Lalli Stefano Risso – Qui

Lalli Stefano Risso Qui copertina

Lalli (cantautrice solista e fondatrice dei Franti) assieme al contrabassista Stefano Risso hanno scritto un bellissimo album fra musica d’autore e jazz intimista. La voce calda di Lalli canta e recita fra suoni essenziali che avvolgono l’ascoltatore. In questo disco Lalli e Stefano scelgono di raccontare le storie dentro le canzoni, facendo emergere un piccolo universo intimo ed articolato.

Lalli Stefano Risso Qui copertina interna

Per ricevere “Qui” di Lalli e Stefano Risso, potete rivolgervi a:
stella*nera oppure a Silentes

A Verona: Se ho Vinto Se ho Perso docufilm sui Kina

A Verona giovedì 28 aprile 2022, sarà presentato il libro e il DVD “Se ho vinto Se ho perso”, dedicati al gruppo anarcopunk dei Kina, storica band della scena underground italiana degli anni’80.
Saranno presenti il curatore del libro Marco Pandin di stella *nera e Sergio Milani, batterista e voce dei Kina e Frontiera. All’evento sarà proiettato il docufilm “Se ho vinto Se ho perso” diretto da Luca Rossi, a cui saranno presenti Marco e Sergio.

Vi aspettiamo a Verona, presso La Sobilla in Salita San Sepolcro, 6b.

Presentazione: Kina Se ho Vinto Se ho Perso

Marco Pandin di stella * nera non sta fermò un momento!

Domenica 19 dicembre 2021, presso il circolo “Al Bafo” a Seriate (BG), sarà proiettato il film “Se ho Vinto Se ho Perso” sulla band anarcopunk dei Kina e Marco ne ha curato l’omonimo libro.

I Kina sono stati e sono uno dei gruppi più importanti dell’Hardcore Punk italiano. Nati nel 1982 ad Aosta, hanno suonato in Italia ed in Europa. Fedeli all’idea di antagonismo e del “fai da te”, fondarono assieme ai Franti l’etichetta discografica Blu Bus. Nel 2019 è uscito il docufilm “Se ho Vinto Se ho Perso”, ora nel 2021 stella * nera ha appena pubblicato un libro di circa sessanta pagine con testi, interviste e molte foto. Assieme al libro un CD con registrazioni del reunion tour del 2019 e in DVD il docufilm “Se ho Vinto Se ho Perso” diretto da Gian Luca Rossi.

La locandina: “Se ho Vinto Se ho Perso”

Il programma dell’Anarchist Bookfair.

Intervista ai curatori di Vennero in sella due gendarmi

Vennero in sella due gendarmi è una raccolta di scritti e musica curata per aiutare il fondo di difesa Genova Antifascista. I curatori sono Marco Pandin e Marco Sommariva, così ho pensato di sentire da loro come sta andando la situazione per supportare il fondo di difesa genovese.

Come sta proseguendo l’iniziativa?

Marco Sommariva: Alla grande: da sabato scorso 6 febbraio la prima tiratura è da considerarsi esaurita, e questo significa che è andata via in sole tre settimane. A giorni partirà la ristampa.
Marco Pandin: Vero, questa velocità di diffusione mi sorprende e mi rende felice. Ma la soddisfazione più grande è stata il rendersi conto della grande voglia di partecipare, di essere e di esserci, del desiderio di contribuire come possibile. Marco ed io abbiamo costruito questa rete di contatti senza avere un disegno o una strategia, sono bastati cinque-dieci minuti al telefono quindi neanche il tempo tecnico per metterci d’accordo. Abbiamo chiesto, fatto girare la voce. E non ne farei neanche una questione di comune orientamento politico, tanto siamo diversi – tutti. Penso che sia stato compreso a fondo il nostro spirito più autentico, la nostra voglia di fare qualcosa. Ho già curato altre raccolte nel passato, penso che sia la prima volta che nessuno tra i partecipanti mi abbia chiesto una qualche lista delle adesioni già pervenute – e questo trovo la dica lunga sull’atteggiamento di come ciascuno ha messo a disposizione la propria creatività senza chiedere niente in cambio.

Qual’è la tiratura di Vennero due gendarmi … ?

M. S.: 600 copie la prima tiratura, e di altre 600 sarà la seconda.

Avete agito su espressioni artistiche diverse: il disegno, la musica e la scrittura.

M. S.: Ogni forma d’arte può veicolare il messaggio antifascista, così come ognuno di noi può combattere quotidianamente ogni forma di fascismo, e se per caso avessimo difficoltà a identificare questo cancro che a volte s’insedia anche in famiglia, forse può aiutare ricordare cosa scrisse Pasolini nel ’74: “Se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la “società dei consumi” ha bene realizzato il fascismo”. E aggiungo che quello di combattere personalmente il fascismo, ogni giorno e in ogni luogo, è uno sforzo che dobbiamo fare perché, come scriveva Orwell, “Se sostenete che il fascismo è soltanto un’aberrazione che in breve tempo si esaurirà da sola, vi cullate in un sogno dal quale vi desterete nel momento in cui qualcuno vi darà una manganellata sulla testa”.
M. P.: Quando avevo vent’anni ho letto un volantino dei Crass dove c’era scritto press’a poco “La nostra arma più potente è la creatività”. Ero un fanzinaro, del genere non so cosa fare e come fare, ma lo faccio comunque. Col mio giro di amici di allora amavamo ascoltare musica, suonare, disegnare, scrivere, sognare – tutti pretesti per incontrare, conoscere, imparare, scambiare, confrontarsi, crescere. Ecco, quella frase mi ha colpito, ispirato ed accompagnato, ed ho cercato di farla mia anche nelle mie storie di tutti i giorni. Se ne ho ricavato un insegnamento? Direi che pensarla così è stato fondamentale per riuscire a sopravvivere nel posto di lavoro, per impostare la vita in casa e l’educazione dei figli. Per costruire una mentalità che sia condivisione, oltre che perenne capacità di meravigliarsi.

Come è stata accolta dai genovesi la raccolta per il fondo di difesa Genova Antifascista?

M. S.: Benissimo. Tutte le realtà antifasciste genovesi hanno acquistato numerose copie e, ne avessimo ancora a disposizione, ne acquisterebbero altre: abbiamo consegnato pacchi contenenti sino a 40 confezioni. Grande attenzione ci è stata dedicata anche dalle altre province liguri: Savona, Imperia e La Spezia. Ma l’iniziativa sta andando forte anche fuori dai confini regionali: tutta l’Italia s’è mossa, dal Friuli alla Calabria, dalla Sicilia al Piemonte, passando per la Sardegna.

Alla luce di quanto mi avete raccontato, come sarà il futuro?

M. S.: Dopo l’evoluzione della repressione che è passata dal “solo” picchiare coi manganelli al picchiare coi manganelli e sulle tasche degli antifascisti, ho l’impressione che il Sistema dovrà ulteriormente cambiare tattica per provare a mettere in ginocchio l’antifascismo, visto che – militanti e non – non ci hanno pensato su due volte a metter mano al portafogli per riempire la cassa che occorrerà a coprire le spese legali dei 56 denunciati per gli scontri di Piazza Corvetto, del maggio 2019. Per noi antifascisti il futuro è roseo, e non può essere diversamente dopo i “muscoli intellettuali” mostrati con questo doppio cd; lo vedo nero, invece, per chi sta dall’altra parte. Siamo tanti, uniti, preparati, e combattiamo su più livelli: noi abbiamo un futuro, questo è certo.
M. P.: Sorrido nel sentire Marco che parla così: parla come un disco di Franti, io tenderei a essere più introspettivo e pensoso come un disco dei Kina. Entrambi facevano però fiorire in cuore delle belle speranze, e non c’era bisogno di trucchi e travestimenti o slogan urlati dal palco. Miravano al cuore della gente, e hanno fatto centro. Quando ero ragazzo era stato creato questo mito del “non futuro” – coi Sex Pistols lo cantava buona parte del punk, e dopo gli anni di piombo e nel bel mezzo degli anni di televisione obbligatoria io lo trovavo opprimente e insostenibile. Il futuro c’era eccome, solo che bisognava farsi il culo per costruirlo. Una cosa che ho imparato in questi anni è che il “non futuro” era una trovata pubblicitaria per derubarci degli spiccioli e della speranza. Forse ho fatto bene allora ad ascoltare il cuore.

Si può richiedere la raccolta in 2CD, con offerta libera e responsabile a: Genova Antifascista

Si ascoltare l’intervista a Marco Sommariva per Genova Antifascista a cura di Gianluca Polverari su: Radio Città Aperta Podcast.

Contributi scritti di:

Erri de Luca, Giansandro Merli, Franco Arminio, Maurizio Maggiani, Fabio Geda, Paolo Cognetti, Haidi Gaggio Giuliani, Max Mauro, Alessandro Spinazzi, Carmine Mangone, Stefano Giaccone, Marco Sommariva

Contributi grafici di:

Zerocalcare, Gaia Cocchi, Fabio Santin, Chiara Sestili, Elia Fortunato, Federico Zenoni, Stefano Sommariva, Shinbross [Giulio Sciaccaluga], NicoComix

Le canzoni del doppio CD “Vennero in sella due gendarmi, vennero in sella con le armi”:
  1. Giorgio Canali – Genova per noi
  2. Andrea Sigona – La ballata dell’innocenza
  3. Yo Yo Mundi con Marco Rovelli – Anarcobaleno
  4. Ascanio Celestini – La camminata del moribondo
  5. Mars on Pluto – La violenza
  6. L’Estorio Drolo – La chansoun de Nadu
  7. Alessio Lega – Matteotti
  8. Banda POPolare dell’Emilia Rossa – Non mi scorderò di te
  9. Modena City Ramblers – La legge giusta
  10. Nuovo canzoniere Partigiano – Festa d’aprile
  11. Bandabardò – Tre passi avanti
  12. Lo ZOO di Berlino con Franco Fabbri – Pontelandolfo
  13. Gang – Marenostro
  14. Luca Bassanese – Il bombarolo
  15. Loris Vescovo – Sigur
  16. Simona Boo – Estate ’89 (Una storia dal mare)
  17. Paolo Capodacqua – I nidi degli uccelli
  18. Od Fulmine con Davide Toffolo – La verità
  19. Dany Franchi – Wanna know
  20. Franti – Quando me ne andrò
  21. Massimo Zamboni – Fine
  22. Umberto Maria Giardini – Molteplici e riflessi
  23. Subsonica – Preso blu
  24. Kina – Sabbie mobili
  25. Wu Ming Contigent – Peter Norman
  26. Daniele Sepe e i Fratelli della Costa – Cazzimmao (Pesciolini & pesci a brodo)
  27. Caparezza – L’uomo che premette
  28. Luca ‘O Zulù Persico – Bella ciao
  29. Mauràs – Majorana
  30. Signor K feat. ‘O Zulù – Corre forte la locomotiva
  31. Assalti Frontali – Roma meticcia
  32. Putan Club – Sens la mort
  33. Cesare Basile – Nesima rodeo
  34. Lalli e Stefano Risso – Le colline spezzate

Si può richiedere la raccolta in 2CD, con offerta libera e responsabile a: Genova Antifascista

Vennero in sella due gendarmi – 2CD per il fondo di difesa di Genova Antifascista

A Genova, il 23 maggio 2019, più di un migliaio di cittadini, si sono incontrati a Piazza Corvetto per esprimere la propria contrarietà ad un comizio di casa pound. Purtroppo ci fu una reazione spropositata delle forze dell’ordine verso il giornalista Stefano Origone di Repubblica e i partecipanti antifascisti. Il primo fu vittima e testimone delle violenze. Successivamente, agli altri sono arrivate 56 denunce e circa 60.000 euro di multe da pagare e quindi queste persone si dovranno difendere in tribunale dall’accusa di antifascismo. Una situazione, posso dire, paradossale.

Vennero in sella due gendarmi Copertina

Per dare una mano e per non far sentire soli, è nato un fondo di difesa e per sostenerlo Marco Pandin e Marco Sommariva hanno avuto l’idea di chiedere ad amici artisti un supporto. Musicisti, disegnatori, pittori, scrittori e performer hanno partecipato con una loro opera. Così è nata la raccolta in 2CD “Vennero in sella due gendarmi, vennero in sella con le armi“. Creata con il semplice passaparola, oltrepassando le distanze e gli stili espressivi dei partecipanti, ma con la volontà di unire la propria voce “in un coro di vibrante protesta“. I due Marco sono rimasti felici e anche un pochetto sorpresi da tutta questa solidarietà, per sostenere il fondo di difesa.

Tutti gli artisti, chi più o meno noto, hanno partecipato in maniera volontaria e del tutto gratuita. La raccolta è interessante e mi piace molto perché variegata, ma proprio dalla diversità di voci, suoni, disegni e parole, si respira un ossigeno vitale, che invita a non restare indifferenti. Un altro motivo per ascoltare “Vennero in sella due gendarmi, vennero in sella con le armi“, è che fra le canzoni vi sono parecchi inediti.
La copertina è una elaborazione grafica autorizzata di Zerocalcare e rappresenta un estintore, di tragica memoria: il G8 di Genova del 20 luglio del 2001.

Si può richiedere la raccolta in 2CD, con offerta libera e responsabile a: Marco Sommariva

Si ascoltare l’intervista a Marco Sommariva per Genova Antifascista a cura di Gianluca Polverari su: Radio Città Aperta Podcast.

Contributi scritti di:

Erri de Luca, Giansandro Merli, Franco Arminio, Maurizio Maggiani, Fabio Geda, Paolo Cognetti, Haidi Gaggio Giuliani, Max Mauro, Alessandro Spinazzi, Carmine Mangone, Stefano Giaccone, Marco Sommariva

Contributi grafici di:

Zerocalcare, Gaia Cocchi, Fabio Santin, Chiara Sestili, Elia Fortunato, Federico Zenoni, Stefano Sommariva, Shinbross [Giulio Sciaccaluga], NicoComix

Le canzoni del doppio CD “Vennero in sella due gendarmi, vennero in sella con le armi”:
  1. Giorgio Canali – Genova per noi
  2. Andrea Sigona – La ballata dell’innocenza
  3. Yo Yo Mundi con Marco Rovelli – Anarcobaleno
  4. Ascanio Celestini – La camminata del moribondo
  5. Mars on Pluto – La violenza
  6. L’Estorio Drolo – La chansoun de Nadu
  7. Alessio Lega – Matteotti
  8. Banda POPolare dell’Emilia Rossa – Non mi scorderò di te
  9. Modena City Ramblers – La legge giusta
  10. Nuovo canzoniere Partigiano – Festa d’aprile
  11. Bandabardò – Tre passi avanti
  12. Lo ZOO di Berlino con Franco Fabbri – Pontelandolfo
  13. Gang – Marenostro
  14. Luca Bassanese – Il bombarolo
  15. Loris Vescovo – Sigur
  16. Simona Boo – Estate ’89 (Una storia dal mare)
  17. Paolo Capodacqua – I nidi degli uccelli
  18. Od Fulmine con Davide Toffolo – La verità
  19. Dany Franchi – Wanna know
  20. Franti – Quando me ne andrò
  21. Massimo Zamboni – Fine
  22. Umberto Maria Giardini – Molteplici e riflessi
  23. Subsonica – Preso blu
  24. Kina – Sabbie mobili
  25. Wu Ming Contigent – Peter Norman
  26. Daniele Sepe e i Fratelli della Costa – Cazzimmao (Pesciolini & pesci a brodo)
  27. Caparezza – L’uomo che premette
  28. Luca ‘O Zulù Persico – Bella ciao
  29. Mauràs – Majorana
  30. Signor K feat. ‘O Zulù – Corre forte la locomotiva
  31. Assalti Frontali – Roma meticcia
  32. Putan Club – Sens la mort
  33. Cesare Basile – Nesima rodeo
  34. Lalli e Stefano Risso – Le colline spezzate

Si può richiedere la raccolta in 2CD, con offerta libera e responsabile a: Marco Sommariva

Il progetto sonoro F/ear this! intervista a Marco Pandin

F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear - yellow cover - copertina gialla

Ve li ricordate gli anni’80? Verso il 1986 e il 1987? In quel periodo c’era ancora lo scontro fra le due super potenze: gli U.S.A. e l’U.R.S.S. con lo spettro che accompagnava la corsa agli armamenti atomici. In Italia esisteva un modello di società meno libera: guidavano la democrazia cristiana e il partito socialista, gli anni di piombo erano appena trascorsi. Poco dopo accadde l’incidente nucleare a Chernobyl: “… un guasto terribile ad una centrale nucleare che distava da noi neanche un paio di giorni di viaggio: sembrava che i nostri incubi prendessero una qualche forma fisica…“. Un gruppo di giovani, fra Padova e Venezia, ebbe l’idea di mettere insieme, con il supporto e la collaborazione di amici musicisti, grafici e poeti sparsi un po’ ovunque, dei contributi collegati o collegabili ad un tema comune: la “paura”. Paura era un sentimento comune: “… facciamo qualcosa allora, cerchiamo di protestare, di alzare il volume. Cerchiamo di diffondere, di mobilitare, di passare la parola e condividere il senso di allarme. Eravamo un’accozzaglia di fanzinari e musicisti, ci siamo detti facciamo un disco …”. Marco Pandin, uno degli ideatori, ricorda così la scintilla che accese il doppio album del 1987 ” F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear “.

Quest’anno, finalmente, esce una riedizione in doppio CD e con libro, arricchita di brani e contenuti grafici in più. Musicalmente un doppio album molto interessante nella sua eterogeneità di stili musicali, drammaticamente attuale. I musicisti interpretano un sentimento così umano, raccontandolo in vari modi, tutti molto significativi e personali. Per me è stata una buona occasione per farmi raccontare da Marco la genesi di “F/ear this!” e le situazioni che lo crearono.

Domanda: Marco, per prima cosa, come stai ?

Risposta: Benone, per quanto possibile. Per fortuna mi piace leggere ed ascoltare musica, così le giornate in casa passano abbastanza velocemente. Ho dato una sistemata alla libreria e in mezzo al casino ho trovato dischi che neanche ricordavo di avere. Certo mi manca poter girare, ho promesso a un sacco di amici e compagni da Aosta a Bergamo a Perugia a Catania che andrò a trovarli appena finirà la peste.

D: Sei stato l’ideatore fra il 1986 e il 1987 del progetto grafico sonoro “F/Ear this!“, sbaglio o non nasce per caso?

R: La cosa da precisare subito è che non ero da solo: “F/Ear this!” è stato un lavoro collettivo, io ho soltanto messo insieme i pezzi.

D: Marco, il tuo recente passato era fatto di esperienze editoriali e discografiche indipendenti, “F/Ear this!” è un naturale proseguimento. Chi ti ha aiutato?

R: Tramite la fanzine Rockgarage col tempo avevamo messo in piedi un po’ di giro e preso contatti con altri ragazzi e gruppi attivi in città anche lontane da Venezia – ad esempio i Franti a Torino, i Diaframma a Firenze, gli Spleen Fix a Salerno. Siamo stati invitati dall’Arci ai primi Meeting delle etichette discografiche indipendenti a Firenze, dove s’è potuta incontrare parecchia gente anche di paesi stranieri, lo stand di Rockgarage era aperto e condiviso e attorno c’era sempre folla e casino. L’idea di fondo era sostenersi a vicenda, e questi intenti sono stati grossomodo mantenuti anche dopo la chiusura della fanzine. In questo caso specifico abbiamo provato a immaginare un progetto costruito attorno alla comune paura che si viveva dopo l’incidente di Chernobyl, paura che si veniva ad aggiungere all’inquinamento, all’AIDS, all’oppressione politica, agli euromissili. Ognuno ha contribuito come ha potuto e saputo fare. Abbiamo costituito un gruppo informale di individui e collettivi, fanzinari e musicisti, tutti pecore nere e tutti differenti come potevamo esserlo io e Giacomo Spazio, Franti e Detonazione, i Plasticost e la Trax. Al tempo era pratica diffusa raccogliere dei fondi tramite la musica, così abbiamo pensato di destinare il ricavato di “F/Ear this!” ad A/Rivista Anarchica perché da sempre in redazione avevano dimostrato nei nostri confronti – intendo noialtri fanzinari e varie bestie disperse – una certa simpatia ed apertura mentale senza trattarci come un fenomeno da baraccone.

D: Invece sono curioso di come siete riusciti a contattare tutti gli artisti, fra l’altro non solo italiani, visto che non c’era la posta elettronica o la rete Internet. Li conoscevi tutti?

R: Prima di internet c’era la posta tradizionale, c’erano il telefono e i fax, ci si incontrava di persona per strada, alle manifestazioni, ai raduni, ai concerti. Abbiamo fatto così – per passaparola. Non è stata affatto una cosa organizzata e pianificata, eppure direi che ha funzionato.

D: “F/Ear this!” non è solo una raccolta di canzoni e musiche ma vi sono opere grafiche e poesie, perché?

R: La musica dopo il Sessantotto è stata un collante sociale formidabile, noi siamo venuti dopo ma direi che è stato quello il nostro rumore di fondo – la controcultura hippy, il pacifismo, i poeti beat, le manifestazioni di protesta, Rock in Opposition, le canzoni di lotta. Nel mettere in piedi e soprattutto nel mantenere in piedi Rockgarage abbiamo avuto la fortuna di una mentalità aperta, nel senso che davvero non ce ne fregava assolutamente niente se uno suonava punk oppure dark oppure blues. A noi bastava suonare, bastava tirare fuori le parole e le canzoni da dentro senza doverci preoccupare della forma. Abbiamo organizzato dischi e concerti collettivi dove coesistevano sul vinile e sul palco generi espressivi distanti, Death in Venice e Funkwagen, Pitura Freska e Degada Saf per dire, e non è mai stato un problema per nessuno. Da ogni serata uscivamo tutti felici ed arricchiti, si montava il palco e si puliva la sala insieme, alla fine avanzava sempre abbastanza per una pizza e una birra insieme. Altrove non funzionava così, per dire al Virus di Milano suonavano solo gruppi punk perché in quell’aggregarsi milanese c’erano delle motivazioni differenti dalle nostre. Non avevamo un’identità da difendere, piuttosto ci si era accorti che dovevamo stare insieme per difenderci – in provincia la vita funzionava diversamente che nelle città grosse. Per tutto questo dentro a “F/Ear this!” c’è stato posto per chiunque avesse disegni da mostrare, parole da far leggere e canzoni o rumore da far ascoltare. Pensa che non abbiamo neanche scritto la lista dei partecipanti fuori in copertina.

F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear

D: Il gioco di parole contenuto nel titolo è tutt’ora d’impatto, come venne fuori?

R: Il titolo è frutto del genio di Vittore Baroni, che si è occupato anche della raccolta dei contributi grafici. Senti questo, e abbi paura di questo: facevamo sul serio senz’altro, ma ci piaceva divertirci.

D: Musicalmente vi sono gruppi di generi e stili differenti, eppure ascoltando “F/Ear this!” ho avuto l’impressione che tutto sia collegato.

R: C’è un sottofondo, sì. Non un filo rosso fisico e distinguibile, piuttosto un qualche cosa di rarefatto, come un’affinità di percezione che serpeggia fra le tracce. E’ stata la mia esperienza di fanzinaro, e ancora sono dell’idea che le varie etichette appiccicate sopra ai generi espressivi musicali siano un espediente per creare divisioni insormontabili fra ragazzi che invece naturalmente tenderebbero a cooperare.

D: Quale fu la tiratura dell’opera?

R: Abbiamo stampato 1200 copie su vinile e 500 cassette. Ad ogni doppio album era allegato un libretto, per le cassette ci si è arrangiati con fotocopie fatte di sfroso al lavoro perché non c’erano abbastanza soldi per pagare altri libretti alla tipografia.

D: Posso dire che la “paura” sembra non passare mai di moda…

R: Ogni tanto rifletto e mi viene da dire che abbiamo ristampato “F/Ear this!” nel momento più sbagliato. Però poi mi passa, e penso che sembra l’abbiamo fatto apposta.

D: Oggi, nel 2020 decidi di ristampare in un nuovo formato “F/Ear this!”. Noto che in questa edizione ci sono delle canzoni che non c’erano nel 1987.

R: Come dicevo prima allora si è lavorato di passaparola e i contatti con i partecipanti sono stati creati e mantenuti via posta tradizionale, adottando cioè una velocità di comunicazione che adesso viene considerata come inadeguata. Non ci si aspettava certo una risposta così voluminosa e complessa: all’inizio ci eravamo orientati su un album singolo, ma arrivavano sempre più contributi e si è arrivati ad un album doppio. Il problema è stato che a un certo punto avevamo quasi messo insieme le quattro facciate ma continuava ad arrivare roba. Parecchi nastri sono arrivati quando “F/Ear this!” era già stato pubblicato.

D: I dischi ora non sono facili da trovare, fra l’altro nei mercatini e in rete non costano poco.

R: A me sinceramente queste speculazioni non piacciono, così come non riesco proprio a comprendere come si possano spendere cifre assurde per un disco quando c’è tanta gente che fa fatica ad arrivare a fine mese. Sono un appassionato di musica, ogni tanto mi piace gironzolare per i negozi di vinile usato ma non arrivo a capire come si possa essere disposti a pagare che so quaranta-cinquanta euro per un vecchio disco… O cifre addirittura maggiori. Possedere, possedere, possedere: penso che si metta in moto dentro in testa un qualche meccanismo perverso, più che collezionisti mi sembrano degli accumulatori seriali, gente per cui la passione per la musica a un certo punto è diventata una nevrosi. Sono dell’idea che la musica vada distribuita e condivisa, non congelata in uno scaffale.

D: Oggi come avete pensato alla distribuzione? Anche nei canali della “musica liquida“?

R: Come ho già avuto modo di dire, stella*nera non è un’etichetta discografica. Le cose che facciamo non sono poste in vendita, quindi non avendo niente da vendere non abbiamo bisogno di affidarci ad un distributore commerciale. Inoltre, le nostre cose le offriamo in cambio di un’offerta libera e responsabile e ogni volta puntualizzo che offerta-libera-e-responsabile è diverso da un’elemosina. Anche grazie a spazi come questo riceviamo regolarmente parecchie richieste per lettera, e-mail, telefono e mandiamo pacchetti. Ogni tanto partecipiamo a qualche bookfair anarchico, oppure ci invitano a presentare i nostri lavori così la gente ha la possibilità di incontrarci. Delle copie delle cose che facciamo girano comunque anche in alcuni negozi di dischi e librerie, sono posti gestiti da persone amiche che nel tempo ci hanno sostenuto.

Copertina 2020 F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear

D: Mi piacerebbe conoscere qualche aneddoto sul materiale o sui contatti.

R: Grande parte del lavoro di digitalizzazione delle registrazioni è stata fatta da Marco Giaccaria, che ha uno studio casalingo ben attrezzato. Ero con lui quando abbiamo letto e registrato il master analogico originale, ad un primo esame le bobine si erano conservate abbastanza bene nonostante gli anni passati in cantina ed i ripetuti traslochi. Altre però erano purtroppo deteriorate e inutilizzabili, anzi alcune delle registrazioni che siamo riusciti a salvare sono la documentazione in tempo reale dell’ultimo scorrere del nastro sulla testina prima di sbriciolarsi. Le difficoltà di lettura hanno caratterizzato parecchio il contributo senza nome di Massimo Giacon e Mimì Colucci, e secondo me hanno aggiunto una certa drammaticità al pezzo dei 2+2=5, che non abbiamo poi tentato di ricostruire da vinile e abbiamo lasciato così. Purtroppo un bel po’ di roba, a volte neanche identificabile perché mancavano le indicazioni sulle scatole, è andata irrimediabilmente persa. L’idea di ristampare “F/Ear this!” è partita dal ritrovamento fortuito in garage di una cartellina finita dietro a uno scaffale, dentro c’erano le tavole originali di Vittore Baroni e il progetto di Franco Raffin di Rockgarage per la copertina – allora era stata scartata perché la vedevamo “un po’ troppo Joy Division”, si può essere più stupidi di così.

Collage di Annie Anxiety Crass F/ear this!

D: Per quanto riguarda la parte grafica mi piacciono molto i collage della poetessa Annie Anxiety del collettivo anarcopunk inglese dei Crass.

R: Avevo conosciuto Annie assolutamente per caso, pensa che neanche sapevo fosse lei. Ero stato con Gino Collelli degli Wops a Dial House per mostrare ai Crass le cose che facevamo e soprattutto per discutere del libro di traduzioni dei loro testi che poi ho pubblicato. Dopo una giornata passata a parlare principalmente con Phil, Penny e Gee, Gino ed io stavamo ritornando a piedi alla fermata della metropolitana quando a un certo punto accosta una macchina che ci offre un passaggio. Ho riconosciuto lei e il suo compagno (che era Pete Wright, bassista dei Crass) l’anno successivo durante un concerto a Nottingham. Ad Annie sarebbe piaciuto partecipare al convegno anarchico di Venezia, così ho organizzato una serie di date in giro per l’Italia press’a poco nello stesso periodo del convegno. In quei giorni abbiamo approfondito la nostra amicizia, così prima di ritornare a casa Annie mi ha regalato parecchi disegni suoi, collage, acquerelli, poesie scritte a mano e altre a macchina – al tempo avevo tradotto e raccolto un po’ di cose sue in un libretto che ho allegato ad una cassetta. Vittore ne ha utilizzato una parte per illustrare “F/Ear this!”.

D: La nuova edizione 2020 è sempre il frutto di un lavoro collettivo, vero?

Da qualche tempo stella*nera non è più un fatto personale, mi danno una mano alcuni compagni, gente che mi è sempre stata vicina in questi anni. Tra questi Dethector, Marco il pirata genovese, Miguel il montanaro, Franz nella zona rossa bergamasca. Abbiamo età e storie diverse, per questa ragione le nostre discussioni attorno ai progetti tendono ad incendiarsi. E’ bellissimo. Mi piace lavorare da solo, e l’ho fatto per tanto tempo, ma così in compagnia c’è senz’altro più gusto. Di recente abbiamo collaborato con Stefano Gentile di Silentes: questo per me è stato un avvicinarsi fortunato e felice, ci conosciamo dai tempi di Rockgarage – lui e suo fratello erano degli Hyxteria, uno dei primissimi gruppi punk veneti, e mandavano avanti la fanzine Nashville Skyline.

Per ricevere “F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear” potete rivolgervi a:

stella*nera oppure a Dethector oppure a Silentes

2+2=5 – Guang Zhou
Two Tone – Sometimes Timid / My Womb
Jane Dolman e Pete Wright – Fishes In Water
Giorgio Cantoni – Un anno nelle favelas

Per ricevere “F/ear this! A Collection Of Unheard Music, Unseen Images and Unwritten Words Inspired By Fear” potete rivolgervi a:

Franti 2016 situazione non classificata

Franti, riprendendo quelle situazioni …

Talvolta parlando con amici e conoscenti ci si chiede … e i Franti? Chi per curiosità, chi per amicizia ma soprattutto per chi l’esperienza lasciata dal collettivo musicale torinese era ed è rimasta importante.

Pur non amando le classificazioni, i Franti si autodefinirono una hardcore folk band.

Lalli, Stefano Giaccone e gli altri componenti dei Franti hanno continuato da soli o a volte incrociandosi ma troppo forte è la memoria musicale dei Franti lasciata a molto di noi, sulla società, sul lavoro, sul rapportarsi con gli altri. Tutto nasceva dalla loro musica per raggiungere chi aveva o ha il desiderio di non essere assimilato a una persona non pensante. Una delle loro caratteristiche fu di attenersi alla completa autogestione: dischi, cassette audio e concerti con la loro supervisione.

La non etichetta stella*nera di Marco Pandin ristabilisce un contatto con l’opera dei Franti, ristampando i 3 CD di “Non Classificato” e l’album di Stefano Dellifranti “Non un uomo né un soldo …”, entrambi esauriti da tempo. L’edizione del 2015 contiene i tre album e un libro ricco ricco di materiali sui Franti. Entrambe le edizioni sono state curate personalmente da Marco Pandin con Ettore Valmassoi e l’approvazione dei membri del gruppo torinese.

Dopo aver avuto fra le mani queste ristampe, ho voluto parlarne con Marco.

Domanda: Da dove nascono registrazioni de “Non un uomo né un soldo …”?
Risposta: Si era nel gennaio e febbraio 1991, prima guerra del Golfo, alla fine dell’escalation di eventi che avevano portato all’operazione Desert Storm. Stefano Giaccone, Lalli e Toni Ciavarra avevano raccolto una manciata di canzoni per dire ancora una volta no alla guerra. Sono bastate poche ore, buona la prima. Ne era stata fatta una cassetta a nome Stefano Dellifranti (+ Lalli e Toni), titolo “Non un uomo né un soldo”, messa in circolazione in poche copie di fattura casalinga, invitando a copiare e diffondere. Un messaggio in bottiglia, come si fa da sempre, affidato al mare con la speranza che non arrivi sulla spiaggia sbagliata.

→ Prosegui la lettura di Franti 2016 situazione non classificata

Stefano Dellifranti alias Stafano Giaccone

Stefano Dellifranti + Lalli e Toni Ciavarra Stefano Giaccone

Non un uomo né un soldo …” di Stefano Dellifranti esce in ristampa su CD-r, dal nastro realizzato nel 1991, ormai introvabile.
Si tratta di una delle diramazioni di Stefano Giaccone, alias Stefano Dellifranti.
Nella ristampa ho scoperto che oltre a Stefano vi sono i contributi strumentali e vocali di Lalli e Toni Ciavarra.

Il CD-r uscirà il 24 settembre e se sarete a Milano lo troverete al Liber Salone.

Riferimenti:
  • Il CD-r non è distribuito commercialmente, si può richiedere a stella*nera oppure a Dethector in cambio di un’offerta libera/consapevole.

La mia non classifica musicale del 2015

La mia non classifica 2015 musicale

I dischi del 2015 che ho trovato più interessanti sono di autrici e interpreti femminili, voci molto personali, suggestive e affascinanti.
Si devono ascoltare di più le Donne? Chissà …
Il regalo natalizio è stato il secondo album della Contrada Lorì.
Durante il 2015 ho visto molti concerti, tutti molto piacevoli non solo per la musica ma per le belle situazioni di amicizia.
Ecco tutto quello che ha attraversato musicalmente le mie orecchie e la testa nel 2015.

Contrada Lorì “Eviva il mar”

La Contrada Lorì è il gruppo che ho e abbiamo visto di più dal vivo, d’accordo sono di Verona quindi è facile, però come non si fa a non essere presenti a un loro concerto?
Ogni volta una festa, fra allegria e ironia, che coinvolge il Loro pubblico sempre con una simpatia contagiosa. I musicisti veronesi possono esserci tutti o in parte, una formazione variabile che ci regala, come dice Marco, il Concertone! A fine 2015 è uscito il nuovo album Eviva il mar.
Provo a dare una definizione? Post folk moderno veronese di ricerca da osteria. Bravissimi.

Föllakzoid “III”

È stata la colonna sonora principale della nostra compagnia musicale! Visti dal vivo a Verona al Canarin, i ragazzi venuti dal Cile ci hanno introdotti vorticosamente nel loro space rock psichedelico … È Föllakzoid … Incidono per l’etichetta discografica Sacred Bones Records, una scoperta sorprendente.

Franti “Non classificato” 2015

Rispetto all’edizione precedente Marco Pandin di stella*nera ha aggiunto molto materiale sui Franti: volantini, interviste, scritti ecc. Un ottima occasione per approfondire o scoprire il collettivo musicale torinese di Lalli, Stefano Giaccone e soci.

→ Prosegui la lettura di La mia non classifica musicale del 2015

Franti Non classificato edizione 2015

Franti Non classificato 2015 risquardi CD3 stella*nera stella *neraFinalmente stella*nera ha pubblicato una nuova edizione di Non classificato dei Franti, una delle più importanti band dell’underground italiano degli anni’80. I Franti si crearono uno stile proprio e ben riconoscibile nei testi e nella musica, mescolando le carte dei generi musicali: jazz, punk, new wave, blues, sperimentazione …
Parole e musica si fondevano nella loro vita, nel raccontare storie vere, raccolte fra la gente, in strada, in periferia, in fabbrica. Interpretando chi non voleva essere appiattito dalla società, ma essere una testa pensante e parlante.

Proprio come i Crass, i Franti erano anarcopunk nell’animo e quindi non scelsero delle vie facili per proporre la loro musica. L’idea di “prodotto musicale” dei Franti era di far nascere un qualcosa per confrontarsi con l’ascoltatore.
Lalli, Stefano Giaccone, Vanni Picciuolo, Massimo D’Ambrosio, Marco Ciari e gli altri compagni di musica non hanno aderito a movimenti musicali degli anni ’80. Hanno sempre creduto nell’idea dell’auto produzione (do it yourself): produrre i dischi, organizzare i concerti tramite una rete di conoscenze e passaparola … ecco come cresceva il loro pubblico.
I concerti creavano atmosfere molto coinvolgenti e profonde con gli ascoltatori, la musica ti si appiccicava addosso perché noi eravamo loro e loro noi.

→ Prosegui la lettura di Franti Non classificato edizione 2015