banale quotidiano, senza nemmeno dovere in tirare in ballo la cosiddetta geopolitica.
Penso sia una riflessione comune, caro Guido.
Un testo molto significativo.
Sereno giorno.
Si, resta attuale, grazie.