I negozi di dischi sono ingiustamente chiusi per decreto, mentre le librerie e le edicole sono aperte. Mi pare che i nostri governanti si siano scordati di queste piccole, ahimè, realtà. Riporto l’appello tratto dal blog In Retrospettiva.
NEGOZI DI DISCHI CHIUSI… PER SEMPRE? Incredibili “disparità di trattamento”… in piena pandemia, dopo più di un anno di restrizioni e di chiusure imposte, i dischi continuano a non essere considerati prodotti culturali, a differenza dei libri. Mentre i negozi di dischi in zona rossa sono insensatamente chiusi (piccoli negozi dove peraltro non ci sono mai stati assembramenti e si sono sempre rispettate tutte le regole di utilizzo delle mascherine, di distanziamento e di igienizzazione), le librerie e le edicole rimangono invece aperte, e addirittura importanti catene commerciali in ambito elettronico/tecnologico ma anche librario vendono liberamente dischi e cd, quando secondo il decreto sarebbero tenute a delimitare quei prodotti con il nastro e ad impedirne la vendita. La domanda dunque è: “Forse lì ci si contagia di meno?” Si tratta insomma di un decreto fatto apposta per far chiudere definitivamente i negozi di dischi che, pur con grandi difficoltà, erano tornati ad aprire negli ultimi 10 anni? Ricordiamo che nelle “zone rosse”, tra il 2020 e il 2021, i negozi di dischi sono stati sottoposti a una chiusura forzata in alcune regioni fino a 200 giorni, oltretutto mitigata da bonus e ristori a dir poco irrisori o addirittura inesistenti, che non hanno consentito di coprire neppure una piccola parte delle numerose spese vive (affitti, utenze, spese condominiali, tasse sui rifiuti, tasse sulla pubblicità, spese bancarie etc.) che ogni attività commerciale ha costantemente a carico, indipendentemente dal fatto se sia aperta o chiusa. Va anche segnalato come praticamente quasi nessun negozio di dischi possa beneficiare del recente “decreto sostegni”, visto che raggiungere perdite di fatturato di almeno il 30% avrebbe significato non lavorare del tutto, mentre noi negozianti, nei mesi di apertura e grazie alle vendite on-line, abbiamo cercato di “tirare al massimo”, di limitare le perdite e di aumentare i fatturati giusto per cercare di pareggiare i conti. Ed ora, con le nuove restrizioni, il Governo ci impone di chiudere senza offrirci neppure un centesimo di ristoro per questa completa mancanza di attività. Pur non essendo organizzati formalmente come associazione di categoria e pur non avendo un sindacato di riferimento, noi negozianti di dischi siamo tutti in stretto contatto e in questi mesi abbiamo portato avanti varie azioni di sensibilizzazione sul tema. Le 3 richieste essenziali che vorremmo portare all’attenzione del Ministro della Cultura Franceschini e dei Presidenti delle Regioni (che dovrebbero essere particolarmente attenti alle piccole attività commerciali, che sono tessuto fondamentale dei Comuni, e delle Regioni) sono i seguenti: 1) chiediamo innanzitutto la possibilità di lavorare ed essere regolarmente aperti al pubblico, anche in zona rossa, così come i nostri concorrenti (librerie, edicole, catene di centri commerciali) che vendono lo stesso tipo di prodotti, ovviamente nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. 2) richiediamo la possibilità di offrire il servizio di “asporto” per i clienti. Non riusciamo davvero a capire dove risiederebbe il pericolo nel far entrare un cliente alla volta per il tempo del ritiro di un disco, guando invece bar ed altre attività, che sono libere di offrire ai loro clienti caffè e bevande da asporto, sono costantemente affollati, nelle immediate vicinanze, di persone che si intrattengono per molto tempo a bere e a fumare ovviamente senza mascherina, senza distanziamento e nel più completo spregio delle norme in vigore. 3) i libri beneficiano della tassazione IVA agevolata al 4%, i dischi continuano ad essere sottoposti a una gravosa tassazione IVA al 22%. Chiediamo che anche i dischi vengano elevati, come in molti Paesi esteri, al rango di prodotti culturali, e tassati al 4%. Questo consentirebbe una ripresa per tutto il settore, particolarmente “dimenticato” dalle autorità e dall’opinione pubblica. Aderiscono a questo comunicato questi negozi di Dischi (negozi di dischi fisici e indipendenti!): AII the Best! – Imola BO – Baroncini Filippo Alphaville Piacenza Antonio Curtoni Paolo Rebecchi Alta Fedeltà Cagliari – Caterina Scano Arpa – Torino – Alberto Fiabane Berlin Vinile – Imola – Claudio Galamini Cari & Rari – Catania Gaetano Gulisano Casa Della Musica – Reggio Emilia – Marco Domeniconi Carillon Lissone MB Compact Disc la dischetteria Montebelluna TV – Lisi Bresolin Cuordivinile Record Shop – Bra CN Maurizio Marino De Santi Dischi – Castelfranco TV Paolo De Santi Dischi e Dintorni – Torino – Andrea Benedetti Disclan – Salerno Mario Maysse Disco Story Darfo Boario Terme BS – Lina Discorso – Sacile PN – Agnese Puiatti Discostores Legnano MI Discoteca Caporilli – Albano Laziale RM – Bruno Caporilli Elastik Rock – Roma – Simona Burini Filmusica – Valdagno – VI Stefano Branco Il Discomane Milano Valeria Baldan Jommi – Velletri RM – Erminio Jommi Jukebox all’idrogeno – Macerata – Francesco Zeffiretti Jungle Records Conegliano TV Luigi Buso Melluso Dischi – Messina – Rizzo Carmela Metrodora Tivoli RM – Giorgio Meloni Mondo Musica – Novara – Rosilde Catania Mr Musick. Nuoro Marco Ribaudo Musica Parliamone Roma – Gianni Guarino Muzak Cuneo – Enrico Bruna NonSoloMusica Nuoro Alberto Flumini Penny Lane – Novara Marco Pagine¬e – Caltanissetta – Germano Imprescia Pink Moon Roma – Alessandro Girlando Ritmi Urbani Santa Maria Capua Avetere CE Anselmo Pezza De Chiara Rock paradise Nerviano MI Mauro Pesce Rocker Record Store Pinerolo TO Manuel Lardaruccio Sky Stone And More Lucca Slow Record Shop Cecina LI Alessio Cruschelli Sottodisco Agropoli SA Garofalo Oreste Spazio Astra Foligno PG Ilaria The Hole Records Montebelluna TV Carlo Lilliu Too Much Music Grottaferrata RM Madrita Petrelli Top dischi Benevento Luigi Minicozzi Tune Dischi Novara Silvia Bassetti Volume 33 Music Store Monterotondo RM Tarquini Pietro
Il primo album di David Bowie che comprai fu Let’s Dance. Il tipo che me lo vendette disse che non gli piaceva, anzi gli faceva schifo. Sia io che lui ascoltavamo la new wave, il punk eccetera ma …
Let’s Dance mi lasciò perplesso, però mi piacque per i ritmi e i suoni delle canzoni, insomma i colori che ne scaturivano fuori.
Giacomo Spazio è un artista underground a tutto tondo: musicista, grafico e pittore, nonché fondatore della fanzine Vinile e fondatore dell’etichetta discografica Vox Pop.
Le sue attività iniziarono negli anni’80 a Milano, è stato anche membro fondatore della band new wave 2+2=5.
Sentiamo da Giacomo perché si doveva registrare un vinile negli ann’80.
Giacomo Spazio, inseguitore di sogni
Non ho mai pensato che fare un disco in vinile fosse importante.
Quando ho iniziato ad occuparmi seriamente di musica, producevo K7 (tape). Belle, bellissime. Facili da comperare e ancora più semplici da registrare, in casa con la doppia piastra. Vero DIY.
Regitrare un disco in vinile, arrivò, anni dopo. Quando Nino si convinse che potevamo insieme produrre qualcosa di interessante. Solo allora, finite le registrazioni di “…Into The Future…” con Rieko che ci diede man forte suonando le tastiere, pensammo che era il momento di stampare un vero e proprio LP. Ci aiutò in questo la Ma.So. e finalmente la nostra band, che in culo alle regole, avevamo battezzato con un operazione matematica (2+2=5), diventò reale. Tutti, al dire il vero non proprio tutti poiché stampammo 500 copie, si accorsero che esistevamo.
Persino la rivista inglese NME, parlò del nostro disco. Ma concerti praticamente nulla. Quelli arrivarono dopo, quando le strade artistiche di ognuno iniziarono a prendere direzioni differenti. Ma sono davvero felice di avere pubblicato dei dischi in gioventù, sia per l’amicizia che mi lega ancora ai miei compagni di avventura, sia perché (come tutti quelli che allora hanno lasciato un segno tangibile) abbiamo inciso in maniera indelebile la STORIA di questa nazione!
Per la rimozione delle etichette dalle copertine o buste interne appiccicate sui dischi in vinile, personalmente uso questo metodo, ovviamente ogni uno avrà poi il suo.
Con la fiamma di un accendino scaldo l’etichetta ponendolo sotto alla stessa, prestando attenzione a non bruciare il cartoncino e avendo in precedenza tolto il disco dalla custodia. In questo modo la colla dell’etichetta scaldandosi perderà la sua proprietà collosa, quindi delicatamente e magari con l’aiuto di una lama la rimuovo lentamente, se la fiamma lascia un po’ di fuliggine sulla copertina si può rimuoverla facilmente con uno straccetto umido, meglio farlo subito però.
Il nastro adesivo trasparente col tempo si secca e di conseguenza viene via facilmente togliendolo sempre con cura, il più infame è il nastro da pacchi marrone che pur scaldandolo si leva facilmente ma tende a lasciare il colore, si può provare a toglierlo a sua volta con essenza di trementina, in quanto grassa non dovrebbe intaccare l’inchiostro della stampa, sempre meglio fare una piccola prova su un’area ristretta della copertina. Non usare assolutamente a tale scopo diluente al nitro, acetone, triellina o acquaragia.
Dimenticavo una cosa: bisogna stare attenti a determinate vecchie copertine plastificate sul fronte e normali sul retro, perchè la fiamma dell’accendino potrebbe bruciare la plastica, rovinando la copertina.
In questi casi e’ meglio provare a scaldare l’etichetta con un normale asciugacapelli.
Io faccio così: prendo il vecchio disco lo bagno con acqua tiepida e poi con una spugnetta insaponata delicatamente la passo sul vinile, seguendo il senso del microsolco mai di traverso, senza insistere in un punto preciso e senza toccare l’etichetta rotonda al centro.
Successivamente lo asciugo con un asciugamano e in seguito con del lubrificante WB 40 reperibile in tutte le ferramenta. Gli do’ una spruzzatina ripulendolo poi con un panno morbido, tipo quelli per spolverare o di flanella.
Il WD 40 è un prodotto lubrificante antistatico che mantiene lontana la polvere.
Facendolo poi suonare sul piatto alla fine si formerà sulla puntina una pallina di polvere rimovibile tranquillamente con il polpastrello dell’indice.
Scrissi un po’ di tempo fa un post dedicato alla Crash Records, il leggendario negozio di dischi di Padova e ho avuto la fortuna di avere tra i lettori Michele.
Abbiamo scoperto che eravamo entrambi clienti della Crash Records da vecchia data ovvero dagli anni’80, come passa il tempo eh?
Scambiandoci ricordi e commenti, ho saputo che Michele riesce a far la pulizia dei dischi in vinile e a sistemare le copertine se rovinate. Lui li chiama trucchetti. Mica male far risorgere i dischi della propria collezione, ho pensato.
Allora perché non scrivere un post su questi trucchetti e condividerli qui nel blog? Magari anche altre persone ne hanno di simili e ci si potrebbe confrontare.
Roba da vecchi? Non lo so però se non altro è un buon modo di passare il tempo e per riascoltare buona musica!
Prossimamente troverete qualche post che vi sarà utile a ridare nuova vita ai vostri dischi in vinile.
Attenzione: l’autore dei post e il blog stesso non si prendono nessuna responsabilità sul risultato finale dell’operazione sui dischi in vinile e sulle copertine. Il nostro consiglio è di provare su vinili di poco valore e non rarità.
Daniele Ciullini durante gli anni ’80 gestiva fanzine e componeva musica elettronica e ora grazie alla nuova riscoperta della vecchia scena underground italiana degli anni ’80 è stato selezionato da Alessio Natalizia nella compilation Mutazione, edita per l’etichetta inglese Strut Records. Interessante riprendere gli esperimenti del passato ma ora Daniele sta vivendo una nuova creatività musicale proprio nella sua città, Firenze. Daniele ha sempre cercato delle suggestioni da luoghi isolati o abbandonati per trarne ispirazione.
Il progetto sonoro Musica per architetture abbandonate è ormai rilasciato già da qualche mese ma ci sono altre novità …
Domanda: Daniele, introduci la scena underground degli anni ‘8o a Firerenze.
Risposta: Gli anni ’80 hanno attraversato Firenze con tutto il loro potenziale di creatività un po’ come dovunque. E’ stata un’onda che ha toccato tutte le aree, anche se arti applicate, teatro e musica hanno fatto la parte del leone. Secondo le leggi che governano lo sviluppo della società in genere ad una moltiplicazione quantitativa di prodotti culturali ha corrisposto poi la nascita di una rete di spazi e occasioni nei quali portare in superficie le produzioni; sono così sbocciati discoteche, trasmissioni radio, club, negozi e fanzines nei quali quel variopinto mondo mutante e trasgressivo ha trovato sede. Un circuito che qualitativamente e quantitativamente ha oscurato quello più ufficiale, chiuso nel mantenimento della tradizione e incapace di aprirsi al cambiamento. Queste in sintesi le luci. Le ombre invece, a mio avviso, sono localizzate sul fiato corto che tanti nomi e situazioni hanno avuto. Quasi una fiamma che rapidamente si è spenta, così che soltanto ben pochi progetti sono stati capaci di reggere l’urto del tempo sviluppando quei geni di bellezza e novità mostrati in origine.
→ Prosegui la lettura di Da Mutazione a Musica per architetture abbandonate di Daniele Ciullini
La fanzine Vinile fu fondata a Milano negli anni ’80 e si tratta di una delle pubblicazioni underground più note. Gli artefici furono Carlo Charlie Albertoli, Gigi Marinoni e Giacomo Spazio.
Giacomo si occupava della parte grafica. Vinile era fra le pubblicazioni di Stampa Alternativa e l’intento di Charlie, Gigi e Giacomo era di creare una rivista nettamente diversa dalle altre riviste musicali italiane. Tenevi in mano Vinile come se fosse la copertina di un 45 giri, infatti queste erano le dimensioni di Vinile, il tutto interamente stampato su carta riciclata. La grafica interna molto underground, con immagini e disegni a fotocopia sporca ingrandita, mentre i caratteri per i testi sembravano quelli di una vecchia macchina da scrivere, ciò nonostante la sfogliavi e la leggevi benissimo.
La ricerca, che da tempo faccio qui nel blog, sulla scena musicale indipendente italiana, non poteva non imbattersi nella fanzine milanese Vinile.
La fanzine era curata Carlo Albertoli, Gigi Marinoni e Giacomo Spazio, tutto questo accadeva alla fine degli anni ’80 a Milano.
La rivista era pubblicata da Stampa Alternativa ed possedeva un aspetto grafico e di contenuti molto diverso dalla stampa musicale ufficiale. L’impianto grafico aveva le dimensioni di un 45 giri, copertina e pagine interamente stampate su carta riciclata. La grafica interna molto underground, con immagini e disegni a fotocopia sporca ingrandita, mentre i caratteri per i testi sembravano quelli di una vecchia macchina da scrivere, ciò nonostante la sfogliavi e la leggevi benissimo.
Ad ogni numero vi era un dischetto e una volta furono anche due. I brani erano tutti inediti di band italiane indipendenti e straniere. Le pagine erano fitte di recensioni musicali brevi e immediatamente comprendevi se spenderci delle lire. All’interno di Vinile vi erano articoli, interviste, discografie e concerti, insomma una fanzine o forse proprio una vera rivista musicale.
Dopo aver intervistato Carlo “Charlie” Albertoli mi sono chiesto perché non sentire anche il direttore pre – punk Gigi Marinoni sull’esperienza di Vinile? Ecco le stesse domande fatte a Carlo Albertoli rivolte a Gigi Marinoni.
→ Prosegui la lettura di Vinile la fanzine rivista – musicale intervista a Gigi Marinoni
Molti anni fa la casa editrice Stampa Alternativa inaugurò la collana Sconcerto, dedicata ad artisti della musica Rock, privilegiando gruppi poco conosciuti o di culto come i Doors, i Grateful Dead o i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale.
Le copertine e i vinili allegati alla Collana Sconcerto
L’idea di fondo della collana era giusta per il tempo, perché negli anni ’80 non era facile avere informazioni complete su un gruppo o trovare i testi e le traduzioni. Infatti capitava spesso che le lyrics non erano incluse nell’album.
Assieme alle traduzioni vi erano le schede discografiche, la biografia della band o brani d’ interviste tradotti da magazine stranieri. Mi vengono in mente, ad esempio, le dichiarazioni ad effetto di Morrissey degli Smiths sulla società, il sesso o il cibo vegetariano.
Insomma era davvero un bel compendio per approfondire il proprio artista preferito. I libri erano bilingue, perché oltre ai testi tradotti tutto il contenuto era sia in italiano che in inglese. La caratteristica quindi era l’agilità della lettura di una vera e propria monografia.
Incluso al libretto era allegato un supporto sonoro in vinile con brani rari o cover di gruppi italiani dedicati alla band. Successivamente, nelle seconde edizioni e nei nuovi titoli della collana, il vinile 7″ venne sostituito dai CD in formato 3″.
Caso unico nella collana Sconcerto, i libretti sugli Smiths contenevano delle cartoline con le copertine dei dischi del gruppo.
→ Prosegui la lettura di La collana Sconcerto di Stampa Alternativa
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