Adriano Celentano – Il ragazzo della via Gluck

Il ragazzo della Via Gluck Celetano

Il ragazzo di questa celebre canzone della metà degli anni ’60 del secolo scorso canta, con nostalgia, di una via circondata dall’erba, ma che ora è sommersa dal grigio cemento degli edifici.
Sono passati decenni da questa canzone di protesta eppure il suo significato resta ancora valido: si può dire che sia stata “profetica“. Ora si parla di consumo di territorio, di lottizzazioni ai limiti, oltre ogni normativa edilizia. Capita spesso che in alternativa al recupero di edifici già esistenti ma in disuso, si preferisca creare nuovi agglomerati da edificare.
La canzone rientra di fatto nelle folk songs di protesta: suonata con accompagnamento di chitarra acustica per enfatizzare il testo cantato.
La chiusa finale ha un interrogativo semplice ma diretto: perché “non lasciano l’erba?“. Fa riflettere.

 

 

Questa è la storia
di uno di noi
anche lui nato per caso in Via Gluck
in una casa fuori città
gente tranquilla che lavorava.

Là dove c’era l’erba ora c’è
una città
e quella casa
in mezzo al verde ormai
dove sarà?

Questo ragazzo della Via Gluck
si divertiva a giocare con me
ma un giorno disse
“Vado in città”
e lo diceva mentre piangeva
io gli domando, “Amico
non sei contento?
Vai finalmente a stare in città
là troverai le cose che non hai avuto qui
potrai lavarti in casa senza andar
giù nel cortile”.

“Mio caro amico”, disse
“qui sono nato,
e in questa strada
ora lascio il mio cuore.
Ma come fai a non capire
ch’è una fortuna per voi che restate
a piedi nudi a giocare nei prati
mentre là in centro respiro il cemento.
Ma verrà un giorno che ritornerò
ancora qui
e sentirò l’amico treno
che fischia così
wa wa!”.

Passano gli anni
ma otto son lunghi
però quel ragazzo ne ha fatta di strada
ma non si scorda la sua prima casa
ora coi soldi lui può comperarla.

Torna e non trova gli amici che aveva
solo case su case
catrame e cemento.
Là dove c’era l’erba ora c’è
una città
e quella casa in mezzo al verde ormai
dove sarà?

Eh ya ya ya
Eeh
non so, non so
perché continuano
a costruire le case
e non lasciano l’erba
non lasciano l’erba
non lasciano l’erba
non lasciano l’erba

Eh no
se andiamo avanti così
chissà
come si farà,
chissà…

 

Riferimenti
  • Parole di Luciano Beretta e Miki Del Prete. Musica di Adriano Celentano e Detto Mariano
  • La canzone fu presentata al festival di Sanremo del 1966, eliminata al primo turno
  • Scritto e pubblicato per Riusa: il portale dell’economia circolare

Franco Battiato – Sarcofagia

Sarcofagia da Ferro battuto di Franco Battiato

La musica dance ed elettronica di questa canzone ci porta verso il testo del filosofo greco Plutarco attualizzato ai giorni nostri: la sofferenza degli animali mangiati dall’uomo.

La musica insiste martellante con un tono apparentemente allegro, ma che progressivamente scopriamo essere in realtà un invito a riflettere sul cibarsi della carne degli animali. La canzone pone gli interrogativi: “l’uomo ha un po’ di sensibilità? Prova dei sentimenti di ribrezzo verso questo modo di alimentarsi?“.
Essa denuncia il dolore provato da questi poveri esseri viventi. Però se si riflette c’è anche l’impatto ambientale degli allevamenti moderni: per farli funzionare bene occorrono e vengono consumate enormi quantità d’acqua. Gli allevamenti producono liquami i cui scarichi inquinano le falde acquifere. Essi possono essere assimilati a catene di montaggio per allevare in modo innaturale con farmaci di vario tipo, bovini, maiali o pollame da uccidere per farne poi assaporare la carne. Ma “non ripugna il gusto, berne gli umori e il sangue?”.

Sarcofagia
Fu nefasta e temibile l’età del tempo
Di profonda e irrimediabile povertà
Quando ancora non si distingueva l’aurora dal tramonto
Quando l’aria della prima origine mischiata a torbida
E instabile umidità al fuoco ed alla furia dei venti
Celava il cielo e gli astri
Come può la vista sopportare l’uccisione di esseri
Che vengono sgozzati e fatti a pezzi
Non ripugna il gusto berne gli umori e il sangue
Le carni agli spiedi crude
E c’era come un suono di vacche
Non è mostruoso desiderare di cibarsi
Di un essere che ancora emette suoni
Sopravvivono i riti di sarcofagia e cannibalismo.

Riferimenti
  • Sarcofagia è un testo di Manlio Sgalambro da Plutarco (scrittore e filosofo, Cheronea, 46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127 d.C), musica di Franco Battiato
  • La canzone è tratta dall’album Ferro Battuto (2001)
  • Scritto e pubblicato per Riusa: il portale dell’economia circolare

Talking Heads – Niente altro che fiori

Una favola – canzone che con paradossale ironia racconta di come il protagonista, uomo moderno, vorrebbe tornare ad uno stile di vita consumistico. Una decrescita al contrario? Il protagonista agognava ad una vita più semplice, immersa nella natura, ovvero una sorta di paradiso terrestre. Bene, ci è riuscito, è circondato da ambiente lussureggiante, dove non ci sono altro che fiori, bello no?
Eppure man mano che si trova in certi luoghi, desidera ritrovare situazioni caotiche o gustare dei prodotti poco sani per la salute. Sebbene la natura abbia preso il sopravvento il nostro uomo moderno rivuole quello che non ha più, perché non vuole riconoscere la vittoria della natura, sebbene il suo desiderio originale fosse quello di un qualcosa di più vicino ad un ambiente più immerso nella natura.

(Notihng but) The FlowesOrmai non c'é altro che fiori
Here we stand
Like an Adam and an Eve
Waterfalls
The Garden of Eden
Two fools in love
So beautiful and strong
The birds in the trees
Are smiling upon them
From the age of the dinosaurs
Cars have run on gasoline
Where, where have they gone?
Now, it's nothing but flowers

There was a factory
Now there are mountains and rivers
You got it, you got it
We caught a rattlesnake
Now we got something for dinner
We got it, we got it
There was a shopping mall
Now it's all covered with flowers
You've got it, you've got it
If this is paradise
I wish I had a lawnmower
You've got it, you've got it

Years ago
I was an angry young man
And I'd pretend
That I was a billboard
Standing tall
By the side of the road
I fell in love
With a beautiful highway
This used to be real estate
Now it's only fields and trees
Where, where is the town
Now, it's nothing but flowers
The highways and cars
Were sacrificed for agriculture
I thought that we'd start over
But I guess I was wrong

Once there were parking lots
Now it's a peaceful oasis
You've got it, you've got it
This was a Pizza Hut
Now it's all covered with daisies
You got it, you got it
I miss the honky tonks,
Dairy Queens, and 7-Elevens
You got it, you got it
And as things fell apart
Nobody paid much attention
You got it, you got it

I dream of cherry pies,
Candy bars, and chocolate chip cookies
You got it, you got it
We used to microwave
Now we just eat nuts and berries
You got it, you got it
This was a discount store,
Now it's turned into a cornfield
You've got it, you've got it
Don't leave me stranded here
I can't get used to this lifestyle
Eccoci qui
Come un Adamo e un'Eva
Cascate
Il giardino dell'Eden
Due innamorati sciocchi
Così belli e forti
Gli uccelli sugli alberi
Sopra loro sorridono
Dall’età dei dinosauri
Le macchine andavano a benzina
Dove sono finite?
Ormai non c'é altro che fiori

C'era una fabbrica
Ora montagne e fiumi
PUOI DIRLO, puoi DIRLO
Catturo un serpente a sonagli
Ora abbiamo la cena
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
C'era un supermercato
Ora é coperto di fiori
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
Se questo è il paradiso
Vorrei una falciatrice
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO

Anni fa
Ero un giovane arrabbiato
Pretendevo
D'essere un cartellone
Levato alto
A fianco della strada
M'innamorai
D'una bella autostrada
Questa era area fabbricabile
Ora è solo campo e alberi
Dov'é finita la città?
Ora non c'é altro che Fiori
Strade e automobili
Sacrificate all’ agricoltura
Pensavo dovessimo ricominciare
Temo d'essermi sbagliato

Un tempo erano parcheggi
Ora é un'oasi di pace
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
C'era una pizzeria
Ora é coperta di margherite
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
Mi mancano gli honky tonk,
Gli yogurt e le bibite
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
E quando tutto cadde a pezzi
Nessuno ci fece caso
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO

Sogno torte di frutta,
Canditi e biscotti al cioccolato
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
Abituati al microonde
Ora mangiamo bacche e noci
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
Questo era un negozio occasioni,
Ora é un campo di granturco
PUOI DIRLO, PUOI DIRLO
Non lasciatemi qui
Non so abituarmi a questa vita

Riferimenti
  • La canzone (Nothing but) Flowers fa parte dell’album Naked (1988), testo di David Byrne, musica dei Talking Heads
  • La traduzione è tratta dal libro David Byrne & Talking Heads (tutti i testi 1975 – 1994), a cura di Paolo Bertrando, Arcana Editrice, 1994
  • Scritto e pubblicato per Riusa: il portale dell’economia circolare

I Sepultura per Cubatão, Brasile

Cubatão è un polo industriale circondato dalla foresta amazzonica e vicino all’oceano Atlantico: potrebbe essere un luogo suggestivo, ma purtroppo non lo è affatto. La città nacque negli anni ’50 del secolo scorso: la vicinanza strategica al porto commerciale di Santos attirò ingenti capitali che investirono in questi luoghi per costruirvi imponenti fabbriche. Nel corso dei decenni, il sito industriale si è sviluppato senza nessun controllo sulle emissioni inquinanti delle industrie, creando un ambiente altamente tossico, sia per gli adulti che per i bambini: i neonati nascevano infatti con malformazioni e malattie dovute all’inquinamento atmosferico.

Oltre alle denunce di medici e organizzazioni ambientaliste, si è aggiunta la canzone Biotech is Godzilla del gruppo brasiliano dei Sepultura. Il brano musicalmente scorre impetuoso e potente, mentre il cantante racconta con rabbia la situazione drammatica in cui versano gli abitanti di Cubatão. Si va oltre metaforicamente: le tecnologie e “le cose” prodotte a Cubatão generano un mostro completamente fuori controllo. Il tutto senza alcun rimorso da parte delle aziende che hanno interessi in quel luogo.

Cubatão si trova nello stato di San Paolo in Brasile ed è stata soprannominata la “valle della morte“.

BioTech is GodzillaLa Biotecnologia è Godzilla
Rio Summit, ’92
Street people kidnapped
Hid from view
“To save the earth”
Our rulers met
Some had other secret plans

No… No… No… No…

Biotech
Biotech
Biotech
Say what?

Strip-mine the Amazon
Of cells of life itself
Gold rush for genes is on
Natives get nothing

Biotech
Biotech
Biotech is Godzilla

Mutations cooked in labs
Money-mad experiments
New food + medicine?
New germs + accidents!

Like Cubatao
“World’s most polluted town”
Air melts your face
Deformed children all around

Bio-technology
Ain’t what’s so bad
Like all technology
It’s in the wrong hands

Cut-throat corporations
Don’t give a damn
When lots of people die
From what they’ve made

Biotech
Biotech
Biotech is A.I.D.S.?

Stop!!!
Summit a Rio, ‘92
Genti di strada rapite
Celate da sguardi indiscreti
Per salvare la terra
I nostri governanti si sono incontrati
Alcuni avevano altri loschi piani segreti

No! No! No! No!

Biotecnologia
Biotecnologia
Biotecnologia…
Cos’hai detto?

L’Amazzonia come miniera a cielo aperto
Di cellule della sua stessa vita
Oro s’accumula per i geni che sono accettabili
Niente viene donato ai Nativi

Biotecnologia
Biotecnologia
Biotecnologia è Godzilla

Mutazioni cucinate nei laboratori
Denaro per folli esperimenti
Nuove fonti di sostentamento e farmaci?
Nuovi batteri e morbi!

Come Cubatão
la metropoli più inquinata al mondo
L’aria scioglie la vostra faccia
Tutt’intorno bambini deformati

Le biotecnologie
Non sono così male
Come ogni tecnologia
Essa è finita nelle mani sbagliate

Tagliate la gola alle corporazioni
Fate che non ve ne freghi un accidente
Quando muoiono un sacco di persone
Per ciò ch’essi hanno fatto

Biotecnologia
Biotecnologia
Biotecnologia è A.I.D.S.?

Fermi!!!

Riferimenti
  • La traduzione della canzone BioTech is Godzilla dei Sepultura è tratta da Canzoni Metal
  • La canzone BioTech is Godzilla fa parte dell’album Chaos A.D. del 1993 e ha partecipato alla composizione del testo Jello Biafra, l’ex frontman radicale dei Dead Kennedys
  • Scritto e pubblicato per Riusa: il portale dell’economia circolare

Meat is murder – The Smiths

Giovenca
La canzone inizia con i gemiti di una giovenca e con una melodia lenta.
La voce del cantante per tutto il brano è compassata quasi a dire: riflettete su quali sofferenze debbano subire queste povere creature. Il cantante Morrissey ha fatto la scelta di essere vegetariano molto tempo fa e in questo brano con toni pacati ma parole dure “death for no reason is murder” manda un messaggio a coloro che invece continuano a far uccidere brutalmente gli animali per assaporarne la carne.

Meat is MurderLa carne è assassinio
Heifer whines could be human cries
Closer comes the screaming knife
This beautiful creature must die
This beautiful creature must die
A death for no reason
And death for no reason is MURDER
And the flesh you so fancifully fry
Is not succulent, tasty or nice
It’s death for no reason
And death for no reason is MURDER
And the calf that you carve with a smile
Is MURDER
And the turkey you festively slice
Is MURDER
Do you know how animals die?
Kitchen aromas aren’t very homely
It’s not “comforting”, “cheery” or kind
It’s sizzling blood and the unholy stench
Of MURDER
It’s not “natural”, “normal” or kind
The flesh you so fancifully fry
The meat in your mouth
As you savour the flavour
Of MURDER
NO, NO, NO, IT’S MURDER
NO, NO, NO, IT’S MURDER
Who hears when animals cry?
Lamenti di giovenca come grida umane
Il coltello si avvicina sibilando
Questa meravigliosa creatura deve morire
Questa meravigliosa creatura deve morire
Una morte senza motivo
E la morte senza motivo è ASSASSINIO
La carne che cucinate così fantasiosamente
Non è succulenta, gustosa o raffinata
E’ morte senza motivo
E la morte senza motivo è ASSASSINIO
Il vitello che affettate sorridendo
E’ ASSASSINIO
E il tacchino che tagliate allegramente
E’ ASSASSINIO
Sapete come muoiono gli animali?
Gli aromi di cucina non sono così innocui
Non è “salutare”, “allietante” o misericordioso
E’ sangue che frigge e maledetto puzzo
Di ASSASSINIO
Non è “naturale”, “normale” o misericordioso
La carne che cucinate così fantasiosamente
La carne nella vostra bocca
Mentre ne assaporate il gusto
Di ASSASSINIO
NO, NO, NO, E’ ASSASSINIO
NO, NO, NO, E’ ASSASSINIO
Chi ascolta quando gli animali gridano?
Riferimenti

Ci vorrebbe un fiore anzi no … – Gianni Rodari e Sergio Endrigo

Chi non si ricorda questa splendida canzone per bambini? Probabilmente, molte persone non hanno inteso il significato importante e semplice del testo scritto da Gianni Rodari, musicato da Sergio Endrigo ed arrangiato da Luis Bacalov.
La canzone descrive il ciclo di vita di un “qualcosa” che è un tutt’uno con l’ambiente: che sia un fiore, un albero, un monte o la Terra. Tutti siamo sullo stesso pianeta, respiriamo la stessa aria, beviamo la stessa acqua eppure non ci rendiamo conto degli impatti ambientali ad esempio dei prodotti industriali.
Pensiamo alle persone degli Stati Uniti d’America, hanno eletto un presidente che dalle sue azioni non sembra molto amico della Terra. Donald Trump ha nominato a capo dell’Agenzia a protezione dell’ambiente un negazionista del cambiamento climatico.

Rodari ci dice fra le righe di giocare con la fantasia e allora giochiamo: la fantasia al potere o contro il Potere.

Immaginiamo di prendere questa canzone e di cantarla in tutte le lingue della Terra.
Registriamola e spediamola a tutti gli abitanti del pianeta ma sopratutto ai “Grandi” governanti del mondo.
Facciamola sentire una volta, due volte, tre volte … e chissà che potrebbe accadrebbe?
Ci vorrebbe un fiore … anzi no, ci vuole un fiore per fare tutto!

Ci vuole un fiore
Le cose di ogni giorno
raccontano segreti
a chi le sa guardare
ed ascoltare.

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l’albero
per fare l’albero
ci vuole il seme
per fare il seme
ci vuole il frutto
per fare il frutto
ci vuole un fiore
ci vuole un fiore,
ci vuole un fiore,
per fare un tavolo
ci vuole un fio-o-re.

Per fare un fiore
ci vuole un ramo
per fare il ramo
ci vuole l’albero

per fare l’albero
ci vuole il bosco
per fare il bosco
ci vuole il monte
per fare il monte
ci vuol la terra
per far la terra
ci vuole un fiore
per fare tutto
ci vuole un fio-o-re.

Per fare un tavolo
ci vuole il legno
per fare il legno
ci vuole l’albero
per fare l’albero
ci vuole il seme
per fare il seme
ci vuole il frutto
per fare il frutto
ci vuole il fiore
ci vuole il fiore,
ci vuole il fiore,
per fare tutto
ci vuole un fio-o-re.

Insomma è una canzone per bimbi, ma di fatto è un esempio di economia circolare ante litteram, a opera di un trio di artisti ingiustamente dimenticati.

Riferimenti

Canzone contro la natura – The Zen Circus

Un titolo che ti spara in faccia la rivolta inesorabilmente della natura.
Sono anni che il pianeta Terra ci sta mandando segnali sul suo stato e sulla sua ribellione, che testardamente non vogliamo vedere.
C’è chi si ostina a negare i cambiamenti climatici, che causano lo scioglimento dei ghiacciai e dei poli, mentre aumenta l’inquinamento che innesca la forza bruta della natura, come i cicloni.
Sulla Terra siamo l’unica specie senziente che odia i suoi simili, che distrugge i propri territori, sia vicini o lontani.
Ci vogliamo contrapporre al pianeta con tutta la conoscenza accumulata e la tecnologia creata, ma la natura sembra proprio fregarsene, continua a sfidarci e sotto sotto ride perché noi stessi siamo parte di lei.
Ecco la sua vendetta … eppure noi uomini continuiamo imperterriti a non avere rispetto per l’ambiente ovvero la natura.

The Zen Circus sono una band pisana di punk rock e con uno stile irriverente, tipicamente toscano, ci cantano a brutto muso la Canzone contro la natura.

→ Prosegui la lettura di Canzone contro la natura – The Zen Circus

Salviamo il nostro mare

Promontorio del Conero, mare Adriatico

Promontorio del Conero nelle Marche, mare Adriatico.

Prendo la staffetta del Salviamo il nostro mare da Giuliana.

Il fatto futuribile che entro il 2050 negli oceani vi sarà più plastica che pesci, è drammatico.

Se pensiamo che metà della plastica la usiamo solo una volta, è vergognoso.


Tra pochi giorni i governi di tutto il mondo si incontreranno e potrebbero fermare la marea di plastica, prendendosi l’impegno epocale di ripulire gli oceani. La pressione pubblica ha già obbligato l’Indonesia, secondo più grande produttore di rifiuti plastici, a impegnarsi a ridurli del 70%! Ora dobbiamo fermare anche gli altri.

Se arriveremo a un milione di firme per questo appello globale, il direttore del programma ONU per l’ambiente annuncerà la nostra campagna davanti a tutti i governi mondiali e lavorerà con noi per arrivare al divieto della plastica usa-e-getta e a far respirare di nuovo il mare. Firma ora.

 

La zucca anarchica

la zucca anarchica
Alcuni amici del Sommagas hanno un piccolo orto collettivo e quest’anno è cresciuta una zucca gigante.

La zucca è cresciuta libera e senza regole imposte.

La si può ammirare allo spaccio di Faccio Bio a Sommacampagna (VR).

Coltivare in modo eco compatibile oggi è possibile

Pesticidi Agricoltura Ecocompatibile SommaGas Convegno 28 02 2015 locandinaGli amici del SommaGas presenteranno il convegno Verso un’Agricoltura Ecocompatibile il 28 febbraio 2015 alle ore 9,30 a Custoza (VR).

Fa molto piacere, perché dopo il successo dell’incontro del 17 gennaio a Sommacampagna, a cui hanno partecipato circa 200 persone, ora il SommaGas e Aveprobi inviteranno agronomi, agricoltori, periti ed addetti ai lavori ad un incontro tecnico di approfondimento,  presso la cantina di Custoza (VR).

L’incontro, dalle 9.30 alle 13, sarà guidato dall’esperienza di agronomi provenienti dal Friuli, (Giovanni Bigot) e dal Veneto (Renzo Lovato, Arnaldo Fazzini). Il convegno sarà aperto dal prof. Gianni Tamino, biologo.
Il convegno vale come credito formativo per i Periti Agrari.

Saranno illustrate le tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale usate in agricoltura biologica su vite e kiwi.
Ognuna di queste colture richiede un metodo diverso anche se il principio su cui si basano è unico e si chiama rispetto per l’ambiente, protezione della biodiversità, difesa della salute degli operatori e dei consumatori. Questi obiettivi oggi sono alla portata di chiunque sia disposto prima di tutto ad informarsi. Questo convegno mostra la concretezza di queste tecniche di coltivazione attraverso esperienze ormai trentennali, arricchite ed aggiornate dagli apporti delle ricerche, esperienze e tecnologie più recenti.

Scarica la locandina del convegno.